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di Carmelo Micalizzi
TOPONOMASTICA “STORICA” DI MESSINA
CASTELLAMMARE
DARSENA
CASTELLAMMARE – Via; Da via Garibaldi a piazza Catalani.
Il toponimo è riferito alla brevissima via che dal corso Garibaldi conduce alla piazza Catalani. Placido Samperi, a proposito dell’antico tempio dell’Annunziata de’ Catalani, ricorda che il sacro edificio “Confinava con l’antichissima fortezza della Città, chiamata di Castello à mar, vicino alla porta della marina, della quale si veggono al presente alcuni pochi vestigi degli archi, ne’ secoli dei Gentili il tempio di Nettuno, ò come altri vogliono, di Venere […]”. Il fortilizio era attiguo al tempio dedicato a Santa Maria Annunziata, cappella palatina dei re normanni, oratorius palacii, oratorio di un palazzo che è di trasparente riferimento a Castellammare.
Maria Amalia Mastelloni ha condotto una elaborata ricerca, che dimostra le evidenze urbanistiche, topografiche e storiche del kastron, castello prossimo all’antica Darsena [vedi avanti] dei romani strutturata in una piccola cala naturale. È Ugo Falcando che nel Liber del Regno di Siciliae accenna all’esistenza nella città arabo-normanna di due castelli, il palaion kastron e il neon kastron, il nuovo castello. Quest’ultimo identifica il palazzo reale ruggeriano fondato (o restaurato) nel primo decennio del XII secolo.
Il palaion kastron, antico castello, o castellus vetus, di fondazione molto più antica, è definito invece Castellammare, con palese riferimento alla immediatezza del porto, pertanto distinto da un terzo fortilizio insistente nella immediata area paraurbana, collinare, da identificare con l’arcaica fortificazione dell’acrocoro cittadino, Matagrifone-Roccaguelfonia, menzionato da Polibio, restaurato e abitato da Riccardo II d’Inghilterra, durante la sua permanenza a Messina nell’inverno del 1190-’91, e dallo stesso sovrano poi diroccato, in accordo con Tancredi re di Sicilia, prima della partenza per la Terra Santa nel percorso della cosiddetta III Crociata.
DARSENA – Via; da via I Settembre a via Vittorio Emanuele II.
È forse Dàrsena l’unico toponimo di origine araba sopravvissuto all’interno del perimetro urbano e immediatamente paraurbano della città. Il Pianigiani spiega come la voce, in vernacolo tirzanà, derivi dall’arabo DARCANAH, composto da DAR, nel significato di casa, e CANAH (o SENAA) nel significato di fabbricazione, costruzione, ovvero casa o luogo della costruzione. Similmente arsenale, prende anch’esso origine da DARCANAH con aferèsi per caduta della d iniziale.
L’Arsenale, conforme pertanto al greco Nauloco, e al Navalium dei romani, luogo attrezzato per la costruzione e la riparazione delle navi militari, sorgeva anticamente in Messina, in un’area compresa tra la chiesa della SS. Annunziata dei Catalani [vedi sopra] e il Palazzo Reale, coincidente, grossomodo, all’attuale sede centrale del Banco di Sicilia (Unicredit) e adiacente a quella che fu, fino in epoca basso medievale, alla foce della fiumara Portalegni. Tale area era caratterizzata dalla presenza di una cala naturale, poi progressivamente insabbiatasi per il secolare deposito dei detriti alluvionali del vicino torrente e della sabbia apportata dal flusso delle correnti marine all’interno della ‘falce’ del porto. Il nome Dàrsena, derivata dalle varianti linguistiche Darsanatus, Tarsianatus, Tarsanà, Tarzana, Arzanà, Tarzanà, e anche Terzanà, è attribuito, oltre al sopradescritto piazzale, anche alla adiacente via e, in antico, alla prospiciente porta della cinta muraria del porto, poi chiamata anche dell’Annunciata. Può infine suscitare curiosità apprendere come Giuseppe Bonfiglio4, con disinvolta approssimazione, riferisca la derivazione di Arsenale da Arx Senatus.
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