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“Il diritto alla salute a 40 anni dall’istituzione del S.S.N.” è il titolo del Convegno metropolitano messinese che si terrà nell’Auditorium dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Messina, il 19 novembre 2019 alle ore 17,00.
Condurranno il Presidente dell’Ordine Dott. Giacomo Caudo e il Medico giornalista Dott. Giuseppe Ruggeri. Dopo la relazione introduttiva del Prof. Antonino Arcoraci Presidente regionale FEDERSPeV e Presidente della Sezione di Messina, discuteranno il problema la Dott.ssa Alessandra Calafiore Assessore alle politiche sociali e alla salute di Messina, il Dott. Paolo La Paglia Direttore generale A.S.P. Messina e il Dott. Giovani Frazzica Coordinatore del Tribunale dei diritti del malato Messina. Trarrà le conclusioni la Dott.ssa Anna Maria Tarantino Past-presidente di FIDAPA Messina.
Si partirà dal concetto di SALUTE che nel 1946, L’OMS definiva stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia e che oggi, nella logica dell’allungamento della vita, ha aggiornato a: capacità di adattamento e di auto-gestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive.
Si sottolineerà che la SALUTE, in Italia è un diritto inalienabile tutelato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (Helsinki 1948) e dall’Articolo 32 della Costituzione che considera la salute fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività a cui vanno garantite anche le cure se indigenti.
Si domanderà se a 40 anni da quel 23 Dicembre 1978 in cui – Presidente della Camera Pietro Ingrao, Ministro della Sanità Tina Anselmi – è stata votata la Legge 833/1978, la Riforma sanitaria sia ancora rispondente ai principi su cui è stata poggiata.
Il nostro Servizio Sanitario Nazionale, sulla linea di quello britannico, in questi suoi 40 anni, ha assicurato e ancora assicura l’assistenza a tutti gli italiani, indipendentemente dalle loro condizioni economiche. I principi su cui si basa sono: universalità, uguaglianza, equità.
Ma questo servizio che l’OMS, nella sua classifica mondiale, nel 1997 metteva al primo posto, nel 2000 viene spostato al secondo mostrando che il sistema cominciava a vacillare.
Lo aveva predetto Il Dott. Giuseppe Pracanica, oggi presidente regionale di Cittadinanza attiva, allora componente della Direzione Regionale della DC e dirigente provinciale dell’Ufficio Sanità. Sin dall’inizio, ne aveva previsto la difficoltà. In una intervista rilasciata nel 1979, a una Tv locale, ha detto: La legge approvata dal Parlamento non è un punto di arrivo, è soltanto una legge cornice, che per essere attuata, abbisogna di numerosi interventi legislativi, sia da parte dello Stato che delle regioni. Richiede soprattutto la partecipazione delle forze sociali e dei cittadini…essenzialmente del rigore, della puntualità e del realismo degli adempimenti da parte dello Stato e delle Regioni… soprattutto, della corretta gestione del servizio, che potrà essere garantito solo se ci sarà una effettiva partecipazione.
Il tempo gli ha dato ragione. Delle tre componenti su cui si basa la riforma: la prevenzione, la diagnosi e successiva cura, la riabilitazione con la lungodegenza, la prima è stata portata avanti e bene, la seconda molto bene, la terza poco, spesso anche male.
Hanno giocato diversi i fattori: primo fra tutti, il costo economico che incide e fortemente sull’economia dello Stato.
In ragione di ciò, negli ultimi anni, le regioni sono state sottofinanziate. Al sottofinanziamento si è aggiunta la diversa distribuzione delle somme tra le regioni, forse anche l’abusivismo, forse anche la amministrazione non sempre illuminata.
Tutto questo ha incrinato il concetto di efficienza: sono nati e si mantengono grandi dubbi, viene denunciato il disgregamento dell’universalismo del diritto alla salute che era, che ancora c’è e che deve continuare ad essere, fondamento del SSN.
Lo testimonia la classifica mondiale: la valutazione Bloomberg che fino a qualche anno fa metteva il nostro SSN al secondo posto, oggi lo passa al terzo, anche se resta primo in Europa. Anche Euro Health Consumer Index lo porta al ventesimo posto su 35 per sicurezza, efficacia, appropriatezza, equità, partecipazione dei cittadini e pazienti, efficienza.
L’ultimo rapporto OCSE (2019) lo riconosce quarto per aspettativa di vita alla nascita; gli italiani hanno un basso tasso di mortalità prevenibile. A fronte di ciò, le prescrizioni di antibiotici nelle cure primarie sono il 50% in più rispetto alla media e la quota di medici di età compresa tra 55 o più anni, è la più alta, tale da prospettare una carenza futura nella forza lavoro sanitaria.
C’è una diversità gestionale da regione a regione con una netta differenza in termini di risposta tra un Nord apparentemente più operoso e un Sud più lento.
Dall’ultima graduatoria stilata dal Ministero della salute sulla base dei dati del 2018 poggiata sugli indicatori della “Griglia Lea” raccolti in tre macro categorie, ospedale, distretto e prevenzione, la Sicilia risulta penultima. In campo chirurgico e oncologico, prevale la tendenza a farsi curare più a nord che a Sud.
Lo dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe: il fiume di denaro che viaggia soprattutto dal Sud verso il Nord, è pari complessivamente a quasi 4,6 miliardi di euro l’anno. E, a incassare l’88% del saldo attivo sono le 3 regioni capofila dell’Autonomia differenziata, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.
Il Presidente nazionale della FEDERSPeV Michele Poerio, nella sua relazione introduttiva al 56° Congresso Nazionale di Firenze, ha lanciato un vero e proprio allarme: l’Italia paese con la più alta percentuale di popolazione anziana d’Europa, non si attrezza per l’assistenza per i lungodegenti. C’è una grande disattenzione del problema. Egli si domanda se la sanità pubblica soddisfi ancora.
Dall’indagine quantitativa dell’Istituto Piepoli per conto di MSD Italia, nel nostro Paese emerge che i cittadini soddisfatti del Servizio Sanitario Nazionale sono ancora la maggioranza: il 57%. In calo rispetto al 2018 quando i dati presentati all’Inventing for Life – Health Summit, a Roma nel marzo, davano il 65% di abbastanza soddisfatti. Ma, secondo la quasi totalità del campione (97%), vivere in alcune Regioni piuttosto che in altre, comporta opportunità disuguali di accesso alle terapie innovative.
Del disagio, si fa portavoce la Corte dei conti. Nel Rapporto sul coordinamento di Finanza pubblica 2019, scrive: Conti sanità sotto controllo ma crescono le diseguaglianze. Aumentano i ticket, tetti farmaci e dispositivi sfondati per 2,5 mld.. Gimbe addirittura lancia un allarme: nel 4° Rapporto sulla sostenibilità del Ssn, in 12 punti porta alla luce tutte le contraddizioni che colpiscono il settore e chi ci lavora. Indica un “piano di salvataggio”. Per Gimbe, se si continua a stringere la cinghia, senza una gestione più efficace delle risorse e maggiori investimenti, si rischia di assistere all’implosione del Ssn.
Il Presidente OMCeO di Messina Dott. Giacomo Caudo, all’intervista fatta da Riccardo D’Andrea della Gazzetta del Sud del 26 maggio 2019, ha risposto così: La sanità messinese resta penalizzata. Nella classifica del Sole 24 Ore sull’Indice della salute, Messina si attesta al 64° posto sulle 107 realtà italiane.
E, alla domanda: come mai Messina si piazza 64esima, mentre Catania è addirittura 25esima, molto più avanti di Palermo, 46esima? risponde: perché nel territorio etneo sono stati fatti notevoli investimenti negli ultimi anni, presumibilmente per il peso politico della città. Noi, al contrario, siamo stati penalizzati… Messina, a livello di investimenti, ha ottenuto poco…come tutto il Meridione d’Italia. E continua: questo incide sui cosiddetti “viaggi della speranza” verso il Nord Italia anche se in misura minore rispetto al passato.
Una confessione che a noi messinesi crea preoccupazione in un momento in cui in campo mondiale si parla di salute digitale. L’OMS la sostiene come intelligenza artificiale, realtà virtuale, aumentata innovazione biomedica, chirurgica, robotica, tecnologia indossabile…ai fini del benessere, dell’etica, della governance, della sicurezza, dell’economia e del diritto.
Lo Stato ne è cosciente, ma disattende al principio dell’eguaglianza, anzi smantella l’universalismo e l’equità di accesso alle cure volute dalla legge 833/78. Lo mostra la firma nel febbraio 2018 sull’accordo differenziato per l’autonomia di alcune regioni del Nord
La Conferenza Stato – Regioni ne deve prendere atto e ragionevolmente dare risposta con finanziamenti finalizzati a migliorare le condizioni ospedaliere e territoriali. Deve facilitare la diagnosi diffondendo la tecnologia moderna e deve sostenere la terapia medica e chirurgica, avvalendosi delle innovazioni.
Marco Perelli Ercolini nel suo “in Breve n. 036-2019”, scrive che il Governo Conti 2, al punto 6 del documento 160 del 4 settembre scorso, si è impegnato a difendere la sanità pubblica e universale, valorizzandone il merito, assicurando d’intesa con le Regioni, un piano di assunzioni straordinarie di medici e infermieri compresi i caregiver – le nuove figure professionali – integrando i servizi sanitari e socio-sanitari territoriali, potenziando i percorsi formativi dei medici.
Il ministro della Salute, incontrando le Commissioni Sanità di Camera e Senato, ha promesso risorse, riforma dei ticket, interventi di personale e governance del farmaco.
L’obiettivo dovrebbe essere più largo: deospedalizzare, fare una sanità di prossimità con strutture intermedie in ogni regione. Rafforzare il territorio e migliorare l’assistenza domiciliare incominciando dalla preparazione dei professionisti e facendo cultura nel rispetto delle esigenze dei pazienti e anche dei sanitari. Aiutare a conoscere e a capire la domanda per dare la risposta.
Sanità digitale, SISS (sistema informatico federato), servizi di base evoluti e una rete sanitaria regionale sono necessari specie per i cronici. Li aiuta nel monitoraggio, nell’assistenza domiciliare, negli Ospedali di Comunità, nelle Case della Salute.
Una delle domande sarà: oggi, a Messina, è possibile fare la patient summary, gestire l’assistenza domiciliare attraverso la medicina digitale, aprire alla rivoluzione culturale che metta in atto il concetto aggiornato di salute secondo le indicazioni dell’OMS?
Speriamo venga data la risposta.
Arthur Schopenhauer ha detto: La salute non è tutto ma senza salute tutto è niente.
Antonino Arcoraci