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Aggressioni al personale sanitario, pronto soccorso e guardie mediche sono i settori più a rischio, avamposto dell’assistenza ai cittadini

Aggressioni al personale sanitario, pronto soccorso e guardie mediche sono i settori più a rischio, avamposto dell’assistenza ai cittadini

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Negli ultimi anni, il personale sanitario ha affrontato un aumento preoccupante di aggressioni, sia verbali che fisiche, da parte dei pazienti o dei loro familiari i quali arrivano spesso stremati da lunghe attese e difficoltà organizzative.

Questi fattori possono contribuire ad un elevato livello di stress emotivo, che può sfociare in episodi di aggressione. Il dott. Zagami, Vicesegretario vicario nazionale FIMMG settore Continuità Assistenziale, ha personalmente sperimentato frequenti episodi di aggressioni verbali, pur avendo evitato aggressioni fisiche: “è necessario sottolineare che la maggior parte delle aggressioni non sono legate a errori di diagnosi o a una mancata disponibilità del medico, ma piuttosto a richieste che non possono essere soddisfatte. La società ha subito un’evoluzione significativa nel tempo. In passato, i medici erano considerati le uniche fonti di informazione e notizie sulla salute. Tuttavia, il modo in cui queste informazioni vengono recepite è diventato un problema. I pazienti spesso leggono notizie senza le competenze necessarie per interpretarle correttamente, ma spesso si sentono in grado di curarsi. Di conseguenza, quando i medici non soddisfano le richieste dei pazienti, vengono percepiti come un ostacolo e possono scaturire conflitti, talvolta anche fisici.”

Un altro aspetto importante evidenziato dal dott. Zagami riguarda l’accesso alla cura. In passato, molti mezzi e strumenti di presa in carico erano maggiormente accessibili, non c’erano le lunghe liste d’attesa che bisogna sostenere oggi, oltre ai costi che nel tempo stanno aumentando significativamente. Ciò può portare a frustrazioni e tensioni tra il personale sanitario e i pazienti.

Un periodo che ha accentuato ulteriormente il problema delle aggressioni è stato quello della pandemia. La diffusione di informazioni errate, come i siti “no vax”, hanno alimentato l’incertezza e hanno contribuito a creare ‘sfiducia’ nei confronti del personale sanitario.

Maggiore tutela del personale sanitario: il decreto legge 34/2023

A marzo di quest’anno è stata apportata una significativa modifica alla legge n. 34 del codice penale riguardante la gravità degli atti, sia violenti che non, e l’introduzione della procedibilità d’ufficio. Come spiega il dott. Zagami, ciò significa che non è più necessario che il querelante si faccia carico della denuncia, basta che gli atti di violenza vengano segnalati. Inoltre, le pene previste vanno da due a cinque anni di reclusione ed è stata eliminata la valutazione della colpa, ormai tutte le aggressioni, di qualunque tipo, devono essere punite. Questo dovrebbe rappresentare un importante difesa per tutto il personale sanitario, oltre al fatto che con la semplice segnalazione, anche da parte di terzi, si avvia l’iter legislativo per il procedimento penale.

E’ stato inoltre istituito un osservatorio nazionale ministeriale, al quale ha potuto partecipare anche il dott. Zagami su delega del segretario nazionale del settore CA del loro sindacato. Questo osservatorio si occupa di monitorare gli atti di violenza al fine di intervenire in modo adeguato. Come sottolinea il dott. Zagami “stiamo lavorando attivamente per dare piena attuazione alla Legge e ridurre gli atti di violenza”.