Views: 235
Arrivata a un passo dall’eliminazione la poliomielite, causata da un virus che invade il sistema nervoso distruggendo le cellule neurali e provocando una paralisi, a volte anche totale, rialza la testa. Il rischio di una diffusione internazionale del virus rimane un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale.
Come ha annunciato il comitato di emergenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), i progressi fatti negli ultimi anni sembrano essersi invertiti e si assiste ad un allontanamento dell’obiettivo di un modo libero dalla poliomielite.
A partire dal 1988, anno in cui l’Assemblea Mondiale della Sanità ha adottato la risoluzione per l’eradicazione mondiale di questa malattia, si è assistito a una drastica diminuzione dei casi grazie alla diffusione del vaccino: dai 350.000 circa registrati in quell’anno ai 29 del 2018. Dopo l’eradicazione del tipo 3, nel 2019, e del tipo 2 nel 2015, la preoccupazione riguarda ora “l’aumento significativo” dei casi di poliovirus 1 selvaggio, l’ultimo dei tre ceppi da eliminare. Nel 2018 ci sono stati 29 casi, rispetto ai 113 registrati nel 2019, “senza un successo significativo ancora nell’invertire questa tendenza”. La diffusione internazionale è infatti ai livelli più alti dal 2014. La trasmissione riguarda in particolare Pakistan e Afganistan, ma vista l’alta contagiosità del virus, la mancata eradicazione potrebbe portare a una ripresa della circolazione anche in aree oggi polio-free, come l’Italia e tutta la Regione OMS Europa. Altro allarme riguarda i casi di poliovirus circolanti derivati dal vaccino (cVDPV, che si manifestano quando i virus inclusi nel vaccino mutano nel corso del tempo acquisendo neurovirulenza e trasmissibilità), che si sono verificati focolai in Africa, nel Mediterraneo orientale, nel Sud Est asiatico e nelle regioni del Pacifico occidentale.
“La rapida comparsa di molteplici ceppi di cVDPV2 in diversi paesi è senza precedenti molto preoccupante, e non ancora completamente compresa”, scrive in proposito il Comitato di emergenza.
A fronte di questo, i Paesi colpiti dovrebbero “dichiarare ufficialmente che fermare la loro diffusione è anche un’emergenza nazionale per la salute pubblica”, ha affermato il Comitato nelle sue raccomandazioni, e andrebbe aumentato il coordinamento per aumentare alle frontiere il monitoraggio dei viaggiatori non vaccinati.
(Fonte: Ansa)