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Ambiente disponibile e sicuro

Ambiente disponibile e sicuro

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di Emidio Tribulato

Ambiente disponibile

Sappiamo che un bambino non chiede soltanto ma dà molto alle persone che hanno cura di lui in modo costante, attento e valido. Ne sono prova le coppie adottive e quelle che effettuano la fecondazione artificiale. Si tratta, in entrambi i casi, di coppie che non hanno paura di affrontare e accettare mille sacrifici, di effettuare pesanti percorsi terapeutici e spese ingenti, pur di avere un figlio in braccio. La natura ha legato alla maternità e alla paternità molti motivi di gioia, piacere e gratificazione.

Cosa c’è di più piacevole di un bambino che si addormenta nelle braccia della mamma, satollo di latte e di affetto, con il visino paffuto, da cui traspare, sazio, insieme a qualche rivolo di latte, anche una beatitudine celestiale? Cosa c’è di più piacevole e gratificante nel vedere un bambino che risponde con un sorriso al tuo sorriso, con le smorfie alle tue smorfie, con i baci ai tuoi baci, mai soddisfatto di restare in contatto con te, mai sazio di moine, abbracci e giochi? Cosa c’è di più gratificante che accompagnare un bambino per mano, così da dargli maggiore sicurezza e coraggio, nel suo primo giorno di scuola, mentre lo zaino, scelto insieme, ballonzola sulle spalle ed il grembiulino effonde il suo profumo di stoffa pulita e nuova?

Questi ed altri mille momenti gradevoli sono certamente legati indissolubilmente anche ai tanti sacrifici e limitazioni che i genitori accettano e si impongono. Allevare un bambino significa impegnare buona parte delle proprie energie e del proprio tempo per curare, educare, dialogare, sorreggere, incoraggiare, allietare. Ciò presuppone una grande disponibilità al dono di sé per il piccolo essere umano che si sta formando e che necessita di tanta dedizione e attenzione, tanta presenza e pazienza. Il darsi per i propri figli comporta sacrifici e rinunce: del proprio tempo, delle proprie personali aspirazioni e desideri. Queste rinunce potranno essere attuate facilmente solo se, superando l’individualismo e l’egoismo personale, sono vissute con piacere e gioia. È difficile pensare a dei genitori che non abbiano la disponibilità al dono gratuito e generoso. Tuttavia questa disponibilità non sempre è ugualmente presente.

Sono più facilmente disponibili al dono gratuito le persone più mature e psicologicamente serene ed equilibrate. Quando si è affettivamente e psicologicamente piccoli o immaturi si tende più a chiedere che a dare. Allo stesso modo, quando si sta psicologicamente male si ha fame di piaceri semplici e banali e si è più propensi a pretendere dagli altri che a offrire agli altri.

La disponibilità al dono gratuito nasce anche da alcuni valori familiari trasmessi mediante l’educazione alle nuove generazioni. Si può avere un’educazione che mette in primo piano l’arrivismo sociale, il potere, l’efficienza, le capacità intellettive e culturali, l’aggressività nei confronti della vita da cui prendere per sé onori, ricchezze e glorie, oppure, ed è ciò che si aspettano le nuove generazioni, è possibile attuare un’educazione che tenda a stimolare e far maturare nei futuri padri e nelle future madri, nei futuri cittadini, il piacere di aprirsi agli altri, la gioia dell’intesa, del rapporto e del dono.

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Una delle componenti principali indispensabili per il sereno sviluppo psicoaffettivo del bambino è il vissuto soggettivo della sicurezza.

Poiché il bambino, ma anche i piccoli degli altri animali, sono esseri abitudinari, essi avvertono tranquillità e fiducia solo quando attorno a loro gli avvenimenti si svolgono sempre nel medesimo modo. I cambiamenti, specie se repentini e non adeguatamente preparati, li mettono in ansia e li caricano di paure che, agli occhi degli adulti, appaiono strane ed eccessive, mentre in realtà sono solo la logica conseguenza di comportamenti ed atteggiamenti non adeguati.

Giacché fonte primaria della sicurezza per il bambino sono la propria madre ed il proprio padre, ma anche gli altri familiari, elemento importante che dà tranquillità è la costante presenza delle due figure genitoriali nella sua casa e nella sua vita. Sensazione di allarme e quindi di insicurezza viene vissuta dal bambino quando, prima dei tre anni, è allontanato da casa, anche per poche ore e lasciato in ambienti a lui non consueti in compagnia di persone sconosciute. Specialmente quando il bambino è piccolo, una madre o un padre poco o saltuariamente presenti comportano per il suo animo insicurezza. Così come avverte insicurezza quando il suo ambiente familiare viene sconvolto da nuove presenze che si inseriscono nella sia vita: nuove fidanzate e nuovi fidanzati di papà e mamma, nuovi fratellastri e sorellastre, nuovi nonni.

Contribuiscono alla sicurezza del bambino la coerenza e la linearità del comportamento degli adulti. Il Si sente sicuro quando i genitori usano tra di loro e con lui parole ferme, decise, ma con un tono sereno, affettuoso, ricco di ascolto e di dialogo, o quando gli comunicano chiaramente cosa può fare e cosa non può fare. Cosa è concesso e cosa è proibito. Cosa è giusto e cosa è sbagliato. Quando i genitori lanciano segnali contrastanti, legati molto spesso soltanto allo stato di benessere o di malessere presente nel loro animo in quel momento, egli non sa come rapportarsi correttamente con loro e nell’ambiente di vita. Il bambino prova un senso di sicurezza quando nota che mamma e papà sanno affrontare i problemi, gli ostacoli e le vicissitudini quotidiane con fermezza e tranquillità. Prova insicurezza, invece, quando si accorge che i normali avvenimenti della vita mettono mamma e papà in crisi o provocano in loro sconforto e rabbia.

Anche le gravi difficoltà economiche possono essere fonte di insicurezza sia perché il bambino avverte nell’ambiente attorno a lui l’ansia e la preoccupazione per questa difficile situazione, sia perché nel confronto con gli altri si sente sminuito e “diverso”. Notevole insicurezza prova a causa di disaccordi o disarmonia familiare (De Negri e altri, 1970, p. 116-117).[1] Quando sono presenti dei contrasti persistenti tra i genitori egli avverte con paura il rischio della rottura del legame familiare e con la consequenziale perdita di uno o di entrambi i genitori. Poiché il bambino ha bisogno di sentirsi accettato ed amato dai suoi familiari, fonte di sicurezza è il potere dire in ogni momento: ‹‹Io sono qualcosa di importante e buono per papà e mamma. Loro sono contenti e orgogliosi di me. Di quello che io sono, di quello che io faccio, di come mi comporto››. Il bambino, invece, rischia di perdere la sua sicurezza quando i rimproveri, i richiami ed i rimbrotti sono frequenti ed eccessivi. In questi casi è facile che perda la stima di sé e che sopraggiunga la paura di perdere l’amore dei suoi genitori o degli adulti in genere. Il senso della perdita della sicurezza può essere acuto o cronico. Le conseguenze sono più gravi quando la perdita della sicurezza è cronica, piuttosto che quando l’evento traumatico si risolve in breve tempo.

In entrambi i casi il bambino prova, insieme alla paura, dolore e sofferenza.


[1] M. DE NEGRI e altri, Neuropsichiatria infantile, Op. cit., pp. 116-117.