Views: 49
“Contro i rischi dell’autonomia differenziata, l’antidoto è sempre lo stesso: un ruolo più forte del Ministero della salute, che metta in atto politiche per appianare le disuguaglianze e uniformare i sistemi di raccolta dei dati. E, questa volta, non siamo solo noi a dirlo, ma l’editoriale di The Lancet Regional Health Europe”.
Così il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, commenta l’editoriale, apparso sull’ultimo numero della rivista, che mette in evidenza uno dei punti deboli del sistema di cure in Italia: la frammentarietà dei sistemi di raccolta e condivisione dei dati sanitari. Alla radice, “l’ampia autonomia regionale, con 20 regioni che operano in modo indipendente e implementano politiche e tecnologie diverse, creando frammentazione normativa e inefficienze”. E implementando la mobilità sanitaria, con cittadini che si spostano da Sud a Nord per curarsi e con un ulteriore effetto collaterale: la duplicazione degli stessi esami, perché le infrastrutture elettroniche delle diverse Regioni non sono in grado di dialogare tra loro, con conseguente spreco di risorse.
“A volte i dati non sono leggibili all’interno di una stessa Asl, ad esempio tra ospedale e territorio o tra due ospedali, a tutto discapito dei cittadini e di un appropriato uso delle risorse. E anche la ricerca ne risente, non potendo utilizzare tutti i dati disponibili. Da qui la richiesta di un’iniziativa politica forte a livello nazionale – aggiunge Anelli – che la Fnomceo chiede da tempo, per colmare le disuguaglianze. E la riforma sull’autonomia differenziata, come rileva lo stesso editoriale, non farà che peggiorare le cose, in assenza di questo correttivo”.
Ufficio Stampa Fnomceo: 0636203238 – 347 2359608 – 3371068340 – informazione@fnomceo.it
5 gennaio 2025