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Di Massimiliano Cavaleri
Sono 240mila gli italiani con artrite reumatoide, malattia autoimmune che infiamma e danneggia le articolazioni, soprattutto nelle donne con un impatto invalidante e può colpire ad ogni età con una prevalenza oltre i 18 anni. Non esiste cura ma la ricerca s’impone grazie allo studio della struttura simmetrica: nei giorni scorsi la presentazione dei cosiddetti JAK, una classe di enzimi, precisamente “chinasi”, essenziali per il trasferimento della cascata infiammatoria su cui Pfizer ha lavorato molto. “L’innovazione consiste nel fatto che tali inibitori sono in grado di bloccare contemporaneamente numerose citochine che causano l’infiammazione – spiega Roberto Caporali, associato di Reumatologia, Università di Pavia – mentre con le terapie biologiche viene colpita una chitochina alla volta”. Rapidità d’azione e capacità di controllo premiate dall’AIFA, che di recente ha approvato la rimborsabilità per chi soffre della patologia moderata e severa, con alcuni parametri. Secondo Silvia Tonolo, presidente Ass. naz. Malati Reumatici: “Purtroppo, l’Artrite Reumatoide evolve in un danno alle articolazioni e porta a una progressiva disabilità con conseguenze sulla vita quotidiana, tra cui l’impossibilità a compiere azioni semplici come vestirsi oppure lavorare. I farmaci orali oltre ad agire rapidamente sul dolore, cosa che per noi pazienti è fondamentale per gestire la patologia nell’ambito della quotidianità, hanno sicuramente una marcia in più per quanto riguarda l’aderenza terapeutica; il fatto di poterli portare con sé al lavoro o in viaggio, di non usare aghi che impauriscono o creano disagi, rappresenta un beneficio che influisce positivamente sulla nostra qualità di vita”.