Views: 323
di Massimiliano Cavaleri
Sale sensoriali nei ristoranti dedicate ai bambini che soffrono di autismo? Non è un sogno, ma per dirla come uno spot… una solida realtà e soprattutto un esempio di civiltà medica. Il “prototipo” arriva dall’America, precisamente dal New Jersey, dove l’imprenditore Tony Rivoli ha ideato, grazie alla consulenza di esperti, una stanza apposita in un suo locale per evitare disagi ai bimbi autistici.
Il ristoratore conosce bene la patologia avendo un nipote di sei anni, Chase, affetto da autismo: parlando con la madre del bimbo ha capito che creando uno spazio ad hoc, rilassante, stimolante e confortevole, il giovane avrebbe potuto seguire i genitori e familiari nelle normali cena fuori casa, spesso invece impedite dai frequenti disturbi tipici del problema. Così è nato il “Chase’s friends zone” che a breve partirà e potrà ospitare circa 45 persone e chissà non rappresenterà davvero un modello, o addirittura un brevetto/marchio, per altri ristoranti sparsi nel mondo sensibili a queste problematiche sempre più diffuse. E’ previsto anche un menu visivo su cui verrà illustrato il cibo e un iPad per i bambini con cui ordinare; gli addetti alla sala saranno preparati e avranno un certificato da un’organizzazione no profit specializzata nell’inclusione per le persone con autismo e inoltre il 20% dei proventi dei clienti della sala andrà in un fondo amministrato da un’organizzazione no profit che si occupa di aiutare le famiglie di bambini con bisogni speciali.
Un caso di reale abbattimento di barriere architettoniche, se pensiamo che moltissime famiglie con persone autistiche escono raramente di casa proprio per i numerosi ostacoli e scocciature da affrontare ogni volta. Allora aiutare e andare incontro alle esigenze concrete, alle paure, agli imbarazzi, alle ansie che accompagnano familiari e caregiver diventa una missione socio-culturale e l’esempio di Rivoli e Chase può diventare uno spartiacque ed essere considerato un primo passo per creare spazi “su misura”, magari non solo all’interno dei ristoranti, e consentire a questi bambini, di godere della vita appieno.
Non è facile quantificare i bimbi autistici nel mondo: in Usa nel 2010 secondo il Center of Disease Control di Atlanta erano 1 ogni 58 sotto gli 8 anni, in Italia secondo l’Istat il 3,1% degli alunni di scuola primaria e secondaria di primo grado soffrono di disturbi e disabilità. Proprio in queste settimane è nella sale un bellissimo film, firmato dal premio Oscar Gabriele Salvatores, e interpretato da Claudio Santamaria, Valeria Golino, Diego Abatantuono e dal giovane Giulio Pranno. Il titolo è “Tutto il mio folle amore”: liberamente ispirato al libro “Se ti abbraccio non aver paura” di Fulvio Ervas, racconta la vera storia di Franco e Andrea Antonello, padre e figlio autistico, molto noti per la loro “battaglia d’amore” attraverso viaggi, social network e tv.