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di Stefano Leonardi
L’ennesimo caso di aggessione verificatosi a Crotone, nel reparto di Medicina dell’ospedale civile «San Giovanni di Dio», dove la dott.ssa Maria Carmela Nuccia Calindro è stata ferita a colpi di cacciavite da un parente di una congiunta deceduta nell’ospedale, porta ancora alla ribalta la grave questione delle violenzei a medici ed operatori sanitari.
Vengono alla luce solo i casi più eclatanti su cui i media accendono i riflettori ma ogni giorno ed ogni notte in tutte le strutture sanitarie, dall’ospedale alla guardia medica, i professionisti rischiano aggressioni,anche solo verbali, da parte di pazienti o parenti, pagando troppo spesso lo scotto di una malasanità strutturale o di pastoie burocratiche che insieme alle modeste risorse erogate non consente di garantire una adeguata assistenza.
I camici bianchi si sentono sempre più insicuri e ormai ritengono le aggressioni, verbali o fisiche, come un fatto inevitabile e abituale.
I dati raccolti dalla FNOMCEO, in risposta ad un questionario rivolto a tutti i medici e personale sanitario, sono allarmanti: il 50% degli intervistati ha subìto, nell’ultimo anno, aggressioni verbali, il 4% è stato vittima di violenza fisica. Il 78% degli intervistati non sa se esistano o meno procedure aziendali per prevenire o gestire gli atti di violenza, mentre oltre il 38% degli operatori sanitari si sente poco o per nulla al sicuro e più del 46% è abbastanza o molto preoccupato di subire aggressioni.
«Uno dei dati a nostro avviso più allarmanti – ha dichiarato Filippo Anelli, presidente della Fnomceo – è la rassegnazione che emerge dalle risposte dei nostri colleghi: il 48% di chi ha subito un’aggressione verbale ritiene l’evento ‘abituale’, il 12% ‘inevitabile’, quasi come se facesse parte della routine o fosse da annoverare tra i normali rischi professionali. Le percentuali cambiano di poco in coloro che hanno subito violenza fisica: quasi il 16% ritiene l’evento ‘inevitabile’, il 42% lo considera ‘abituale’».
Basta! Non ce la facciamo più, né noi né i Cittadini!
Non sono sufficienti l’aggravamento di pena, le circostanze aggravanti o l’ Osservatorio nazionale sulla sicurezza di tutto il personale della Sanità, né il talk – show di sensibilizzazione , ne la puntuale commozione seguita da consuete espressioni di solidarietà!
Dateci lo status di ‘’pubblico ufficiale nell’esercizio delle funzioni’’ con la procedibilità d’ufficio nei confronti dell’aggressore!
E che sia una proposta bipartisan, sostenuta da tutte le forze politiche!
E’ notorio che, nella maggior parte dei casi, il professionista non procede, dopo l’episodio di violenza subito, con la querela di parte e l’aggressore la fa franca oltre al fatto che tale condizione mantiene sommerso statisticamente il fenomeno che risulta, addirittur,a irrilevante ai fini dell’ordine pubblico.
Se il medico subisce violenza è un comune cittadino al contrario se, invece, omette di registrare un intervento di guardia medica è considerato pubblico ufficiale e scatta l’aggravante dell’omissione di atti d’ufficio.
E’ ora di cambiare questa paradossale situazione e tutelare la sicurezza dei sanitari.
Con il riconoscimento dello status di pubblico ufficiale la denuncia, in caso di aggressione, diventerebbe automatica e porterebbe formalmente ad evidenziare tutto quello che in questo momento è nascosto, alla certezza della pena per l’aggressore ma, soprattutto, si avrebbe, finalmente, la netta percezione che lo Stato riconosce il medico come suo servitore e che nel momento dell’esercizio delle sue funzioni è a garanzia della popolazione.