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Cambia il metodo di accesso a Medicina, ma la soluzione sembra ancora lontana

Cambia il metodo di accesso a Medicina, ma la soluzione sembra ancora lontana

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di Salvo Rotondo

Dal 2025-2026 entrerà in vigore un nuovo sistema di accesso alla facoltà di Medicina, approvato dal Senato con 87 voti favorevoli, 40 contrari e 18 astensioni. La riforma prevede un “semestre-filtro”, durante il quale l’ammissione al secondo semestre dipenderà dai risultati ottenuti in esami specifici e dalla posizione in una graduatoria basata sui crediti accumulati. Gli studenti che non supereranno la selezione per una media insufficiente potranno comunque far valere i crediti acquisiti in altri percorsi formativi, evitando così che il tempo dedicato agli studi sia considerato inutile.
La ministra Anna Maria Bernini ha espresso soddisfazione per l’approvazione della riforma, sottolineando che questo nuovo modello mira a combattere il fenomeno di un mercato sommerso poco trasparente che, in passato, gravava sulle finanze di chi desiderava intraprendere gli studi di Medicina. Il test di ingresso, definito da molti come un costoso “lancio della monetina”, verrà sostituito da un sistema che, secondo la ministra, ridurrà distorsioni e ingiustizie, promuovendo la meritocrazia e valorizzando la qualità dei risultati.
Tuttavia, l’opposizione ha criticato la proposta, sostenendo che, in realtà, non si elimini il numero chiuso, ma venga introdotta una nuova forma di selezione che sarebbe “fuorviante e mal strutturata, piena di demagogia”. A esprimere questa posizione sono stati gli esponenti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle.
La riforma proposta solleva vari punti di riflessione. Da un lato, l’introduzione del “semestre-filtro” potrebbe rappresentare una valida alternativa al tradizionale test di ingresso, spesso criticato per il suo alto costo e per il fatto che non sempre riflette le reali capacità degli studenti. La possibilità di utilizzare i crediti acquisiti in altri percorsi formativi se non si supera il semestre iniziale è un aspetto positivo, in quanto valorizza l’impegno e la preparazione degli studenti oltre i risultati di un singolo esame.
D’altra parte, la proposta sembra mantenere, almeno in parte, il sistema di selezione, poiché l’ammissione al secondo semestre dipenderà comunque dai risultati ottenuti e dalla posizione in graduatoria. Sebbene le modalità cambino, la selettività rimarrà forte, il che potrebbe preoccupare gli studenti che, pur essendo meritevoli, non si sentono adeguatamente rappresentati da un sistema che continua a premiare principalmente i risultati accademici iniziali.
Le critiche provenienti dall’opposizione riguardano soprattutto il fatto che la riforma, pur dichiarando di voler superare il numero chiuso, in realtà non lo abolisce, ma crea una nuova forma di selezione. Il sistema di graduatoria basato sui crediti potrebbe risultare esclusivo se non calibrato adeguatamente, rischiando di penalizzare quegli studenti che, pur impegnandosi, non riescono a ottenere abbastanza crediti per proseguire nel corso.
In sintesi, la riforma sembra avere buone intenzioni, in quanto punta a semplificare e rendere più equo l’accesso alla facoltà di Medicina. Tuttavia, la sua efficacia dipenderà dall’attuazione concreta e dalla capacità di bilanciare la selezione con opportunità reali per tutti gli studenti meritevoli. Sarà fondamentale monitorare gli sviluppi, poiché il sistema universitario deve rispondere a una pluralità di esigenze, tra cui l’accessibilità e l’alta qualità della formazione.
Salvo Rotondo