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Carlino Mezzolitro, ruppe il salvadanaio di terracotta, con un martello.
Con suo disappunto non trovò che qualche centesimo, fuori corso e arrugginito.
Anche questa volta doveva rinunciare al cambio di abbigliamento,
all’acquisto del nuovo divano.
Sapeva chi era il colpevole di questo “dissesto economico”.
Lui, sempre lui, soltanto lui, il Vecchio detto il Saggio.
Lui, fissato con la gratuità del bene, gli aveva imposto di non ricevere
nulla, ma proprio nulla, neanche una minima mancia per le sue imprese,
spesso pericolose e impegnative.
E meno male che il vinello glielo regalava il vicino di casa.
Iniziò a gridare, solitario nel soggiorno.
-Sono con le pezze! Con le pezze al…! E per colpa dei quel vecchiaccio
della malora!
Seguirono una serie di improperi e ”malanove” rivolti all’anziano di cui
non riferisco per vergogna.
E mentre l’ira del nostro eroe stava per raggiugere il massimo livello
arrivò la telefonata, la solita telefonata.
-Carlino, Carlino, urgente, un giovane, un giovane principe sta morendo!
Lui non aveva avuto mai grande simpatia per la nobiltà che riteneva causa
di gran parte dei problemi del mondo, a malincuore andò.
Si trovò così dal Vecchio detto il Saggio in Via dei Sogni al Numero che mi importa.
-Caro, caro sei la mia roccaforte, la mia certezza!
Il nostro eroe era sul punto di chiedergli uno stipendio, magari minimo, per le sue prestazioni,
ma poi, incupendosi, desistette.
-Ti dicevo, il futuro re di Riccolandia si sta facendo morire, non vuol mangiare, vuole star solo.
Vai! Corri!
Sperando nel nome del regno e in una lauta mancia, che stavolta non avrebbe rifiutato,
Carlino fece presto e in un baleno si trovò nella corte reale dov’era atteso con
trepidazione.
Il re: Giovanotto, mio figlio è nelle sue mani!
La regina: Si è lasciato andare! Morirà!
II principe stava in fondo al salone, disteso su una poltrona, fermo, inerte, magro,
con un paio di enormi occhiali scuri.
-Perché porta gli occhiali?
Il re: La nostra sciagura, quella è la nostra sciagura!
Veda, signor Carlino, il ragazzo era in splendida forma, alla maggiore età
organizzammo una grande festa nel castello.
Tra gli invitati, un mago di nome Portentus, il quale gli regalò il dominio
del mondo attraverso gli occhi: qualsiasi cosa avrebbe visto sarebbe divenuta sua.
Noi eravamo entusiasti, ma già il giorno dopo capimmo.
Qualsiasi oggetto, ma proprio qualsiasi, diventava di mio figlio al solo sguardo.
Le persone ne ebbero paura, lo evitavano, inventarono un soprannomme ”Emmìo”, lo
mandammo all’estero, tornò con camion di merce sottratta e avvilito, senza speranza!-
Il nostro eroe portò il fiaschetto pieno di vino rosso alle labbra, chiese al giovane di
togliere gli occhiali e lo guardò.
Si sentì come attratto da quello sguardo avido e sentiva come gli stessero scappando
i vestiti da dosso e lo stesso fiasco sembrava andare via.
Disse-Rimettiglieli gli occhiali, ho bisogno di rinforzi…
Torno fra qualche ora.
Chiamò la Fata Turchina e insieme andarono da Leonard Albert Della Mirandolis
in Via dell’Inventore Pazzo al Numero che ne so.
-Qual buon vento?! Così li accolse-Guardate la mia ultima invenzione-mentre i lunghi
e radi riccioli, spinti dal vento, gli andavano sugli occhi-l’inventaquadri.
Basta pennelli, colori, un click e sulla tela compare quello che hai immaginato.
Carlino sorrise beffardo pensando al suo quadro: Il vecchiaccio alla ghigliottina!
-Ah, ho capito, si, si, si, penso di aver qualcosa…
Tornò dopo un quarto d’ora più impolverato e spettinato che mai.
-Vi presento: il replicapersone. L’avevo inventato per un politico che pensava
che ci volessero suoi replicanti per migliorare la nazione. Non venne mai a ritirarlo:
seppi che morì ,solo e senza un applauso.
Pieni di speranza tornarono da Emmìo che stavano peggiorando.
Carlino bevve il mezzolitro, dopo che erano tolti di nuovo gli occhiali al principe,
avviò il marchingegno e , voilà, dodici nuovi supereroi con tanto di fiaschetto comparvero
e tutti insieme rivolsero lo sguardo al nobile.
Fu una lotta immane, dal ragazzo sfinito, uscì la voce tenebrosa del mago:
-Maledetti, avete vinto la battaglia, ma non la guerra, tornerò!
Tornerò!-
Emmìo era salvo e tornò a chiamarsi Eduardo, il suo vero nome.
Re e regina piansero tutta la giornata dalla gioia. Proposero
una grossa somma di denaro a Carlino, che non poté che rifiutare.
Tornò dal Vecchio detto il Saggio.
-Vittoria, vittoria, grande, grande, hai vinto uno dei mali peggiori
dell’uomo: l’avidità!
Ma, che fai piangi, piangi, Carlino?
-No, gli occhi arrossati, allergia primaverile.
Era d’inverno, Carlino piangeva di gioia.
Francesco Certo