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Carlino Mezzolitro e l’avventura in Africa

Carlino Mezzolitro e l’avventura in Africa

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Disegno di Giovanna Certo

Premessa
Stavolta sono coautore, anzi secondo autore.
Il primo?
Mio nipote Jacopo, sei anni, una vera passione per i libri e per Carlino Mezzolitro.
Sua la storia, suo lo schema narrativo. Spesso ha anche scritto fisicamente
sulla tastiera del tablet. Mie le considerazioni finali che Jacopo ritiene
“scontate, ma carine”.
Che dire? Se un bambino di sei anni riesce a scrivere una “carlinata”,
capendo il senso di ciò che sta facendo, allora non tutto è perduto.
Possiamo ancora sperare in un mondo migliore.
E ora, buona lettura.

Carlino sprofondato sulla poltrona leggeva un libro-quiz sugli animali.
Purtroppo sbagliava tutte le risposte. Pensava che un delfino fosse
un pesce solo perché nuotava, che la zebra fosse un cavallo dipinto da
qualcuno, che la balena così grossa, mangiasse carne.
Insomma, un disastro. Non ne indovinava neanche una!
E mentre malediceva il libraio che glielo aveva consigliato, ecco la
solita, fastidiosa, camurriosa telefonata di lui, lo strarompi: Il Vecchio
detto il Saggio.
Più rauco e rimba che mai!
-Camino, camino, camino ho bisogno di te!
-Ma io sono Carlino!
-Scusami, caro, ma l’età: avevo dimenticato il nome!
Corri, emergenza, emergenza!
Senza tanta voglia si trovò in Via dei Sogni al Numero che ne so.
-Caro, caro…una tragedia!
In Africa, i leoni stanno diminuendo di numero e non si capisce perché!
-Ma i leoni, sono pericolosi, meno ce n’è, meglio è, oh no!?
-Ma che dici, Camino, anzi Carlino! Fanno parte del regno animale e vanno aiutati.
Vai in Africa e vedi che sta succedendo. Fece un fischio e arrivò la Fata Turchina.
In un lampo si trovarono nella savana.
In effetti non si sentiva un ruggito, gli elefanti a voglia, rinoceronti a più non posso, ma leoni
nisba. Il vecchio malefico, anche questa volta, aveva avuto la dritta giusta.
Ma dove si erano cacciati? Ai due non restò altro da fare che recarsi da Leonard Albert Della
Mirandolis in Via dell’Inventore Pazzo al numero che importa.
Lo trovarono più spettinato che mai; all’improvviso… uno scoppio violento!
E lui. Felice. C’e l’ho fatta! Ho inventato l’energia pulita. Basta shakerare cocacola, limonata,
chinotto e via. Con tre lattine una grande città avrà energia pulita per un mese!
Evviva!
Il nostro eroe: Nascondi tutto che è meglio! Se lo vengono a sapere le ”sette sorelle” per te
sono guai!
Amareggiato.
-Mi sa che hai ragione! Poso tutto…
Come vi posso aiutare?
-I leoni, in estinzione.
Mancò la tradizionale orata (si ricorda che non si tratta di pesce) e portò il
rintraccialeoni.
-Lo avevo fatto per uno che ho capito voleva usarlo per cacciare di frodo. Gli dissi
che non ero riuscito…
I due tornarono in Africa, nella savana, ma il ”rintraccialeoni” non mandava segnali.
A un certo però, proprio quando avevano per ogni speranza, ecco che l’aggeggio
incominciò a impazzire di bip, bip, anche se non si sentiva un solo ruggito.
Si trovarono davanti un uomo, di quarantanni, alto, magro, aspetto vagamente bonario.
Si presentò, il suo nome era Aristide De Sornionis.
Siete qui, per i leoni, poveretti, li cerco anch’io. Ma niente!
La Fata Turchina: Ma sono qui vicino, il macchinario non sbaglia!
-Ah, sì, sono qui! Ma voi non li vedrete mai!
Imbracciò il fucile e sparò ai poveri disgraziati.
La Fata Turchina azionò lo scudo magico e i proiettili rimbalzarono finendo su un’acacia secolare.
De Sornionis non ebbe il tempo di scappare. Carlino bevve il canonico mezzolitro e lo guardò
fisso negli occhi.
-Quei maledetti! Uno di loro aveva ucciso i miei genitori, durante una battuta di caccia,
mentre era ancora ragazzo. Avete rovinato la mia vendetta! Cedo al vino, ma l’odio non
passa! Sono sopra di voi, in un’enorme bolla d’aria, basta dire la parola d’ordine: ”Scoppia”.
E cosi fecero: migliaia di leoni, pronti a morire, di nuovo liberi nella savana.
Dal Vecchio detto il Saggio.
-Grazie, grazie! Grazie a voi! Il re della foresta risalirà sul suo trono…
Ma Carlino, non sei contento!
Carlino non era contento. Si, i leoni non erano stati estinti, ma il germe della
vendetta, del rancore erano ancora lì.
Aristide De Sornionis avrebbe continuato a odiare.

(di Jacopo Gullà e Francesco Certo)