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Disegno di Giovanna Certo
Carlino Mezzolitro e l’amore per i bambini. Certo, lui, supereroe del bene, aveva
rinunciato alla paternità. Ma considerava figli suoi, tutti i bambini, tutti.
Qualsiasi fosse stata la loro origine, la loro nazione, il colore di pelle.
Li sentiva figli suoi e, quindi, voleva loro molto bene.
Non aveva particolarità, maschi, femminucce…
Anzi, no, un debole ce l’aveva…
Per i bambini ammalati, ma non dell’influenza o di qualche mal di pancia da merendina,
ma di quelle malattie che ti rovinano la vita…
Per quelli, sì, stravedeva!
E poi, per i poveri, per quelli senza scarpe e senza giocattoli, senza pane e senza speranza.
Piangeva solo al pensarli.
E tutte le sere li pensava…
La solita, fastidiosa, stridula telefonata del Vecchio detto il Saggio.
-Ciao Carlino, come va? No, nessuna urgenza mondiale. Un caso, un caso di una bambina,
monella…ma tranquillo, senza premura…
Invece il nostro eroe non rimase per nulla tranquillo… Ebbe come un sesto senso, come se sentisse
puzza di bruciato. Insomma, in men che non si dica, si ritrovò in Via dei Sogni al Numero che ne so.
-Caro, caro, caro, sei un angelo. Non ti avevo messo fretta…ma ormai che sei qui.
Vedi, mi ha telefonato poco fa una cara amica. Uno splendido esempio di bene e solidarietà.
Una vera e propria dama di carità! Lei e le sue amiche (tutte ricche e di nobili origini) aiutano
i bambini poveri…dando loro quanto loro possono. Che Iddio le benedica! Dicono che c’è
una bambina che si sottrae a loro, le insulta, le morde… Certo, chissà che brutta storia avrà
questa ”cucciola”, ma non è giusto che le tratti male… Vai, mio prode! Ma non ti affrettare: la bambina
è comunque in buone mani.
Ma Carlino non prese consiglio e in un paio d’orate (non pesci) si trovò a Messina presso
l’Istituto ”Amorechepiùamorenonsipuò” di Via Garibaldi.
Bussò alla porta.
Aprì un uomo di colore, lindo, in livrea: sembrava uscito da Via col vento.
-La aspettavamo, venga, venga, le “signore” sono in riunione.
-Disse nell’italiano incerto di chi italiano non è.
Lo condusse per corridori, stralucidi e stralussuosi, carichi di quadri antichi
e arazzi datati; si udiva da sottofondo una musica da camera triste e austera.
Dopo lungo “peregrinare” entrò in un salone enorme con lampadari di Boemia
sfavillanti e argenteria sparse tra decine di vetrine.
Una trentina di dame anellate, orecchinate senza timore di eccessi.
Tutte anziane, tutte cariche di rossetto rosso fuoco e di superbia rosso sangue.
Tutte con un indirizzo di un buon chirurgo plastico da consigliare all’amica,
tutte con l’autista fuori dalla struttura.
Al centro, lei, la Capa, la mahatma, la contessina Giulia Alfonsina de Lietis.
Meno eccentrica dei seguaci, ma dura, energetica, militare nell’incedere e
nel linguaggio.
-La attendavamo, il Vecchio detto il Saggio ha detto un gran bene di lei…veda.
Il caso è grave. La bambina, Paola, così si chiama, viveva in una baracca, con
una mamma…una poco di buono…lei mi capisce…e una nonna demente.
Dopo una segnalazione anonima gli assistenti sociali l’hanno ”giustamente”
sottratta a quel degrado…e ora la curiamo noi.
Ma niente! Calci e pugni per tutti, anche per la psicologa, rifiuta il cibo e dice
che vuole tornare a casa, da sua mamma! Ci aiuti!
-Ma come?
-Il nostro amico comune ci ha detto dei suoi poteri magici, del mezzolitro,
insomma dovrebbe provarci con quella peste!
-Ma il vino funziona con le persone cattive!
-E quella bimba non lo è?!
-Non esistono i bambini cattivi! Comunque voglio parlarci e a quattrocchi!
-Non è possibile, le regole…
-A quattrocchi, o torno da dove son venuto.
La De Lietis, con il vapore alle narici:
-Guardie…ops…gentili amiche, volete condurre il signor Carlino dalla ”cara” ragazza.-
La “cara ragazza” era difatto rinchiusa in una piccola stanza dove non avrebbe potuto
azzannare nessuna di quelle pie donne.
Era bella, vispa, ma negli occhi aveva già la tristezza del vivere.
Carlino, affettuoso.
-Perché le mordi? Perché non ti fai aiutare? Loro ti vogliono bene.
Paola furiosa.
-Bene!? Loro mi vogliono bene!!! Per questo mi hanno tolto mia mamma?
Lei mi baciava, mi coccolava: mi mancavano il cibo e i giocattoli, ma mai una
carezza. Ogni sera facevamo il letto alla nonnina che straparla e non capisce più…
Il freddo della baracca mia mamma non me lo ha mai fatto sentire. Tu sei buono?
Portami da lei!
Il nostro eroe pianse lacrime asciutte e…
Chiamò la Fata Turchina chiedendo un aiuto. Arrivò in un fiat.
-Portaci via, lontano da questo fango…prima però deve dire due cose a queste dame di carità!
Andò da De Lietis &C.
-Care streghe, siete voi le donne di malaffare, la bambina tornerà alla sua famiglia!
Forse non si laurerà mai, forse non sarà mai un politico, ma di certo non sarà
canaglia come voi! Potrei bere il mio mezzolitro per tentare di salvarvi, ma non
valete la mia pietà! Andiamo Turchina, riportiamo Paola a casa!
E cosi fu.
La bimba poté riabbracciare mamma e l’anziana malata nonna.
Le lacrime di Carlino stavolta erano bagnate e anche quella della Fata.
Il ritorno dal Vecchio fu tragico.
-Che figura! Che figura mi hai fatto fare!
Hanno telefonato per rimproverarmi, l’assessore, l’onorevole, un alto prelato!
La de Lietis ci sta scatenando il mondo contro!
-Ma Lei sa la verità? Lei la vuole conoscere la verità? la vera verità?
L’anziano annuì curioso e Carlino raccontò i fatti.
-Che siano maledette! Hai salvato la cucciola dalle zanne di quelle belve
feroci travestite di carità. Bravo, Carlino! E ora tocca a noi, giusto? Aiuteremo, noi,
Paola e la sua povera famiglia.
Il nostro eroe pianse. Non so dirvi se quelle lacrime furono asciutte o bagnate.
Francesco Certo
Questo testo sarà declamato da Michele Careno in occasione della Decima Edizione della “Festa Sotto le Stelle” che si terrà domenica 7 luglio presso l’Oasi Madonna del Sorriso Salita Pace Messina.