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Carlino Mezzolitro, Eduardo e gli orfanelli di strada.
Carlino Mezzolitro sparapanzato sul divano, leggeva un poemetto, uno di quelli
che amava di più. ”De Pretore Vincenzo”, scritto da Eduardo De Filippo.
La storia di un ladro, ucciso da chi aveva rubato e che si trovava davanti al Padreterno.
Scusandosi per il suo agire.
“Senza nu pate ca te mann’a scola,
campanno abbandunato mmiez’a via,
facenno sulamente a capa mia…
se sape ca fernisce p’arrubba!”
Pensava che nel mondo delle fiabe non si stava mai così male.
Certo, per colpa del vecchiaccio e della sua mania del ”bene gratuito”,
doveva fare economia, la pizza ogni due mesi, i vestiti che vanno bene
anche se lisi e stinti, mai una vacanza al mare, ma in fondo un letto al
calduccio e un po’ di cibo per saziarsi non gli erano mai mancati e quindi
sarebbe stato meglio non lamentarsi…
Si stiracchiava beato sul sofà quando, la solita incredibile telefonata dell’odiatissimo
anziano: il Vecchio detto il Saggio per l’appunto.
La voce stridula, solo apparentemente premoriente (purtroppo)!
-Carlino, Carlino, emergenza, emergenza, i bambini di strada! Corriiiiii!-
In un fiat il nostro eroe si trovò in Via dei Sogni al Numero Che ne so.
Lo trovò stanco, esausto…
-Caro Carlino, solo tu puoi risolvere questa matassa. In tutto il mondo,
dico in tutto il mondo stanno scomparendo i bambini senza genitori
che vivono tra la strada e gli orfanotrofi…
Io, grazie alle mie conoscenze l’ho saputo in anticipo, ma a breve la notizia
sarà sui media…Le polizie internazionali, da giorni brancolano nel buio…
In ogni parte del mondo questi “piccolini” scompaiono. Hanno provato
anche a controllare le strutture che spesso li ospitano, ma niente…
Malgrado ciò, si volatilizzano, senza lasciare traccia…
Chiama anche la Turchina, mi sa che è meglio…
Fai tutto, tutto per salvare questi cuccioli, in tanti pensano che si tratti
del traffico d’organi.-
Il nostro eroe accettò il consiglio e con la compagnia della Fata andò
per il mondo cercando di capirci qualcosa…
Ma niente ci capì…Andò girovagando per il globo, parlando con migliaia di
persone…ma niente, niente…
Il direttore di una struttura ”umanitaria.
-Nel mio orfanotrofio, stavano bene, mangiavano una volta al giorno, facevano
la doccia ogni settimana, giocavano la domenica e pensi a Natale avevano
un gioco (Beh, usato…Ma che ci fa? Tanto i poveri non capiscono la differenza!)
Giusto? Insomma stavano da Dio e la notte scorsa scomparsi nel nulla…
Io, sono dispiaciuto, insomma senza ragazzi, io qui chiudo! E il poverello
divento io!-
Un vigile urbano.
-Il marciapiede libero, finalmente! Senza i loro stracci, i giocattoli rotti
e le bambole senza occhi…Guardi, non ci sono più! Guardi com’e pulito
sta mattina!-
Una maestra.
-Che pace in classe, senza quelle pesti! Vuoi mettere il silenzio di oggi…
Mai attenti, senza rispetto per gli altri compagnetti, si…quelli normali…
Ma lo sa, signor Carlino che erano anche ladri! Una volta non ho trovato
nel portafoglio un biglietto da dieci euro…Chi può essere stato, se non uno di loro?
Io frequento solo persone perbene…-
A sentire quelle voci Mezzolitro si chiese a chi interessasse mai la sorte
degli orfanelli di strada…
Continuò per giorni, mesi, la Fata provò con un formula magica…
Mentre le sparizioni aumentavano.
Disperati si recarono da Leonard Albert Della Mirandolis, in Via
dell’Inventore Pazzo che ne importa.
Lo trovarono più pazzo e spettinato che mai.
-Entrate, entrate pure e scusate la confusione, ma sto provando
la mia ultima invenzione: l’asciugalacrimedeipotenti, guardate,
guardate pure…non è bellissima?-
-Ma le sue mani sono vuote? obiettò Carlino.
-Si, infatti, tanto i potenti non piangono mai!
E inizio a ridere, ma di un riso così scemo che fu tentato di chiamare
il suo amico psichiatra. Appena terminò, gli espose il problema e…
-Ecco qua, la soluzione…un intercettarapitoriseriali…mai usata…mai
provata…appena li trova, nel raggio di qualche chilometro, parte una sirena.
Speriamo bene per questi piccoli.-
Ma come fare? Girare tutto il mondo senza una meta…Per superare la depressione
chiese alla Turchina di accompagnarlo a San Gregorio Armeno, a Napoli per acquistare
un presepe, anche perché era luglio e avrebbe risparmiato.
Tra le stradine del centro, i bassi, le natività in terracotta, i bambinelli con gli occhi di vetro,
il nostro eroe si sentì rinascere…
Ed ecco, improvvisamente, il suono della sirena! Il rapinatore di bambini è nelle vicinanze!!!
Carlino spense subito l’aggeggio per non destare attenzione. Tra la folla spuntò Pulcinella.
-Siti vui, chilli chi cercanu i piccirille? Si! venite, venite…
Entrarono in un traversella buia, senza sole, poi in casa ancora più buia, e di là
in una scala che portava nello scantinato.
Il cuore di Carlino e della Fata battevano a mille…
Centinaia, migliaia di scale giù, sempre più giù, sembrava un inferno e poi…
una luce, pura, quasi accecante, dopo tanta oscurità e un prato enorme e
i piccirilli…che correvano felici, sfrenati.
Un uomo anziano di spalle. Si gira. È Eduardo. Magro, emaciato, due fosse per guance,
una benda nera su un occhio. Parlando a fatica.
-Vi aspettavo, sapevo che sareste venuti. State tranquilli!I piccirille restano ‘ca!
Hanno tutto, ma soprattutto tengono l’ammore che fora non ci sta! Non pi issi!
De Pretore Vicienzo è morto pa famme…Issi no! Sono figli a me! Sono figli a Eduardo!
E ora… ho da fare… con permesso!-
E andò dai suoi bambini, promettendo un giro di gioco dell’oca e poi un acchiapparella.
Tornarono dal “vecchiacone”, sereni, in pace.
-Cari, cari, ora possiamo dormire sonni tranquilli, sappiamo che gli orfanelli di strada
stanno bene e che a loro non mancherà nulla.
Carlino, Carlino. Che c’è? Sei distratto? A che pensi?
-Penso a Eduardo, e a una sua poesia.
Tre piccirille,
sott’a nu mbrello,
due bruttulille,
n’ato cchiù bello.
Chillu cchiù bello,
cchiù strappatiello,
purtav’o mbrello
a rras’e cappello.
Sto pensando che De Filippo ama di più ”o strappatiello”…
Francesco Certo