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di Massimiliano Cavaleri
Aperto il 472° Anno Accademico dell’Università di Messina per la prima volta al Vittorio Emanuele. Il rettore, appena eletto nella giunta nazionale della CRUI, ha tracciato un bilancio dei primi 18 mesi di governance. Standing ovation per la prolusione del grande regista che ha emozionato il teatro gremito di autorità, accademici e studenti.
Oltre il 15,5% in più di iscritti nell’Anno Accademico 2019/2020 inaugurato oggi pomeriggio al Teatro Vittorio Emanuele alla presenza del maestro Pupi Avati, un totale di 6.593 studenti a fronte dei 5.707 del 2018: un dato prezioso e in controtendenza rispetto agli altri atenei d’Italia emerso nel “bilancio” tracciato in apertura dal rettore Salvatore Cuzzocrea, a 18 mesi del suo mandato: “L’incremento degli immatricolati è tra le nostre priorità; un obiettivo importante raggiunto che va ulteriormente incentivato nei prossimi anni. L’Università è degli studenti e per gli studenti, quindi sono loro la forza sulla quale scommettere per essere più attrattivi e competitivi. Credo di dover dedicare ancora più attenzione alla ricerca e al rafforzamento dell’offerta didattica; al potenziamento della struttura amministrativa, organizzativa e tecnica; nonché allo sviluppo delle risorse umane, entro una cornice più generale; e consolidare il ruolo della nostra Università nel panorama nazionale e internazionale. Abbiamo lavorato sodo per l’apertura di dieci nuovi corsi di laurea – ha continuato il Magnifico – cinque già partiti di cui uno in lingua inglese (Scienze nutraceutiche e alimenti funzionali, Scienze e Tecniche psicologiche cliniche e preventive, Tecniche della riabilitazione psichiatric, Geophysical Sciences for seismic risk, Sicurezza e qualità delle produzioni animali) e altrettanti nel prossimo settembre (Ingegneria gestionale, Scienze del turismo, della cultura e dell’impresa, Sostenibilità ed innovazione ambientale, Ingegneria elettronica per l’industria, Scienze dell’alimentazione e nutrizione umana e Scienze e logistica del trasporto marittimo ed aereo). A questi si aggiunge la mobilità internazionale con 1.234.308 milioni di euro di risorse stanziate, molte di più rispetto all’anno precedente, e la sigla di 38 nuovi accordi Erasmus+ garantiremo 1041 posti disponibili presso Università estere (529 corsi di laurea, 401 magistrale, 111 dottorati)”. Cuzzocrea ha poi parlato dei servizi agli studenti, in particolare gli oltre 900mila euro stanziati per i trasporti; la dematerializzazione che prevede online da marzo 2020 tutti gli adempimenti amministrativi per il conseguimento della laurea, app per gestione carriera studenti e rilevazione presenze studenti, idem per esami stato; incentivi economici e no-tax area; i 490mila euro per rimborsi degli affitti con casa UniMe; la ricerca scientifica (705mila euro nel 2020 a fronte dei 450mila del 2019); i bandi competitivi salgono a 32 nel 2019 rispetto ai 23 del 2018; banditi 103 posti per dottorati di ricerca (81 con borsa, 21 senza borsa, 1 apprendistato – nel 2018 erano 92); interventi di restauro delle facciate della sede centrale e di Palazzo Mariani (aperta una nuova palestra), la ristrutturazione dell’ex Biblioteca regionale e dei Poli Papardo, Annunziata e Policlinico; infine “fiore all’occhiello” il recente acquisto dell’ex sede della Banca d’Italia (6000 mq, risalente al 1924).
La cerimonia, 472esima dalla fondazione, è stata aperta dal coro dell’UniMe, diretto dai maestri Umberto e Giulio Arena, con le note dell’inno nazionale ed europeo e, prima ancora, quello d’ateneo “Gaudeamus Igitur” che ha accompagnato la sfilata del corteo accademico cui hanno preso parte, oltre ai prorettori UniMe, i rettori ospiti: Francesco Adornato (Macerata), Luciano Saso (prorettore La Sapienza di Roma), Francesco Priolo (Catania), Fabio Mazzola (prorettore vicario di Palermo), Giovanni Battista Dagnino (delegato LUMSA), Santo Marcello Zimbone (Mediterranea di Reggio Calabria), Giovambattista De Sarro (Magna Grecia di Catanzaro), Giovanni Puglisi (Kore di Enna), Antonino Zumbo (Università per stranieri di Reggio Calabria).
Dopo il saluto dell’assessore regionale agli Enti locali Bernardette Grasso, in rappresentanza del governatore Nello Musumeci, l’intervento del presidente del Teatro Orazio Miloro: “Sono particolarmente felice che per la prima volta il Vittorio Emanuele ospiti una cerimonia così antica e prestigiosa per la nostra città. L’inaugurazione dell’Anno Accademico di oggi ha un significato forte e incisivo di sinergia tra istituzioni: grazie alla proficua collaborazione con il rettore Cuzzocrea si stanno mettendo in campo idee e azioni per fortificare il cammino che vede insieme la “casa della cultura”, come mi piace definire l’Ente Teatro di Messina, con la più grande “industria culturale” del nostro territorio, l’ateneo”. Il rettorato di recente ha potenziato numerosi corsi di laurea, tra cui il DAMS (Discipline Arti, Musica e Spettacolo), quindi mondo del teatro e non solo. A seguire, la relazione del direttore generale UniMe Francesco Bonanno: “Semplicità, rapidità, correttezza e precisione, visibilità e trasparenza, pluralismo sono le parole chiave che hanno guidato la mia azione; a cominciare dal nuovo assetto funzionale delle risorse interne, che rispetta il Piano nazionale anticorruzione, riduce le criticità e migliora il grado di soddisfazione degli utenti e le loro necessità; e ancora il sistema di misurazione e valutazione delle performance; una comunicazione più efficace in termini di qualità e fruibilità. Infine sono state avviate 240 procedure di gara (112 beni, 17 lavori e 115 servizi)”.
Poi il rappresentante del Personale tecnico amministrativo, bibliotecario e CEL Nunzio Femminò, ha espresso delusione per il mancato rinnovo del contratto nazionale: “Le aspettative legate alla legge di Bilancio erano tante e sono state tradite, dopo oltre un decennio di blocco sostanziale. Al contrario il nostro ateneo ha attenzionato questioni tra cui il contributo del Personale nei cicli di performance, nelle procedure di valutazione, nell’ottemperare agli obblighi di trasparenza e anticorruzione, alle implicazioni dell’agenda digitale, ecc.”. Stesso plauso da parte degli studenti soprattutto in tema di trasporti: “L’amministrazione universitaria si è impegnata ad abbattere le cosiddette barriere logistiche – ha sottolineato il rappresentante Andrea Muscarà – facilitare il raggiungimento delle varie sedi; serve maggiore attenzione soprattutto ai pendolari e fuorisede”. Ha poi parlato di ateneo tecnologico, ecologico e aperto: “Condividiamo l’idea di un’università smart, 2.0, ecofriendly e plastic free”. Lo studente con protezione internazionale Aly Traore ha raccontato la sua esperienza: 29enne, originario del Mali e arrivato ad Aidone, in provincia di Enna, dopo aver vinto una borsa di studio e imparato l’italiano, oggi frequenta la facoltà di Scienze politiche e relazioni internazionali: “Spero un domani di poter lavorare nell’ambito della cooperazione tra Paesi per agevolare tutte le persone che sognano una vita normale e non hanno la possibilità di viverla. Io ho avuto questa fortuna”.
Poi l’attesissimo Pupi Avati, uno dei più grandi del cinema italiano e apprezzato scrittore, anticipata da un video che ha ripercorso brevemente la lunghissima carriera del cineasta con 50 film diretti e 51 sceneggiature, oltre ai numerosi premi e riconoscimenti vinti, tra cui 3 David di Donatello. Ha esordito nella sua brillante e incisiva prolusione, ricordando uno dei progetti più ambiziosi e attesi: “E’ da tanti anni che voglio fare un film su Dante, il più grande talento italiano, il miglior poeta del mondo, di cui molti sanno poco. L’unica voce autorevole che ha raccontato la sua vita è Boccaccio, nato nel 1313 mentre Alighieri è morto nel 1321: prossimo anno ricorrono i 700 anni; se hanno fatto un documentario su Chiara Ferragni – ha ironizzato – possiamo dedicarne uno anche a Dante”. Poi ha spiegato agli studenti l’importanza nel cogliere la differenza tra ciò che uno vuole e ama fare e ciò che uno sa fare: “La passione che hai dentro non per forza corrisponde al tuo talento – ha raccontato il regista – è la storia della mia vita, innamorato della musica, speso invece per il cinema. Da giovane ho invidiato il mio amico, concittadino bolognese, Lucio Dalla, che aveva una musicalità pazzesca, misteriosamente pervenutagli dall’alto: ad un certo punto ho smesso di suonare. Per me è un’esperienza emblematica: non bisogna incaponirsi per un mestiere o arte per cui uno non è predisposto. Per me era quasi una maledizione la competizione con questo straordinario cantautore – continua scherzando – ho pensato di persino di ucciderlo!”. Standing ovation per il maestro che ha toccato alcune tappe salienti della sua vita narrando divertenti aneddoti: magistrali e significativi esempi di vita vissuta tra cinepresa, letteratura e jazz, soprattutto nella sua amata Emilia Romagna.
La manifestazione è stata arricchita dalle esibizioni dell’ensamble orchestrale del liceo musicale “Emilio Ainis” diretto dal maestro Andrea Pappalardo (clarinetto solista Gabriele Silipigni), che ha eseguito “Jazz Band”, brano di Amedeo Tommasi tratto dalla colonna sonora dell’omonimo sceneggiato televisivo; e due omaggi a Federico Fellini, di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita: “Amarcord” e “La Strada” di Nino Rota colonne sonore degli omonimi film. Il rettore infine ha ricordato la vicenda del giovane ricercatore Patrick George Zaky, attualmente detenuto nelle carceri egiziane, e ha condiviso l’iniziativa intrapresa dall’Università di Bologna, in cui Patrick frequenta un master dallo scorso settembre, auspicandone con forza l’immediata restituzione alla libertà.