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a cura di Giuseppe Iannelli
Riflessioni multi-tematiche…fatte dalla prospettiva di un presente “sicuro” di aver migliorato il suo passato ma “incerto” sulle prospettive del suo futuro.
I rapporti tra gli uomini, tra gli uomini e Dio, tra gli uomini e la natura possono essere di tre tipologie “geometriche”: verticale, orizzontale e obliqua.
Ognuna di queste direzioni diversifica per i seguenti caratteri:
il senso (uni o bidirezionale)
il carico (idee, sentimenti, oggetti e… soggetti)
il fulcro (il punto che determina l’equilibrio o la tensione tra le parti)
l’oscillazione (ossia l’insensibile movimento lungo le braccia della linea che può far precipitare l’equilibrio che, non essendo di tipo fisico-chimico, non dipende da quantità bensì da qualità ed esattamente dalla prospettiva in cui gli interagenti si dispongono tra loro).
Dai primordi della civiltà e fino alla “scoperta” degli dei e di Dio, la linea predominante era verticale e il senso unidirezionale, dall’alto verso il basso.
Caino, più vecchio e più forte, uccise Abele per gelosia e sete di dominio.
I Re e i Padroni uccidevano i sudditi proditori e i servi disobbedienti, inutili e sfaticati.
Gli dei erano avidi del sangue degli uomini: compenetrati di natura umana, essi vivevano nel e del pensiero umano.
L’uomo assegnava loro la potestà sui fenomeni intangibili e non esitava, in quel tempo in cui tutto era sopraffazione e baratto, a farsi spontaneamente olocausto in cambio della fertilità della terra e dei loro “favori”.
Solo Dio non “volle” mai nulla in cambio.
Egli non è frutto della fantasia umana, essendo “vero” si rese noto agli uomini stabilendo con loro un Patto in cui non esistevano condizioni o oggetti di scambio.
Molti cercarono di somigliargli, ma fu sempre e soltanto aria fritta!
Nell’impresa si succedettero imperatori, predicatori, condottieri, eserciti, pensatori, eroi, navigatori, sacerdoti.
Anche per loro il comune denominatore fu la smania di potere.
Attesero inutilmente che Dio anziché manna gli instillasse Sapienza.
Lo invidiavano, non sapevano rassegnarsi alla sottomissione.
Cominciarono a meditare su come interrompere la verticalità del rapporto.
Diventarono maghi, inventarono la Kabala, dedicarono la vita alla ricerca della pietra filosofale e a tutto ciò che potesse rendere incorruttibile la materia e dare all’uomo onniscienza e immortalità.
Gli unici che non sfidarono Dio furono i medici.
Essi non provarono mai ad “aprire” le acque o “insanguinare” le acque dei fiumi.
Se ne stavano in un cantuccio, fra tavolocce di cera e silenziosi sguardi celesti, intenti ad “osservare” tutto ciò che avveniva attorno a loro: il variare del clima, le successioni del tempo e delle stagioni, i moti astrali, la vita e la morte.
Per evitare che l’uomo si dannasse nel tentativo di somigliargli, fu allora Dio a mutare la direzione del rapporto tra lui e l’uomo.
Arrivarono i profeti…Cristo, Budda, Maometto.
Dio decide di non trascendere più e per gettare un ponte con la sua creatura, si fa uomo e la direzione diventa orizzontale.
Avvenne un cambiamento radicale dell’asse uomo-Dio, uomo-uomo e uomo-natura, tutto orizzontale e bidirezionale.
Anche le relazioni umane diventano più “democratiche”.
Le distanze (le braccia della leva) tra gli uomini si accorciano e il fulcro, il punto di equilibrio, diventa più instabile.
I carichi sono più pesanti perché le idee e i sentimenti aumentano a dismisura evolvendo con una dinamicità vertiginosa.
Le oscillazioni si fanno trepide e mutevoli, l’equilibrio più precario.
Tra l’oggetto e il suo soggetto la differenza si attenua, in un divenire incessante che porta alla identificazione dell’uno nell’altro, sulla scia della divina umanità di Cristo, Dio e Uomo.
Gli uomini cominciano a scoprirsi se non uguali…simili!
Acquisiscono una consapevolezza finalistica della vita che impronta di sé anche i medici.
L’uomo vuole e Dio gli consente che la sofferenza sia combattuta.
Cristo guarisce, la sua prognosi è favorevole.
Il “medico” di tutti e soprattutto dei poveri e diseredati si accomiata dalla sua creatura senza prescrivere medicine, gli dice semplicemente: và, la tua fede ti ha salvato!
Nel suo incomparabile progetto non è prevista l’immortalità immediata ma la guarigione o il sollievo delle malattie del corpo, sì!
È ancora il nostro intento, oggi.
I medici sono sempre presenti nei porti dove attraccano le barcacce dei disperati e affamati provenienti dalle coste d’Africa.
I medici sono in trincea dove nascono epidemie devastanti e mortali.
Sono accanto alla gente che muore anche per quella forma di pandemia, più grave di una infezione, che si chiama con tanti nomi e, tra questi, i più comuni… guerra, fame e malnutrizione.
Sono lì dove un’istituzione bieca continua a chieder olocausti in cambio di potenza e di ricchezza.
Sono lì pronti a soccombere insieme ai disperati che muoiono bruciati dall’odio razziale o disintegrati dalla mancanza di diritti civili.
Lo fanno perché la loro essenza lo esige.
Il rapporto orizzontale lo esige.
In questa direzione, vanno anche le altre scienze che vogliono salvare un pianeta per troppi anni sfruttato ed ora moribondo.
Domani l’asse direzionale dei nostri rapporti sarà sicuramente diverso perché i nostri occhi guardano sempre di più all’ignoto universo.
Ci sarà un’ulteriore variazione di asse.
Obliquo, intermedio tra i primi due.
L’asse del futuro sarà obliquo perché il fulcro tra terra e universo si sposta verso lo spazio.
E su questo fulcro anche l’equilibrio si farà più instabile perché…
Perché lo spazio si dilata e la coscienza rischia di disperdersi negli sconfinati spazi interplanetari.
I carichi saranno pesantissimi perché le idee diverranno meno “umane” e si trasformeranno in tanti “bip” telematici: saremo soggiogati dal sistema binario.
I sentimenti non avranno più un colore, una fragranza, una sensazione.
Il cuore non sarà più il loro scrigno.
Essi, se ci saranno ancora, saranno inclusi dentro una griglia matematica di cui non faranno parte la fantasia, l’amore e speriamo anche l’odio.
L’uomo-soggetto, confrontandosi con la finita immensità dell’universo, si sentirà tanto piccolo da divenire oggetto anch’egli.
L’uomo del futuro proverà, con la sua avanzata tecnologia, ad estendersi verso l’alto in un viaggio incerto che sa di parabolico.
L’entusiasmo dell’ascendere verso l’ignoto potrebbe trasformarsi nella disperazione della discesa, del fallimento!
Speriamo che a Dio piaccia mantenerci all’apice della curva.
Ma dipende anche da noi!
Non dobbiamo de-sincronizzarci dalla frequenza d’onda che ci consente di stare in continuo ascolto…di Lui e della nostra coscienza!
Solo così i medici saremo, come fummo e siamo, sempre all’apice della linea…all’acme della parabola!
Forse ancora una volta, gli unici equidistanti tra i due punti fissi dell’esistenza: Dio e la natura!
Come sempre “iperbolici” e sempre orgogliosi di essere medici!