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di Luisa Barbaro
La mia esperienza nel carcere, sez. femminile di Messina, è stata unica ed indimenticabile! Donne che hanno dovuto interrompere le relazioni col mondo esterno – donne spesso vittime delle circostanze familiari, incolpevoli vittime di un modo di vivere, di una mentalità corrotta.
Donne che vivono un disagio sociale nelle carceri, la nuova emarginazione, per poi rimanere schiacciate da questa stigmatizzazione.
La solitudine, la lontananza e quindi l’impossibilità di avere continui e regolari contatti con i propri cari, sono spesso l’origine di un crollo psicofisico, fino alla perdita di identità, che distrugge la loro personalità , in modo da rendere impossibile un successivo adattamento ad ogni altra comunità.
Il carcere deve essere anche un luogo di rieducazione dei detenuti, a partire dal diritto all’istruzione, al fine di rivivere una vera e propria riabilitazione sociale.
Da Ginecologa ho affrontato argomenti sulla sessualità, sulla conoscenza del proprio corpo, fino alla prevenzione della violenza e dell’abuso, corretta alimentazione, stile di vita e così via. Tante sono le associazioni presenti in città che si occupano con temi diversi di costruire una rete di relazioni con attività ricreative, culturali e sportive che possano determinare una crescita personale durante la permanenza in carcere.
Molti volontari esterni in condivisione con l’amministrazione penitenziaria, cercano di trovare quegli aspetti risocializzanti come il teatro , lo yoga , laboratori di lettura , scrittura, di cinema e attività legate alla musica .
E’ quindi importante avviare progetti di reinserimento attraverso una sinergia tra tutte le forze attive del territorio, per potere aiutare le persone più deboli e per evitare la disuguaglianza sociale dei carcerati. Così soltanto si può riuscire ad intervenire con diverse forme sul disagio sociale.
Certo, ognuno in base alle proprie risorse dovrebbe avere la capacità di saper adeguare le proprie competenze professionali e relazionali ai velocissimi mutamenti della società, per poi così, saper aiutare queste persone a reinserirsi, per un futuro di opportunità lontano dalla delinquenza .
Concludo con una frase di Dostoevskij:
“Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni.”
Dietro le mura
Volti puliti, donne normali
studentesse, madri di famiglia
mi guardano, mi chiedono…
mi toccano, mi scrutano….
Mi sorridono
Con lo sguardo triste
mi accompagnano con le loro vite
e mi lasciano andare
al di là
delle sbarre
Nur