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di Antonino Arcoraci
Il disagio è la sensazione che in questi giorni di nuove restrizioni mi porta sofferenza e a volte mi opprime. Una sensazione sgradevole che mi fa sentire la mancanza di qualcosa e di qualcuno…di una vita normale fatta di quotidianità rapportata alle mie possibilità fisiche, psichiche e sociali. Un senso di pena e di molestia provato dalla mia incapacità di adattarmi al nuovo sistema che mi limita, mi chiude tra le mura della mia casa, che mi crea imbarazzo. Mi priva della compagnia degli altri, del praticare le mie piccole cose e di avere contatto oltre che con i miei parenti, anche con gli amici, con i conoscenti, con le persone tutte, verso le quali io mi sono sempre sentito disponibile e accanto.
L’ansia da contagio, l’ansia da reclusione, che durante il lockdown mi ha fortemente limitato nelle mie cose e che ora si ripete – anche se vaccinato, anche se siamo in zona arancione e ci avviamo alla gialla – mi porta alla sindrome della capanna, mi porta ad avere paura. Paura, alla mia età, di non essere più in grado di gestirmi e di gestire quanto prima mi era abituale. Di entrare in quella fase ‘da limbo’, di ‘sospensione’, di ‘stasi’ che nell’era del Covid, coinvolge tante persone.
Me ne faccio una ragione: cerco di mettermi in relazione con gli altri, di condividere emozioni e preoccupazioni, di tenermi informato attraverso i canali istituzionali e i mass media senza lasciarmi prendere dal patema delle martellanti raccomandazioni e dalla rabbia per le continue trasgressioni. Rispetto le regole sanitarie e compatibilmente, mantengo le mie abitudini. Seguo un’alimentazione sana, faccio esercizi di rilassamento, leggo, ascolto musica. Scrivo e diffondo il mio pensiero con i mezzi che la tecnologia moderna mi fornisce. Consiglio il mio modo di essere e di fare a chi mi sta vicino, anche se non fisicamente. Scongiuro l’isolamento e la solitudine, ma mi manca la progettualità del domani, la partecipazione delle persone ai miei programmi.
Sacrifico tanto in virtù di una logica che mi porta alla prevenzione personale e a quella degli altri. Da cattolico spero… nell’aiuto della provvidenza che porti presto a un vaccino, alla capacità di fare programmazione sanitaria, dalla prevenzione al recupero. Spero in un sistema deliberativo sennato e nella capacità delle persone a sapersi gestire.
Tengo sempre presente il detto siciliano: cu si guardau si salvau!
Purtroppo non ci si salva da soli.
Come ha scritto Massimo Molteni, è necessaria la responsabilità di tutti: giovani, maturi e anziani. La responsabilità, la professionalità e la lungimiranza delle istituzioni, del pubblico, del terzo settore, del privato che portino a giuste sinergie per un cammino nuovo e innovativo. A nuovi modelli e a nuovi paradigmi…come la telemedicina e la teleriabilitazione.
Non vi è salute se non c’è salute mentale afferma l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). E, sappiamo tutti che la sfera mentale è parte integrante del benessere della persona. La aiuta nella sua individualità e la supporta nella sua sfera sociale. A maggior ragione in questo periodo di emergenza in cui la gente è obbligata a limitare i suoi contatti di vicinanza con le persone sia nella quotidianità che nelle possibili occasioni di incontro.
Non tutti siamo nelle condizioni mentali di gestire lo stress continuamente alimentato dai Dpcm che si susseguono e che per i contenuti, molto spesso per le reazioni che procurano, sono ulteriore motivo di disagio che diventa ansia e scatena la paura.
Ansia che porta insonnia, ansia che diventa angoscia, ansia che sfocia nella chiusura protettiva ma avvilente. Ansia, base della sofferenza fisica che può aprire all’atto bulimico o all’isolamento.
Lo ha previsto l’OMS e, sapendo della difficoltà a gestire lo stress in questa fase pandemica da coronavirus, non solo informa che durante una crisi è normale sentirsi tristi, stressati, confusi, spaventati o arrabbiati, ma addirittura detta un vademecum intitolato in cui si legge: – È normale sentirsi tristi, stressati, confusi o spaventati durante una crisi. – Parlare con persone di cui ti fidi ti può aiutare. – Contatta gli amici e la famiglia. – Se devi rimanere a casa, mantieni uno stile di vita sano: dieta corretta, sonno, esercizio fisico e i contatti sociali con i tuoi cari e i tuoi amici via e-mail e telefono. – Non fumare, non bere alcolici o peggio ancora non usare droghe per affrontare le tue emozioni. – Se ti senti sopraffatto dall’angoscia, parla con un operatore sanitario o con un consulente. – Raccogli le informazioni che ti possano aiutare a determinare con precisione il rischio in modo da poter prendere precauzioni ragionevoli. – Trova una fonte scientifica attendibile come il sito web dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) o una istituzione governativa del tuo paese. – Cerca di limitare la preoccupazione e l’agitazione riducendo il tempo che tu e la tua famiglia trascorrete guardando o ascoltando i media che percepisci come sconvolgenti. – Ricorda come in passato hai affrontato le avversità della vita per gestire le tue emozioni durante il momento difficile di questa emergenza.
Sono consigli semplici che aiutano, che incoraggiano e che è bene accompagnare a quanto Emilio Pozzi suggerisce via chat pergarantire le prestazioni motorie e la lucidità mentale: – 2 volte al giorno, mattina e pomeriggio, alzarsi e sedersi per 5 volte consecutive da una sedia abbastanza vicina a un tavolo. – mattina e pomeriggio camminare per 10 minuti intorno alla casa o tra le pareti domestiche – ogni giorno leggere per 10 minuti, a voce alta. Giovanna Torrisi ha girato un video che io sintetizzo: dormire almeno 7 ore al giorno, marciare sorridendo, bere molta acqua, mangiare frutta e legumi, fare una colazione da re, un pranzo da principe e una cena da povero; meditare, sognare ad occhi aperti, guadare il lato positivo delle cose, dimenticare le sconfitte;…la vita è scuola, bisogna viverla al presente…il meglio deve venire, bisogna viverla pienamente secondo i nostri limiti.
Io li ringrazio per i loro suggerimenti e li diffondo perché ognuno ne faccia buon uso.
Saggezza e buon senso si ottengono in tre modi: primo con la riflessione, che è la cosa più nobile; secondo attraverso l’imitazione, che è la cosa più semplice; e terzo con l’esperienza, che è la cosa più amara di tutte (Confucio).