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di REBECCA DE FIORE
Sì: la chirurgia ortodontica (o ortognatica) che corregge le anomalie congenite o acquisite può influenzare il linguaggio. In altre parole, la chirurgia correttiva della mascella può avere questa conseguenza. Ciò non vuol dire, però, che sia molto frequente “svegliarsi parlando un’altra lingua”.
A quali interventi chirurgici si riferisce, Dottore?
Per esempio, mi riferisco al riposizionamento tridimensionale dell’arcata dentale superiore nei pazienti che sono affetti da deformità dentali o al viso (in termini tecnici i chirurghi parlano di “avanzamento anteriore Le Fort I”). Questo intervento può contribuire alla chiusura incompleta delle fibre muscolari presenti fra orofaringe e rinofaringe, quelle che aiutano la deglutizione e la produzione di suoni e rumori con gli organi vocali. Inoltre, la chirurgia mascellare può modificare la posizione della lingua rispetto ai denti superiori e al palato ed essere associata a un funzionamento imperfetto dell’articolazione. Infine, anche la perfetta chiusura delle labbra può cambiare in seguito a movimenti della mandibola simmetrici (tipo l’apertura o la chiusura o la protrusione) o asimmetrici (come quelli che avvengono quando mastichiamo del cibo).
Quelle che sta descrivendo sono conseguenze definitive?
No, con il tempo la maggior parte di queste alterazioni del linguaggio post-operatorie si risolve; tuttavia, in alcuni casi può essere necessario un intervento chirurgico che modifica la volta del palato e che si definisce faringoplastica [1, 2].
Si tratta di alterazioni del linguaggio che hanno – come dire? – una causa meccanica successiva alla chirurgia della mandibola. Diverso è il caso di un cambiamento di accento, apparentemente non spiegabile con la meccanica.
Infatti, è a questo che si riferiva la mia domanda iniziale…
In medicina è chiamata la sindrome dell’accento straniero [4]. È un raro disturbo del linguaggio in cui i pazienti si trovano ad affrontare un improvviso cambiamento del loro accento, per esempio dell’inflessione regionale. Questa condizione è molto rara e un’ipotesi è che sia secondaria a cambiamenti nelle variazioni fonetiche del parlato.
Affascinante: ma succede solo dopo chirurgia ortodontica?
Assolutamente no. Dobbiamo tener presente che stiamo parlando di una sindrome complessa che non insorge solo successivamente alla chirurgia di questo tipo: la maggior parte dei casi, infatti, emerge durante il processo di recupero da disturbi più gravi di natura neurologica. Per esempio, dopo un danno cerebrale che ha reso il paziente non più capace di eseguire movimenti da lui già conosciuti, nonostante la volontà e la conservata capacità fisica (la cosiddetta “aprassia”) [4].
La sindrome dell’accento straniero può manifestarsi anche dopo la perdita della capacità di articolare la parola in modo normale, iniziando per esempio a parlare a scatti o in falsetto (questa condizione si chiama “disartria”). Oppure può insorgere dopo un’afasia [4], vale a dire un disturbo del linguaggio che può essere caratterizzato da un’alterazione della comprensione o dell’espressione delle parole o degli equivalenti non verbali delle parole, e che deriva da un alterato funzionamento dei centri del linguaggio nella corteccia cerebrale e nei nuclei della base o delle vie di connessione a livello della sostanza bianca [5]. Senza contare, poi, che la sindrome può anche presentarsi come un disturbo isolato, senza alcuna compromissione concomitante del linguaggio.
Quali possono essere le cause?
Sono state suggerite diverse cause, comprese quelle psicologiche [6], ma l’origine neurologica del problema è ancora oggetto di studio. L’analisi di quanto è stato pubblicato su questo argomento ci dice che la comparsa di un accento straniero è stata segnalata soprattutto in associazione a lesioni cerebrali vascolari e traumatiche che colpiscono una delle principali strutture del cervello umano: l’area vocale perisilviana anteriore sinistra e la scheda che possiamo leggere su Wikipedia ci mostra esattamente dove si trova [7].
D’accordo, ma a me sembra strano che dopo una chirurgia un italiano inizi a parlare turco…
Infatti, i casi riportati nella letteratura scientifica ci dicono che è possibile, ad esempio, che chi parla inglese americano sviluppi un accento britannico, o che avvenga un cambiamento nella cadenza o nell’accento tra lingue che hanno qualcosa in comune [3]. Ma ogni regola – o apparente regola – ha la sua eccezione.
Non molto tempo fa, è stato infatti pubblicato un caso molto interessante [8]. Un ragazzo olandese di 17 anni è stato ricoverato in ospedale in seguito a un intervento chirurgico al ginocchio dopo un incidente durante una partita di calcio. La lingua madre del paziente era l’olandese e la seconda era l’inglese, imparata a scuola. Il ragazzo aveva parlato esclusivamente olandese per tutta la vita, con un particolare dialetto di una zona del sud del suo Paese natio, mentre l’inglese solo a lezione. Dopo l’intervento, un’infermiera aveva notato che il paziente parlava inglese. Nessun problema apparente di tipo psichiatrico all’esame del medico: rispondeva alle domande, ma esclusivamente in inglese, parlato con accento olandese. Dopo quasi un giorno dall’intervento il ragazzo era di nuovo in grado di capire l’olandese, ma non era ancora capace di parlarlo. Cosa che è avvenuta solo dopo qualche ora.
Dottore, mi sembra che ancora ci sia molta incertezza sulle cause di questo strano disturbo…
È così. Molta dell’incertezza dipende dalla rarità e dalla impossibilità di studiarlo in modo sistematico. Occorre fare affidamento sui casi clinici che, come abbiamo in parte visto, ci dicono anche cose diverse e contraddittorie tra loro. Dobbiamo accettare l’evidenza che il percorso della conoscenza è ancora lungo e, come scriveva il grande neurologo Oliver Sacks, “spesso la nostra unica verità è quella narrativa, sono le storie che ci raccontiamo a vicenda e raccontiamo a noi stessi” [9].
(Fonte: dottoremaeveroche.it)