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L’Omceo avvia i lavori per un modello pilota condiviso tra palliativisti e medici di famiglia
Ogni anno, in Italia, muoiono circa 180mila malati oncologici, il 90% ha bisogno di un piano terapeutico e assistenziale in grado di garantire loro la migliore qualità di vita che resta. Si tratta di una domanda globale: l’Organizzazione mondiale della sanità ha censito nel mondo circa 57 milioni di persone bisognose di cure palliative, ma le riceve solo il 10%.
“Le cure palliative interessano il dolore fisico come quello psicologico, pazienti oncologici e non oncologici, la cui gestione in fase terminale è un aspetto fondamentale della cura. Si tratta di un diritto umano fondamentale. Ma il periodo del loro ‘fine vita’ patisce aspetti terapeutici e servizi assistenziali non ancora completamente codificati, con conseguenze negative di carattere clinico ed economico per la spesa sostenuta di farmaci spesso inappropriati, e in certi casi perfino potenzialmente dannosi”. Lo ha detto il presidente dell’Ordine dei medici di Palermo Toti Amato, consigliere nazionale della Fnomceo, intervenendo stamattina a Villa Magnisi al primo workshop multidisciplinare itinerante “Camminiamo insieme”. Un progett condiviso dalla Società italiana di Cure Palliative (Sicp), la Federazione Cure palliative (Fcp) e l’Ordine dei medici per rispondere alle cure palliative di fine vita, all’appropriatezza terapeutica associata alle diverse patologie croniche, agli aspetti clinici e ai bisogni del malato, ma anche ai possibili errori terapeutici. L’appuntamento di stamattina è il primo di una serie di percorsi che si svilupperanno in tutte le sedi provinciali degli Omceo siciliani per avvicinare la visione dei palliativisti con quella dei medici di famiglia.
“Bisogna camminare insieme a tutte le professioni sanitarie perché servono protocolli realmente condivisi. Si straparla di una sinergia ospedale-territorio che nei fatti resta solo nel dibattito generale – ha sottolineato il presidente dei medici -. Questa prima giornata di lavori dovrà adeguarsi al nuovo modello organizzativo dell’Omceo che ha già prodotto risultati concreti in altri ambiti: gruppi di lavoro a breve scadenza. In un paio di mesi bisogna produrre un documento con soluzioni condivise anche con le associazioni civiche in modo da avere un quadro chiaro del contesto. L’Ordine poi lo sottoporrà ai decisori istituzionali”.
D’accordo gli esperti palliativisti e medici generalisti. Il punto per tutti è che “tutte le evidenze scientifiche hanno dimostrato la frequente inadeguatezza dei trattamenti, una gestione sanitaria pressoché inesistente e prescrizioni farmacologiche spesso inappropriate. I pazienti vengono assistiti non da palliativisti, ma nella maggior parte dei casi da medici di medicina generale, specialisti di altre discipline e da personale sanitario non dedicato. Bisogna partire dalla costruzione reale di una rete tra medici territoriali e ospedalieri rimasta sulla carta, nella legge 38 del 2010, per arrivare ad obiettivi comuni: comprendere il cammino del paziente terminale nelle diverse patologie croniche, gli aspetti clinici e i bisogni, considerando anche criticamente gli errori commessi per apportare soluzioni coerenti al caso clinico specifico”. Così Oscar Corli, già presidente Sicp, nonché responsabile dell’Unità di ricerca in Terapia del dolore e Cure palliative dell’Irccs di Milano e il vicepresidente Grazia Di Silvestre della Società, il presidente della Fcp Tania Piccione e i due coordinatori Gaspare Lipari (Sicp Sicilia) ed Edoardo Di Maggio, medico di medicina generale (Sicp Macro/Area Sud Isole).