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Il prossimo 10 ottobre in tutto il mondo si celebrerà la giornata della salute mentale per far riflettere l’umanità su questo bene prezioso che, ricordando Freud S., è la capacità di lavorare, amare e soffrire; per quest’ultime, a differenza del lavoro legato al mercato della domanda e dell’offerta, si tratta di una acquisizione di equilibrio emozionale nei confronti del pianeta che in ognuno è rappresentato in maniera chiara, particolare, variamente condivisibile. Quando si parla di mondo ci si riferisce sia al mondo esterno costruito con la sua storia collettiva, i suoi valori, le sue credenze; altresì al mondo interno costruito per immagini significative che hanno per noi espressione di esistenza sin dalle primissime esperienza (genitori, fratria, nonni, ecc.) e quelle successive che condividiamo con la nostra generazione (amici, amanti e amati, figure della trascendenza per chi ci crede). Questa grande popolazione esterna (micro e macro società) e interna ( intuizioni, rappresentazioni, ricordi, ecc.) dirige, organizza la nostra salute e, purtroppo, la nostra condizione di disagio e di disadattamento. Certamente la stessa è sostenuta da una biologia, da una biochimica che ordina ( o disordina) il mondo emozionale ma la nostra esperienza ci dice che la stessa è unica ed irripetibile nella sua soggettività al punto tale che la stessa può non avere posto nella sua conoscenza come ad esempio nella malattia mentale da quella più grave a quella più lieve che possiamo osservare nel più semplice disagio.
La definizione di salute mentale proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come osserva un recente articolo di Galderisi e Al (2017) * enfatizza il un ruolo fondamentale della produttività della persona. Pur considerando il benessere come un obiettivo desiderabile per molte persone, la sua inclusione nella definizione di salute mentale suscita preoccupazioni. Secondo Keyes,citato da Galdersi et Al il benessere comprende il benessere emotivo, psicologico e sociale, e implica sentimenti positivi (come il senso di colpa) sociale, e implica sentimenti positivi (ad esempio, felicità, soddisfazione), atteggiamenti positivi verso le proprie responsabilità e verso gli altri. La salute mentale, al pari di ogni forma di salute, non è un’assenza di sintomi ma uno stato in cui il soggetto esprime un a soddisfazione di vita che poi è la base di ogni successo.
Per quanto sopra Galderisi ed Al. propongono una più articolata definizione “La salute mentale è uno stato dinamico di equilibrio interno che permette agli individui di utilizzare le proprie capacità in armonia con i valori universali della società di riconoscere, esprimere e modulare le proprie emozioni … e una relazione armoniosa tra corpo e mente … “. Quest’ultima descrizione certamente non è statistica e sicuramente non ha una distribuzione gaussiana attesa ma è una proposta ideale, come del resto tutte le forme di salute dei singoli apparati, che, proprio perché è utopica rappresenta una meta. Molto più umilmente dobbiamo puntare al percorso verso il traguardo che è fatto da gesti quotidiani di salute mentale: l’attenzione alle relazioni, l’attenzione a quelle parti nostre non accessibili alla coscienza(vedi ad es disturbi a genesi psicosomatica), a tutte quelle manifestazioni non direttamente osservabili se non attraverso i loro derivati(sogni, lapsus, atti mancati, amnesie, ecc.) Non si tratta di privilegiare una teoria (qui sembrerebbe quella psicoanalitica) piuttosto che un’altra (anche la cognitiva ha i suoi frutti) ma di trovare dei comuni denominatori che possano esprimere in primis una eutimia per usare una parola difficile o una serenità per usare una parola accessibile a chiunque. In questi ultimi anni ed in particolare dopo le scoperte sui neuroni a specchio l’enfasi è posta sull’empatia, quest’ultima capacità è stata fortemente ingrandita sulla qualità delle emozioni nel rapporto con il mondo. In questo periodo di guerra non possiamo darla per scontata come l’immagini dall’Ucraina illustrano; occorre ricordare che molti animali, sicuramente i mammiferi, possiedono questa capacità e i recenti studi sull’uomo di Neanderthal portano nella medesima direzione. La salute mentale è quindi una proprietà rilevante del creato e dobbiamo preservarla a partire da quel piccolo seme di sesamo che è la buona qualità emozionale che, quando diventerà grande, sarà ombra e rifugio per lo stesso uomo e il suo ambiente. La similitudine evangelica è presa a prestito dalla fede che è pure una realtà emozionale. Celebrare la salute mentale è un dovere, sia pure una volta l’anno, per ricordarci il ruolo della nostra felicità nella conservazione della Terra, dell’Altro, della nostra continuità e del rispetto che dobbiamo avere per tutte queste valenze.
I Docenti di Psichiatria e Psicologia Clinica del Dipartimento BIOMORF dell’Università di Messina
*) Galderisi, S., Heinz, A., Kastrup, M., Beezhold, J., & Sartorius, N. (2017). A proposed new definition of mental health. Psychiatria Hungarica, 51(3), 407-411. Free article scaricabile in Pub Med