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di Daniela Metro*
In seguito al lockdown, negli ambulatori di dietologia si presentano sempre più soggetti che lamentano un incremento del peso corporeo e di conseguenza si finisce col parlare nuovamente della mai sconfitta obesità. Ma vediamo di chiarire il perché questi soggetti, in seguito al Decreto che imponeva di rimanere in casa, hanno assistito ad una vera e propria “lievitazione” del peso corporeo. I motivi sono almeno tre.
– Qualità e quantità del sonno
– Riduzione dell’attività motoria quotidiana, favorita dallo smart working.
– Emotional eating.
1) Le paure, gli stati d’ansia, i problemi difficili da risolvere, le incertezze sul futuro modificano i ritmi circadiani del ciclo sonno-veglia. Secondo recenti studi l’insolita configurazione di alcuni circuiti cerebrali che governano il sonno e la veglia potrebbe spiegare la prevalenza dell’insonnia e la sua associazione con l’obesità. Negli ultimi anni si è parlato sempre più spesso di un’associazione tra un più breve periodo di sonno ed un più alto Indice di Massa Corporea; in pratica, chi soffre di insonnia o semplicemente di disturbi del sonno ha più difficoltà a dimagrire. Uno studio di controllo condotto su maschi sani ha evidenziato che un periodo di sonno di circa 4 ore per notte è associato ad un significativo aumento del desiderio di consumare alimenti ipercalorici con un alto contenuto di carboidrati.
Inoltre i soggetti che dormono poco risultano essere anche meno attivi, per cui il dispendio energetico sarà ridotto.
2) La riduzione dell’attività motoria causata dal nuovo stile di vita imposto dai decreti, la chiusura delle palestre, lo smart working, la chiusura delle scuole, dei circoli, ecc. imporrebbe, in teoria, una riduzione dell’apporto calorico giornaliero. Ciò purtroppo è avvenuto difficilmente, in parte perché non è facile modificare le proprie abitudini alimentari ed in parte perché la permanenza in casa ha portato a cucinare di più, sperimentando, possibilmente, ricette a più alto contenuto calorico.
3) Molti riferiscono di provare una “fame nervosa” cioè di ricorrere al cibo, spesso con perdita del controllo, per gestire le emozioni negative cercando un appagamento immediato. Infatti il comportamento alimentare individuale è guidato non solo da una componente salutistica ma anche da una componente edonico-emotiva. Pertanto i soggetti affetti da Emotional Eating introducono più cibo del dovuto, per vincere la tristezza dovuta alle emozioni negative, vissute in un determinato contesto, considerando il cibo una valvola di sfogo per evitare di pensare ai problemi quotidiani.
Evitiamo, perciò, di allontanarci dalla nostra Dieta Mediterranea, considerata un vero e proprio stile di vita, che, oltre a fornire un introito ottimale di nutrienti, ci aiuta a potenziare le difese immunitarie grazie alla presenza di un elevato apporto di antiossidanti. Un’alimentazione adeguata e corretta è importante, non solo per prevenire l’aumento del peso corporeo, ma anche per migliorare il ciclo sonno-veglia e le alterazioni del tono dell’umore. Cerchiamo dunque di sviluppare la nostra fantasia creativa in ricette più dietetiche e di vincere lo stress praticando un po’ di attività sportiva tra le mura domestiche.
*Professore Aggregato di Fisiologia Umana e di Fisiologia della Nutrizione
Dipartimento di Scienze Biomediche, Odontoiatriche e delle Immagini Morfologiche e Funzionali
Università di Messina
-Dirigente medico presso l’UOC di Nefrologia e Dialisi – Dietologia AOU Messina