Views: 99
di Maria Frega (Pensiero Scientifico Editore)
In vacanza o come fuga dal caldo della città: la nuotata in piscina o i giochi nei parchi acquatici sono uno dei passatempi più piacevoli dell’estate. Si tratta, però, di ambienti caratterizzati da umidità e calore che, soprattutto quando sono affollati, possono diventare una fonte di infezioni. Il cloro, infatti, non uccide ogni tipo di germe.
Così, nelle piscine proliferano virus, batteri, funghi; insomma un’ampia varietà di microrganismi che possono provocare infezioni e malattie con sintomi piuttosto fastidiosi. Divertirsi e praticare una salutare attività fisica senza rischi è possibile: basta seguire poche ma rigorose norme igieniche.
Dottore, quali sono i rischi possibili quando si frequenta una piscina?
Può succedere di venire a contatto con diversi patogeni che sono presenti in acqua e negli ambienti circostanti. Batteri, virus, funghi e altri microrganismi possono causare infezioni e malattie, spesso non gravi, che si innescano con il contatto o con l’ingestione di acqua. La contaminazione può avvenire anche attraverso gli occhi, le orecchie, il naso e le mani.
Alcuni di questi virus sono molto resistenti: sopravvivono a temperature oltre i 60 °C e al cloro, utilizzato per disinfettare le acque. Nelle piscine all’aperto, che sono frequentate soprattutto in estate, il rischio di contaminazione con le feci di animali, di solito uccelli o roditori, non è raro. Meno patogene, ma ugualmente presenti, sono le secrezioni umane, comprese la saliva e il sudore, che potrebbero rappresentare una fonte di infezioni [1].
Come ci si accorge di essere entrati a contatto con un virus in piscina?
I più diffusi sono l’adenovirus, il rotavirus, il norovirus, che provocano gastroenteriti soprattutto nei bambini. I sintomi a cui fare attenzione sono nausea e diarrea. In altri casi possono provocare infezioni agli occhi (congiuntivite) e alla gola.
Nei periodi di sovraffollamento delle piscine, o quando non sono garantite adeguate condizioni igieniche, si sono registrati anche casi di epatite virale di tipo A. Questa infezione – che si sta manifestando con maggior frequenza anche in Italia – provoca dolori addominali, nausea, febbre, ma molto spesso, soprattutto nei più giovani, è asintomatica e regredisce spontaneamente [1].
E invece i batteri?
I più comuni batteri associati agli impianti per il nuoto sono la Salmonella, la Shigella e l’Escherichia coli. Tutti provocano diarrea e disidratazione che, specialmente nei più piccoli, è da non sottovalutare. L’Escherichia coli è il più insidioso: i sintomi più gravi, benché rari, sono la colite emorragica e l’insufficienza renale acuta. La maggior parte dei batteri si diffonde nelle acque da utenti che ne sono portatori. Per questo, è buona norma non frequentare piscine in presenza di disturbi gastrointestinali.
Consideriamo anche la Legionella, sebbene il contagio avvenga diversamente. Si trasmette infatti per via respiratoria: l’origine dell’infezione potrebbe trovarsi negli impianti sanitari, nelle fontanelle di acqua potabile e nelle docce oppure, nel caso di piscine coperte, negli impianti di climatizzazione.
Altri batteri sono responsabili di una particolare infezione nota come “otite del nuotatore”, causata da patogeni che penetrano nell’orecchio, un ambiente favorevole al loro sviluppo [1,2,3].
Dottore, i batteri di cui ha parlato potrebbero causare anche la cistite?
Uno dei batteri più comuni responsabile della cistite è proprio l’Escherichia coli che, come abbiamo visto in questa scheda, dall’intestino può passare alla vescica. Causa così la fastidiosa infezione, caratterizzata soprattutto da dolore e bruciore quando si fa pipì e dal bisogno di urinare spesso. L’associazione tra i bagni in piscina e la cistite non è comunemente citata negli studi, probabilmente perché il contatto con il batterio e il suo passaggio nell’apparato urinario non sono necessariamente collegati alla frequentazione di una piscina. O, almeno, è difficile verificare questo collegamento, visto che Escherichia coli è parte della nostra flora batterica [4].
Dottore, ha parlato anche di contatti con funghi…
Sì, in piscina, come si sa, è possibile entrare in contatto alcuni tipi di funghi che causano infezioni dette micosi. La trasmissione può avvenire tra persone o dal contatto con materiali infetti. Di solito si tratta di micosi superficiali, non gravi, che si manifestano con cambiamenti del colore e dell’aspetto in piccole porzioni di pelle (compreso il cuoio capelluto) o sulle unghie.
Non provocando dolore, spesso questi segni si trascurano, con il rischio che l’infezione si diffonda o che si contagino altre persone. Una visita dal medico di medicina generale, o dal dermatologo, permette la diagnosi e la terapia più adeguata che consiste in un antimicotico da applicare sulla parte lesa o da assumere oralmente [5].
Dottore, esistono anche malattie causate da parassiti che posso prendere in piscina?
Un’infezione possibile è la giardiasi, causata dalla giardia, un minuscolo organismo che attacca l’intestino dell’organismo ospite, in questo caso l’uomo. Il rischio che si trasmetta in piscina c’è, perché la giardia resiste al cloro. L’infezione avviene tramite l’ingestione di acqua contaminata da materiale fecale e provoca sintomi anche a distanza di una o due settimane dal contagio: diarrea e disidratazione, soprattutto. Con una diagnosi tempestiva (basta un’analisi delle feci) si procede al trattamento più adeguato, con farmaci specifici che saranno prescritti dal medico. Per prevenire la giardiasi valgono le stesse precauzioni adottate contro virus e batteri [6].
Un altro organismo capace di scatenare infezioni in piscina è l’ameba, ed è molto pericolosa. Negli ultimi anni sulla stampa sono apparsi allarmi a proposito della cosiddetta “ameba mangia-cervello”, più correttamente Naegleria fowleri. Questo parassita riesce a penetrare nel naso attraverso l’acqua inalata o schizzata; da lì cerca di introdursi verso il cervello e il sistema nervoso centrale [5]. E il soprannome spaventoso ha una motivazione: sebbene i contagi siano rari, l’infezione provocata non è guaribile e porta alla morte il soggetto infetto nel 97% dei casi. Ciò accade soprattutto a causa di diagnosi tardive: i sintomi iniziali non sono gravi (disturbi intestinali, mal di testa, talvolta febbre), ma dopo circa cinque giorni sopraggiungono rigidità della nuca, allucinazioni, convulsioni, fino al coma [7]. In ogni caso si tratta di un’infezione estremamente rara e sporadica, possibile solo in piscine che non sono adeguatamente pulite e disinfettati o non contengono abbastanza cloro.
Allora, dottore, quali sono le precauzioni da adottare per godersi una nuotata?
Quando si frequentano le piscine o i parchi acquatici, occorre seguire (e far seguire ai più piccoli) alcune norme igieniche:
• Non frequentare la piscina in presenza di disturbi gastrointestinali;
• utilizzare sempre le ciabatte;
• utilizzare un telo per sedersi o sdraiarsi su qualunque superficie;
• fare la doccia prima di entrare in acqua;
• utilizzare una cuffia o i tappi per le orecchie;
• cercare di non ingerire l’acqua;
• non fare pipì in acqua;
• risciacquarsi dopo il bagno;
• asciugarsi bene, orecchie comprese;
• non condividere con altre persone indumenti e asciugamani;
• lavare sempre le mani prima di mangiare o bere;
• lavare ogni indumento e accessorio al rientro a casa.
Assicurarsi, infine, che la gestione dell’impianto sia corretta, che ogni utente segua le norme igieniche, che non siano presenti materiali estranei in acqua [1,5].
(Fonte: dottoremaeveroche.it)