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di Massimiliano Cavaleri
Sono 800mila i malati psichiatrici in Italia e circa 60mila solo in Sicilia, numeri preoccupanti e destinati a crescere per molteplici fattori tra cui l’aumento esponenziale del consumo di sostanze stupefacenti tra i giovani che determina depressione e una nuova utenza legata a disturbi di personalità, comportamenti alimentari, nuove dipendenze, autismo nell’adulto. A due anni dalla “Carta della Salute Mentale” elaborata dalla SIP (Società Italiana di Psichiatria) in collaborazione con la Società italiana di farmacia ospedaliera e dei Servizi farmaceutici aziende sanitarie (SIFO), il Coordinamento Toscano delle associazioni per la Salute Mentale e la Fondazione Progetto Itaca Onlus, si tirano le somme: “Bilancio più che positivo – spiega Enrico Zanalda, presidente SIP – perché di recente il Ministero della Salute ha istituito un tavolo ministeriale del quale faremo parte anche noi: un percorso iniziato nel 2017 quando abbiamo sensibilizzato le Istituzioni sull’emergenza delle malattie psichiatriche grazie alla Carta”. Il documento è nato da un Piano d’azione globale per la salute mentale 2013-2020 dell’OMS volto a sollecitare gli Stati ad azioni programmatiche e stanziamento di risorse per migliorare la presa in carico e l’assistenza ai pazienti: qualità della vita, anche dei familiari, nuovi approcci terapeutici, politiche di recupero per il malato, ripensamento organizzativo, strutturale e funzionale dell’area salute mentale nelle regioni.
Nei giorni scorsi a Napoli un vertice al quale ha partecipato anche la Sicilia: a rappresentarla il direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Palermo Salvatore Varia: “Ho preso parte alla riunione per parlare dei diritti dei pazienti e delle corrette pratiche cliniche, in particolar modo per quanto riguarda gli interventi necessari per le strutture residenziali, le cosiddette comunità, riservate a persone che non possono vivere a casa propria per varie ragioni. In primis va garantito il diritto alla riabilitazione e all’assistenza da misurare in base alla gravità della patologia, che può comportare l’esigenza di una disponibilità di medici e infermieri h24; poi l’eventuale trasferimento a casa propria se si sta meglio, ma con monitoraggi continui”. In Italia inoltre sono stati aboliti gli ospedali psichiatrici giudiziari nel 2014, erano sette e uno in Sicilia a Barcellona Pozzo di Gotto (ME): “La chiusura di questi nosocomi specializzati nell’accogliere gli autori di reato con problemi psichiatrici ha comportato da parte nostra la presa in carico di questi pazienti. Nei prossimi anni inoltre molti colleghi specialisti e altro personale andrà in pensione senza essere sostituito, dunque le esigenze e le carenze di organico aumenteranno; nel frattempo aumenta anche l’utenza, specialmente giovanile, di chi ha bisogno di cure e assistenza: la nostra Regione dovrebbe attivarsi per bandire nuovi concorsi regionali con l’obiettivo di prevenire il problema e colmare eventuali gap organizzativi del Sistema, anche alla luce del fatto che molti giovani preferiscono le aree del Nord dove vengono contrattualizzati a tempo interminato e non a sei mesi o un anno”. Zanalda inoltre denuncia una carenza di specialisti in generale nel nostro paese: “Il nostro contesto attuale richiede un intervento tempestivo – precisa il presidente della SIP – perché ci sono pochi psichiatri e ciò pone a rischio le prestazioni rese dal servizio pubblico. Per quanto riguarda infine lo stato di implementazione delle linee guida, l’appropriatezza dei percorsi terapeutici di diagnosi e cura interviene Giulio Corrivetti, direttore del Dipartimento Salute Mentale Asl Salerno: “Analizzeremo le criticità a livello territoriale e ci confronteremo per trovare una soluzione. Poter offrire un servizio omogeneo significa molto anche in termini di prevenzione, perché una diagnosi tardiva comporta la cronicizzazione del disturbo psichiatrico con gravi conseguenze per pazienti, famiglia e rilevante impatto economico per l’SSN”.