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Intervista a Giuseppe Altavilla  alla guida del Dipartimento Attività Integrata (DAI) di Oncologia del Policlinico di Messina

Intervista a Giuseppe Altavilla alla guida del Dipartimento Attività Integrata (DAI) di Oncologia del Policlinico di Messina

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di Massimiliano Cavaleri

Professore, come nasce il “DAI” Oncologico?
Grazie alla volontà del Rettore Salvatore Cuzzocrea di dare impulso all’oncologia messinese, dopo che per anni, in particolare dalla chiusura, nel 1997, del vecchio istituto oncologico sulla collina di Sperone (una realizzazione allora voluta dal Prof. Saverio D’Aquino, poi venuto a mancare) sono stati fatti solo annunci, proclami e chiacchiere. Ora finalmente si è messo un punto fermo: quello di “accorpare” in un unico dipartimento alcuni importanti reparti d’eccellenza del nostro Policlinico (chirurgia oncologica e urologia, dunque due preziose componenti chirurgiche, guidate dai professori Navarra e Ficarra , ematologia diretta dalla professoressa Musolino, oltre naturalmente all’oncologia medica. A queste strutture si connettono il Programma di Neurooncologia ( Prof. Flavio Angileri) e le Unità di Senologia e di Terapia del dolore. La sfida è coordinarle perchè diventino un centro di riferimento per Messina e per la Sicilia. Proprio il Magnifico ha sottolineato durante la conferenza stampa nei giorni scorsi, in occasione dell’inaugurazione dei quattro nuovi reparti, che l’Università messinese si candida ad essere un centro di riferimento non solo in Sicilia, riconoscendo all’instancabile lavoro svolto in questi anni da tanti professionisti e operatori sanitari un risultato che rappresenta al tempo stesso un punto di arrivo, un traguardo, un successo ma anche un punto di partenza e ripartenza per obiettivi ancora più ambiziosi.

Cuzzocrea ha voluto fortemente che il “Polo oncologico” fosse interno all’ateneo…
L’oncologia a Messina è universitaria: ricerca, alta formazione (con la sede della Scuola di Specializzazione in Oncologia) , assistenza, didattica per gli Studenti. Con la nuova riorganizzazione del Policlinico, dal 3 luglio siamo attivi con il DAI che unisce appunto sotto il profilo gestionale tutto il percorso necessario e virtuoso, dall’individuazione della diagnosi alla terapie personalizzate, mirate e sempre più “umane”. Una “casa” che accoglie il paziente, l’unico protagonista della sanità e della salute, che deve stare sempre al centro di qualunque attenzione ed esigenza: oggi chi ha un problema oncologico di qualunque genere troverà ematologi, urologi, chirurghi oncologici, senologi, esperti della terapia del dolore e collegamenti funzionali con altri rami della medicina, ad esempio anatomia patologica , la patologia biomolecolare, la radioterapia e le varie chirurgie d’organo. Ci prendiamo cura dell’utente a 360 gradi, offrendo servizi, assistenza, percorsi diagnostici e terapeutici, e strumentazioni all’avanguardia; inoltre forniamo supporto psicologico, collaboriamo con nutrizionisti e altri esperti con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita ed essere accanto anche ai caregiver. La ristrutturazione dei reparti della Oncologia Medica ha consentito che fossero ancora più belli, rinnovati, arredati davvero come un albergo a “cinque stelle”, con accessori, dipinti e altri dettagli che non danno ai Malati la sensazione di essere in un ospedale. Abbiamo, da anni, in corso un Progetto di Umanizzazione delle cure che prevede corsi di pittura, di scrittura creativa e anche un “punto estetico” con, parrucchieri ed estetisti che aiutano soprattutto le donne ad affrontare meglio alcuni effetti collaterali della chemioterapia, quali la caduta dei capelli.

A proposito di “ripartenza”, la pandemia ha fatto sospendere alcune attività, adesso è tornato tutto, o quasi, alla normalità?
Agli inizi di Marzo abbiamo immediatamente aderito alla richiesta del direttore generale Giuseppe Laganga di destinare i locali al padiglione H per il covid-19, ma, ospitati in un piano della Odontoiatria , non abbiamo mai smesso di assistere i pazienti oncologici. Non abbiamo sospeso alcun trattamento nè le visite urgenti e quelle indispensabili per un corretto follow up. Ne è prova che oggi, tornati nei nostri luminosi locali al padiglione H, non abbiamo una visita arretrata. E’ però vero che, come è avvenuto in tutte le oncologie italiane, alcuni pazienti hanno disdetto visite o non si sono presentati perché avevano paura dell’approccio negli ospedali; adesso è un problema superato. Speriamo che quei pazienti rinunciatari non ci ritornino in stadi avanzati di malattia.

Pensa che dopo la pandemia, la salute quindi le risorse destinate ad essa, saliranno al primo posto nell’agenda politica nazionale e regionale?  
In questo momento abbiamo letto solo dichiarazioni di intenti: voglio sperare che il prezzo delle morti per covid possa essere ricompensato da una nuova reale e vera attenzione alla salute e alla sanità e quindi spero vengano riproposti concorsi, rimpolpati gli organici; che la possibilità della prescrizione dei farmaci resti nelle mani dei medici. Tutto questo ha chiaramente un costo. Stiamo assistendo ad una serie di belle proposizioni per il futuro a discussioni su come reperire fondi, MES sì, MES no; noi medici vogliamo vedere l’attuazione di questi piani. 

E’ auspicabile che il DAI diventi un riferimento anche per il territorio della provincia con una collaborazione attraverso l’ASP Messina?
Si potrebbe immaginare un percorso completo che coinvolga anche i fatti preventivi: costituire una rete e lavorare con maggiore sinergia è sempre auspicabile. Al momento abbiamo tre strutture oncologiche in tre nosocomi diversi: Policlinico Universitario, Ospedali di Papardo e Taormina, a questi si aggiunge l’Azienda Sanitaria Provinciale per la prevenzione. Un Dipartimento Provinciale di Oncologia potrebbe, molto meglio, coordinare il lavoro di tutti questi “attori”.