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Responsabile della morte di 3,3 milioni di persone ogni anno, l’abuso di alcol, è correlato ad oltre 60 patologie e produce danni non solo al bevitore ma anche alle famiglie e al contesto sociale allargato, in quanto può indurre comportamenti violenti, abusi, abbandoni, perdite di opportunità sociali, incapacità di costruire legami affettivi e relazioni stabili, invalidità, incidenti sul lavoro e sulla strada.
Complessivamente, il 5,1% del carico globale di malattia e incidenti è attribuibile all’alcol e viene misurato in Dalys (Disability Adjusted Life Years), ovvero la somma degli anni di vita persi per mortalità prematura (Years of Life Lost – YLLs) e degli anni di vita vissuti in condizioni di salute non ottimale o di disabilità (Years of Life lived with Disability – YLDs). Inoltre, nella fascia di età 20-39 anni, il 25% dei decessi è legato a problemi alcol-correlati.
Sebbene il consumo di un bicchiere di vino a tavola, contestualmente ai pasti, sia nel nostro Paese generalmente considerato parte integrante dell’alimentazione e della vita sociale, negli ultimi anni si è assistito a un cambiamento delle abitudini di consumo alcolico che ha portato alla diffusione di comportamenti a rischio come il bere lontano dai pasti o l’assunzione di grandi quantità di alcol in un arco di tempo ristretto (binge drinking). Diverse le cause, tra cui: una certa “internazionalizzazione” dei consumi, una forte spinta commerciale (sostenuta da modalità pervasive) e forti investimenti relativi al marketing delle pubblicità di alcolici. In Italia si definisce binge drinking il consumo di oltre 6 bicchieri di bevande alcoliche (un bicchiere corrisponde a una Unità Standard contenente 12 grammi di alcol puro), indipendentemente dal sesso, concentrato in un’unica occasione di consumo.
Risorse utili sulla strategia contro l’uso di alcol: