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ISS: L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la balbuzie un disordine nel ritmo della parola a causa del quale la persona che ne soffre, pur sapendo esattamente cosa vorrebbe dire, non è in grado di concludere la frase a causa di arresti nell’articolazione delle parole, ripetizioni e/o prolungamenti di suoni a carattere involontario.
La balbuzie si manifesta in modi diversi:
• ripetizioni di sillabe, di parti di parole, di parole intere
• prolungamenti, che avvengono più frequentemente all’inizio della frase ma anche nel proseguimento del discorso
• blocchi nell’articolazione delle parole, che possono essere udibili e non udibili
• utilizzo di vocaboli o suoni di avvio (“dunque”, “allora”, “ehm”…)
• abuso di intercalari (“cioè”, “diciamo”, “come posso dire”…)
• uso di piccole parole completamente estranee rispetto al contesto o, addirittura, senza significato
• lunghi e inutili giri di parole per arrivare poi a pronunciare di slancio la parola voluta
Si possono registrare anche comportamenti secondari che accompagnano la difficoltà di parlare in modo fluente:
• chiusura di uno o tutti e due gli occhi oppure rapidi battiti di ciglia mentre si parla
• tremolio delle labbra
• dondolamento generale del corpo sui piedi o della sola testa
• irrigidimento dei pugni
• gesticolazione eccessiva
• schiarirsi frequentemente la gola
• innalzamento, a tratti, nel tono della voce
• andamento con alti e bassi nel volume della voce
• darsi o dare colpi con una mano (sulla gamba, sul tavolo, sul banco di scuola)
La gravità della balbuzie può variare nella stessa persona nel corso della giornata e può rappresentare una causa di disturbo nelle relazioni sociali poiché la persona balbuziente, in genere, cerca di evitare le situazioni in cui possa emergere la sua difficoltà a parlare in modo fluido.
La capacità di parlare in modo fluido deriva dal coordinamento dei muscoli coinvolti nella respirazione, nella produzione del suono (fonazione) e nel movimento di gola, palato, lingua e labbra (articolazione del suono). L’insieme di questi movimenti muscolari, generalmente, è controllato in maniera automatica dal cervello e monitorato dall’udito.
Nel corso dello sviluppo dell’individuo si può produrre uno sbilanciamento qualitativo tra competenze e abilità linguistica, da un lato, e l’esecuzione motoria dall’altro.
L’inizio della balbuzie si manifesta durante lo sviluppo del linguaggio che ha luogo, in genere, tra i due e cinque anni di età, quando il bambino passa dalla pronuncia di poche parole all’uso di frasi più complesse. Successivamente, la balbuzie diminuisce gradualmente fino a scomparire completamente, nella maggior parte dei bambini, durante il processo di crescita; alcuni, tuttavia, continuano a balbettare.
Studi di genetica hanno evidenziato che una certa predisposizione alla balbuzie può avere carattere ereditario con una probabilità in qualche modo maggiore nei maschi. Tuttavia, in un buon numero di bambini balbuzienti, non si riscontra la presenza del disturbo nell’ambito famigliare.
La balbuzie può anche presentarsi con tic vocali che, in età pediatrica, rappresentano un disturbo caratteristico della sindrome di Tourette; oppure, può comparire in età adulta come conseguenza di un trauma alla testa, di un ictus o di altri danni al cervello.
Il medico pediatra, una volta accertata la reale difficoltà del bambino a parlare in modo fluido, potrebbe prescrivere una visita presso uno specialista in disturbi del linguaggio (logopedista). In particolare, la visita specialistica è raccomandata quando la balbuzie persiste dai tre ai sei mesi, è accompagnata da stress comportamentali ed emotivi ed è presente una famigliarità del disturbo.
Lo specialista dei disturbi del linguaggio confermerà, o meno, che si tratti di balbuzie tenendo conto di una serie di fattori che includono:
• la storia personale del bambino (età di comparsa della balbuzie e circostanze specifiche in cui si è manifestata)
• analisi dei comportamenti spesso associati alla balbuzie
• capacità linguistiche generali e conseguenze della balbuzie sullo stile di vita
Lo specialista valuterà anche le possibilità che la balbuzie possa migliorare o persistere, considerando anche se il disturbo si è già manifestato tra i familiari, la durata e gravità della balbuzie e la presenza, o meno, di altri disturbi del linguaggio.
Nel caso la balbuzie risulti essere una delle manifestazioni della sindrome di Tourette, sarà il neuropsichiatra infantile a confermare o meno la sospetta diagnosi.
La natura delle cure (terapie) per la balbuzie differisce in base all’età, alle capacità comunicative e ad altri fattori.
La maggior parte degli interventi terapeutici si focalizza sul controllo del ritmo della respirazione e dello stress al fine di raggiungere un graduale progresso dell’articolazione del linguaggio.
Generalmente, quando la terapia è iniziata rapidamente (in età prescolare, prima che il bambino sviluppi una seria problematica sociale ed emotiva nei confronti della balbuzie) la sua efficacia è più evidente. Le cure coinvolgono anche i famigliari che vengono istruiti circa gli accorgimenti da seguire affinché i loro bambini possano sviluppare un linguaggio fluente.
Il disagio sociale causato dalla balbuzie trova la sua origine sia nel bambino stesso, che può vivere diversi sentimenti quali, ad esempio, esclusione, diversità, impotenza, imbarazzo, vergogna, rabbia, fallimento, inadeguatezza, senso di colpa (il timore di aver deluso, per esempio, le aspettative dei genitori), sia nelle reazioni dei coetanei.
Il bambino con balbuzie, infatti, soprattutto nel periodo scolastico, può essere deriso, preso in giro o subire atti di vero bullismo. I genitori e gli insegnanti potrebbero non rendersi conto di questi comportamenti che il bambino subisce e che innescano un circolo vizioso accentuando l’ansia e, quindi, la balbuzie.
Link di approfondimento: National Institute of Deafness and Other Communication Disorders (NIDCD) https://www.nidcd.nih.gov/health/stuttering