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di Salvo Rotondo
In quel caldo agosto 2018, a seguito di un richiamo all’igiene personale, primo ed importante presidio di prevenzione della salute, è scoppiato uno scandalo nazionale su mass media e sui social contro un collega che invitava garbatamente e con umorismo a lavarsi prima di presentarsi in ambulatorio per le visite mediche (evidentemente era uno che ancora visitava i malati!). La nostra medicina si era ormai adagiata, nella gran parte del suo management, ad una tranquilla gestione delle cronicità con protocolli che risentivano della lenta evoluzione della patologia. Improvvisamente, dal febbraio 2020 ci si è trovati di fronte a una patologia infettiva a drammatica diffusibilità la cui identificazione diagnostica è fondamentale sia per l’instaurarsi di terapie specifiche che per la profilassi dei contagi mediante la ricerca a ritroso dei contatti dell’individuo infetto e la realizzazione di una stretta quarantena. La pandemia da COVID-19 ha fatto rapidamente comprendere che alcune semplici norme igienico-sanitarie e comportamentali giocano un ruolo fondamentale per la sua profilassi.
Fin dai primi mesi del 2020 la popolazione è stata costretta a recepire rapidamente gran parte di questo tipo di informazioni. Purtroppo, però, la memoria dell’uomo è corta, e questo è confermato, ad esempio, dal fatto che egli continua a costruire sul letto asciutto da secoli di fiumi e torrenti meravigliandosi quando poi il fiume, per un catastrofico evento naturale, si riappropria del proprio letto distruggendo tutto quello che trova nel suo percorso. Oppure quando dovrebbe seguire delle semplici regole scritte già più di un secolo orsono e che a quell’epoca, per la Spagnola dilagante, rappresentavano una questione di vita o di morte.
Oggi si richiede quindi l’acquisizione rapida di informazioni indispensabili per la sopravvivenza ed il mantenimento dello stato di salute seguendo quello che Leena Paakkari e Orkan Okan hanno chiamato “health literate”, ovvero “alfabetizzati in salute”, in un interessante lavoro “COVID-19: health literacy is an understimated problem” pubblicato il 14 aprile 2020 su Lancet Public Health.
Alla base della vita vi è la trasmissione, con il DNA, delle informazioni indispensabili per la riproduzione e la sopravvivenza dell’individuo. Nel corso dell’evoluzione della nostra specie per qualche strano motivo, man mano che l’Homo Sapiens aumentava la propria capacità di creare, costruire, governare il mondo che lo circondava attraverso le capacità demiurgiche e le abilità operative, andavano aumentando di numero e di complessità, il DNA non è più stato sufficiente a trasmettere di padre in figlio informazioni complesse che, per forza di cose, sono state immagazzinate e tramandate attraverso capacità imitative acquisite e memorizzate dalla prole. Mi riferisco alla abilità di coltivare la terra e utilizzare appositi strumenti ed attrezzature, alla capacità di cacciare con armi efficaci, alla identificazione di comportamenti virtuosi per prevenire malattie o l’utilizzo di rimedi per curarle. In termini concreti: è nata la Cultura! Queste informazioni emulative, tramandate dall’essere senziente agli altri suoi simili attraverso la capacità dell’imitazione, hanno rappresentato per millenni elemento di crescita e di sopravvivenza della specie umana.
La traumatica esperienza COVID-19 ci ha insegnato a capire come l’acquisizione e la trasmissione di alcune informazioni rappresenti, ancora oggi, un elemento fondamentale per la sopravvivenza non solo individuale ma dell’intera specie.
La comunicazione, quindi giuoca un ruolo basilare per informare adeguatamente la popolazione, e questa assume una capitale importanza nel momento in cui tali informazioni hanno la necessità di essere acquisite ed applicate rapidamente, a rischio di morte. Comunicare adeguatamente, secondo schemi di andragogia consolidati, significa garantire l’applicazione delle disposizioni degli enti preposti e quindi il corretto utilizzo di precauzioni, cambiamenti delle abitudini di vita e di socializzazione, necessità delle limitazioni della libertà individuale finché necessarie, nonché dell’uso dei dispositivi di protezione individuale e del mantenimento di rigide regole di semplice buon senso e di igiene personale. L’adulto perché faccia sue queste problematiche, oltre ad avere l’esigenza di capire quali sono le cose che, come nel caso dell’emergenza COVID-19, deve utilizzare è fondamentale che comprenda il perché è necessario applicarle. Purtroppo però questo tipo di recepimento non è facile, trattandosi spesso di concetti particolarmente complessi che rischiano di fare vacillare la comprensione da parte di
quella fetta di popolazione con bassi livelli di alfabetizzazione sanitaria, soprattutto se avanti negli anni o in età pediatrica o ancora di pazienti disabili e non collaboranti.
È questa la sfida sociale al tempo del Coronavirus non meno importante dell’aspetto sanitario propriamente detto, dove la regola aurea è che il comportamento individuale, così come anche in altri campi, è in grado di influenzare in maniera determinante lo stato di salute della comunità.