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di Francesco Tomasello
Un coro unanime di opinioni auspica che le lezioni apprese durante la pandemia del Coronavirus possano guidare le decisioni politiche sulla riorganizzazione del Sistema sanitario nazionale. Sarà il Paese capace di operare il necessario cambiamento salvaguardando i pregi e correggendo i difetti del Sistema? Lo potrà certamente fare affrancandosi da trionfalismi di maniera ed evitando giudizi approssimativi e desueti luoghi comuni. Questo rinnovamento può avvenire solo ascoltando gli operatori che, lavorando sul campo, affrontano ogni giorno grandi criticità, e i cittadini che legittimamente pongono una sempre più complessa ed articolata domanda di salute.Tre notizie recenti meritano la nostra attenzione:1) La Corte dei Conti nell’ultimo Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica denuncia la fuga dei medici dall’Italia, spesso legata a mancanza di posti e bassi stipendi. Ciò appare ancor più grave se si considera la persistente carenza di organici a tutti i livelli. Alcuni concorsi attendono da anni di essere banditi ed espletati mentre si fa ricorso ad un deprecabile e non più sopportabile precariato. La Corte dei Conti dichiara che negli ultimi 8 anni oltre 9.000 medici formati in Italia sono andati all’estero. Non bastano più a compensare questa perdita le ricorrenti lacrime di coccodrillo ne’ l’orgoglio per il genio italico ogni volta che si celebra il rituale del medico italiano che ha avuto successo in istituzioni straniere. 2) La protesta degli aspiranti specializzandi non si è placata nemmeno dopo l’annuncio del Governo di assegnare un surplus di 4.200 borse. Infatti, si prevedono 25.000 aspiranti per 12.000 borse (comprese quelle aggiuntive). 3) I medici hanno rifiutato in molti casi la elemosina (così l’hanno definita) dell’assegno disposto per l’emergenza COVID. Essi hanno dichiarato di aver speso di più per comprare, almeno nella prima fase, i dispositivi di protezione individuale.Per fronteggiare le numerose criticità attuali che attendono risposte concrete, può essere utile citare (chiedendo scusa per la brevità e le inevitabili omissioni) solo alcuni punti di forza che potrebbero indirizzare le scelte di un rinnovamento:1) Un vero Patto per la Salute non può prescindere dalla centralità del paziente che dovrebbe essere preso in carico in un sistema integrato e circolare di diagnosi e cura, Territorio-Centri di prevenzione e riabilitazione-Ospedali. Sistema pubblico e privato convenzionato regionale sono di fatto pubblici, perché sostenuti con risorse pubbliche. Essi devono cooperare secondo logiche di complementarietà ed integrazione, modulate sul fabbisogno di salute e sulla programmazione degli obiettivi, assicurando cure tanto efficienti da evitare migrazioni ingiustificate extra-Regione; 2) La formazione dei futuri specialisti è la vera scommessa sul futuro della Sanità italiana; il COVID ci ha insegnato che abbiamo bisogno di più specializzati in molte discipline ed, ovviamente, infettivologi, rianimatori, pneumologi, epidemiologi, virologi, biologi molecolari ecc.; 3) Un rinnovato ruolo della Medicina territoriale; 4) Il potenziale contributo della Telemedicina e della Teleriabilitazione;La pandemia ha fatto emergere in modo cogente la complementarietà in alcune specifiche situazioni, certo non la sostituibilità, di una Medicina a distanza attraverso le tecnologie di comunicazione. La Telemedicina merita di essere applicata più ampiamente nelle attività di Medicina del territorio ed ospedaliera. Come è noto, essa consente di gestire alcuni casi da remoto con successo in termini di prevenzione ed assistenza e con consistente risparmio di risorse in conseguenza della ridotta mobilità dei pazienti. La Teleriabilitazione viene incontro al bisogno di continuità di cura ed offre ai pazienti l’evidente vantaggio di eseguire o continuare autonomamente nelle loro case il percorso riabilitativo e di farlo attraverso i tutorial e I materiali multimediali selezionati dai professionisti.5)L’efficacia ed efficienza delle strutture ospedaliere pubbliche o private convenzionate valutate attraverso le misure di “outcome”, cioè degli esiti clinici, vera dimensione della competenza; è noto che la comunità scientifica internazionale si confronta sui risultati di salute per i pazienti. Pertanto, è necessario attivare un Sistema di Valutazionerigoroso che indichi con chiarezza, secondo standard nazionali ed internazionali, non solo i DRG ma ancor di più la qualità dei risultati ottenuti dalle singole strutture e dai centri clinici. In questa ottica non è importante che una unità clinica sia pubblica o privata convenzionata. Se l’una o l’altra non conseguono gli obiettivi attesi, si devono necessariamente ridimensionare ed, al contrario, valorizzare in caso di parametri di valutazione lusinghieri: questa è l’unica bussola di riferimento del Sistema. I pazienti sono interessati a informazioni oggettive sulla qualità dei risultati che eviterebbero, in molti casi, i costi alti dei cosiddetti viaggi della speranza che gravano sul fondo sanitario (circa 300 milioni di euro l’anno per la Sicilia) e altrettanto amaramente sulle famiglie. I Governi regionali non possono rassegnarsi a disperdere le proprie risorse a favore di altri centri nazionali ed internazionali e devono fondare la competizione delle proprie strutture ospedaliere, nello scenario nazionale ed europeo, in funzione del valore dei risultati. Partendo da questi, è scontato che l’eccellenza in Sanità non può essere autoreferenziale ne’ celebrazione da consumare attraverso canali di informazione non accreditati. 6)Ilmerito dei professionisti della Sanità espresso dalla accertata dimostrazione della loro competenza.In definitiva, il mantra di ogni Sistema sanitario non potrà che essere, in un confronto europeo, Valutazione, Valutazione ed ancora Valutazione. Questa strategia ridurrà in qualche modo la discrezionalità delle decisioni in Sanità ma riceverà la gratitudine di tutti coloro che hanno bisogno di cure ed assistenza. Un Sistema che fondi la sua esistenza sul merito della professionalità e sulla individuazione puntuale della domanda di salute, può essere davvero vincente. In questo percorso, è tempo di riconoscere il ruolo dei medici e degli operatori sanitari, fuori dalla retorica per il loro spirito di sacrificio, ed è tempo di agire concretamente per valorizzare il loro contributo alla programmazione e alla riorganizzazione della Sanità italiana.
* Presidente Onorario della Federazione Mondiale di Neurochirurgia