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La “Virgo Fidelis” patrona dei Carabinieri

La “Virgo Fidelis” patrona dei Carabinieri

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di Angelo Petrungaro

È stata celebrata nel Duomo di Messina dal Cappellano Militare della Legione Carabinieri Sicilia Rosario Scibilia la Santa Messa in onore della Patrona dell’Arma dei Carabinieri, la “Virgo Fidelis” ossia la Vergine Maria, la cui proclamazione da parte del Papa Pio XII risale al 1949.
Presenti autorità civili, Prefetto Dott.ssa Cosima Di Stani e militari, fra cui il Col. Roberto Pace Comandante del 5° Rgt. Fanteria “Aosta”, nonché le Associazioni Combattentistiche e d’Arma fra cui l’ANSMI e l’UNUCI con i rispettivi Presidenti, Gr. Uff. Dr. Angelo Petrungaro e Gen. B. Giuseppe Briguglio.
Il Comando Interregionale Carabinieri di Messina prende il nome di “Culqualber” dalla relativa Battaglia svoltasi il 21 Novembre 1941 nell’Africa Orientale Italiana e di cui quest’anno ricorre l’83° anniversario. In quel Caposaldo e in quella località montana attraverso la quale passava l’unica rotabile che da Addis Abeba conduceva a Gondar, il Battaglione Carabinieri Reali, mobilitato su due Compagnie proprio per la difesa di Gondar fin dal 6 Agosto 1941, resistette a lungo rigettando oltre confine truppe britanniche ben armate ed equipaggiate finché il 21 Novembre 1941 ci fu il triste epilogo di quella strenua resistenza. Ai Carabinieri superstiti della Battaglia di Culqualber un Reparto inglese rese l’onore delle armi.
Il miglior elogio veniva proprio dal nemico inglese che giornalmente riconosceva, esaltandolo, il superbo coraggio delle truppe italiane. Ma il messinese S. Ten. c. Catanese Giuseppe, Comandante del II Plotone del Rgt. “Cavalieri di Neghelli” così scrive raccontando in seguito le condizioni di vita dei combattenti dell’A.O.I. internati in Kenia. Egli stesso è il POW 93110: “30.000 uomini dimenticati da tutti, rei soltanto d’aver servito fedelmente il loro paese, lontani dalle loro famiglie da un minimo di 7 anni a 12, vittime dell’infernale clima tropicale e delle malvessazioni continue giustamente dosate e studiate come sa fare soltanto il gentleman britannico in divisa kaki, con l’ipocrita sorriso della sua mala razza in faccia, pronto a non dir mai no ma sempre tomorrow.”
Un altro messinese il Sottotenente Giacomo Grasso che, durante la battaglia di Cheren, si comportò da soldato di valore al comando di un Plotone di Ascari, subì la prigionia inglese a Massaua, nel Sudan e infine in Egitto nel cui Porto di Alessandria il 17 Maggio 1945, dopo anni di sofferenze e umiliazioni, fu imbarcato e sbarcato a Taranto.
La storia del nome è stata ricordata alla fine della celebrazione eucaristica nel discorso di saluto del Comandante Interregionale Carabinieri “Culqualber” Generale di Corpo d’Armata Giovanni Truglio il quale si è soffermato sul valore della fedeltà contenuto nel motto dell’Arma “Nei secoli fedele” ma non solo, destinato ad affermarsi in ogni realtà sociale vissuta con senso di responsabilità. Il pensiero del Comandante è andato anche ai Carabinieri caduti in nome della fedeltà e del dovere e agli orfani degli stessi per i quali esiste la relativa Associazione di assistenza.