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Laboratorio d’arte e promozione sociale a Bisconte

Laboratorio d’arte e promozione sociale a Bisconte

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di Giuseppe Ruggeri

Un ingegnere – artista che, in piena maturità, decide di dare una svolta alla propria vita dedicandosi al servizio verso i bisognosi; una comunità smagliata, che l’abbandono da parte delle istituzioni e la persistenza di stimoli negativi hanno condotto alla pressoché completa deriva sociale; un contesto ambientale impregnato di rabbia e miseria divenuto, negli anni, un bubbone infetto. Questi gli ingredienti dell’ardito esperimento dell’Arca di Noè, che dal 2011 svolge la sua azione a Bisconte, una delle tante periferie messinesi votate al degrado più desolante, coniugando l’arte al riscatto sociale, la ricerca di spazi creativi al tentativo di risollevare una collettività offesa dall’emarginazione e dalla sopraffazione. Non sono certo in molti i componenti di una comunità – che ha la pretesa di chiamarsi “civile” – dediti al volontariato autentico; non si parla qui, beninteso, delle numerose associazioni di carità, vieppiù presenti nel nostro tessuto urbano, che fanno a gara per accaparrarsi l’indigente onde acquistare prestigio nella scala sociale. Ci riferiamo, piuttosto, a un genere di carità silenziosa, perpetrata in luoghi malsani e fatiscenti, una carità ispirata alla condivisione “tout-court” che non si fa specie di mescolarsi a un’umanità difficile e spesso problematica; una carità ben lontana dalle sue forme “pelose”, che purtroppo sempre più dilagano nella società. Il messinese Nino Russo, 74 anni, è uno di questi operatori silenziosi che, ormai da quasi dieci anni, esercita il suo privato apostolato in uno di quei quartieri tanto prossimi al centro urbano quanto distanti da ogni pur elementare forma di vivere civile. Una periferia che la carenza di servizi e infrastrutture ha trasformato in un serbatoio di delinquenza utile alle organizzazioni di malaffare e ai politici di turno che lo considerano un efficace terreno per spendervi le loro promesse elettorali. A Bisconte, poche centinaia di metri dal centralissimo viale Europa, Russo ha creato e sostiene attivamente la sua Arca di Noè, contenitore di iniziative ed eventi d’arte e cultura mirate alla rieducazione di una comunità frammentata e confusa. Iniziata con l’arte dei riciclo, l’opera di Russo si è gradualmente ampliata, comprendendo una serie di attività che hanno previsto anche l’istituzione di una piccola biblioteca – da lui denominata la “biblioteca dell’umanità offesa” – dalla quale i giovani – i giovanissimi in particolare – possono attingere per allargare i ristretti orizzonti dai quali guardano al mondo. Un’apertura d’obiettivi che, giocoforza, fa leva sull’aumento del margine di consapevolezza e l’acquisizione di una coscienza collettiva, unico e indispensabile argine al degrado. Ne è venuta fuori una “personale” d’arte davvero esclusiva, costituita da manufatti ottenuti da oggetti e suppellettili ritrovate nelle discariche o nei cassonetti – come sedie e mobili vecchi, lampade usate e quant’altro – i quali trovano oggi esposizione nei locali dell’Arca di Noè, poche stanze di un dimesso appartamento allocato al primo piano di un anonimo e malsano edificio popolare. Un’autentica trasformazione estetica di materiale di riciclo che esprime le profonde istanze di una comunità che non ha rinunciato, quanto meno sotto il profilo subliminale, alla propria vocazione interiore, alla spiritualità profonda di un io devastato dalla negazione assoluta di ogni valida possibilità espressiva. A queste più che suggestive opere fanno corona le formidabili creazioni di Nino Russo, sculture ricavate per lo più da legno e cartapesta dalla potente forza evocatrice, come due tozze e callose mani bianche che affiorano da un lago di sangue e un Crocefisso sbozzato, come la Pietà Rondanini, in un grezzo tronco ligneo. Passione, dolore e fatica si sprigionano da una materia plasmata da dita sapienti che hanno assaporato fino in fondo il tocco della vita prima di tradurlo in espressione d’arte. In un “milieu” di colpevole abiezione civile e morale come quello della periferia di Bisconte che al laboratorio di Nino Russo affida oggi la sua annosa e sofferta speranza di riscatto.