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di Emidio Tribulato
Sappiamo che l’ansia può essere fisiologicamente presente in tutte le persone normali di ogni età. Più rara è l’angoscia, nella quale sono presenti delle manifestazioni somatiche, talvolta particolarmente vistose, come un senso di oppressione toracica.[1] Altrettanto noto è che queste due emozioni tendono ad accentuarsi nei bambini e negli adulti che presentano disturbi psicologici. Spesso la loro gravità è direttamente proporzionale all’intensità di questi disturbi. Di conseguenza l’Io del soggetto è stimolato continuamente a utilizzare uno o più meccanismi di difesa, per cercare di gestire e contenere queste penose emozioni.
Nei soggetti con disturbi autistici sono presenti tutte le tipologie di ansia che conosciamo. Le caratteristiche che contraddistinguono queste emozioni, rispetto ai soggetti normali o con lievi turbe psicologiche, sono la gravità, per cui l’ansia arriva spesso all’angoscia e agli attacchi di panico. Tanto da far dire a Rodríguez, citato da Bettelheim: ‹‹Penso che l’intensità dell’angoscia del bambino autistico sia del tutto simile a quella causata dall’imminenza della morte››. [2]
Altra caratteristica è data dalla frequenza, per cui queste emozioni, nella vita di queste persone, sono quasi una costante.
Della grave influenza che l’ansia e l’angoscia hanno nella loro vita, ne scrivono costantemente nei loro libri gli adulti con autismo, che hanno avuto la possibilità di riportare ciò che provano (Morello [3], De Rosa [4])
La dottoressa Grandin, che soffriva di sindrome di Asperger scrive: ‹‹Gli attacchi d’ansia più leggeri mi sollecitavano a scrivere pagine e pagine nel mio diario, mentre quelli più gravi mi paralizzavano e mi facevano desiderare di rimanere a casa, per paura che mi venisse un attacco in pubblico››. [5]
E ancora la stessa autrice: ‹‹Fin dalla pubertà avevo vissuto paure e ansie costanti, accompagnate da forti attacchi di panico, che si presentavano a intervalli variabili, da poche settimane a diversi mesi. La mia vita si basava sul fatto di evitare le situazioni che potevano scatenare un attacco di panico››.[6]
Tra l’altro, i motivi che possono far scaturire l’ansia possono essere strani e apparentemente futili e non consueti per i soggetti normali.
Ma cosa comporta per questi bambini, adolescenti o adulti, con tale patologia vivere incessantemente condizionati da queste emozioni?
Intanto l’ansia grave e costante limita tutte le loro capacità. Essa è una barriera alla partecipazione sociale, perché in preda all’ansia è difficile parlare, spiegare, capire. Altrettanto difficile è programmare qualcosa.[7] Per tale motivo, per chi ne soffre, è difficile, se non impossibile, affrontare in maniera adeguata ogni attività che si propone di effettuare o che viene richiesta. Non importa se di tipo scolastico, familiare, sociale o lavorativo. Queste difficoltà sono più evidenti nelle occupazioni che richiedono discernimento, controllo e attenzione, come il relazionarsi con qualcuno, l’ascoltare, il parlare, il ragionare e l’apprendere. Cosicché l’ansia grave non solo può impedire l’apprendimento del linguaggio ma, anche quando esso è presente, può alterarlo nella forma e nel contenuto rendendolo poco chiaro. Allo stesso modo può impedire l’apprendimento della lettura, della scrittura e dei vari contenuti culturali.
Poiché l’ansia è particolarmente grave nei soggetti con disturbi dello spettro autistico, le loro parole, quando queste sono presenti, i loro ragionamenti e i loro comportamenti sono dettati più dall’impulso del momento che non da un ragionamento sereno e obiettivo della realtà. Per tale motivo i comportamenti incongrui e strani, come le stereotipie, sono frequenti e ciò, naturalmente, peggiora il rapporto che essi cercano di instaurare con le persone presenti nell’ambiente familiare, sociale o scolastico. Il che comporta come conseguenza un peggioramento anche dell’autostima.
L’ansia grave impedisce all’attenzione di permanere per il tempo necessario ad effettuare alcune attività più complesse, come scrivere o disegnare. In alcuni casi, quando si chiede di effettuare un disegno ai bambini con sintomi di autismo, nei quali è presente un’ansia notevole, ci si accorge che essi riescono soltanto ad effettuare degli scarabocchi, mentre in momenti successivi, quando questa emozioni diminuisce, sono in grado di disegnare scene anche complesse. Il che fa dedurre che i limiti che si riscontrano in questi soggetti sono per lo più provocati dalle intense emozioni negative dalle quali sono frequentemente coinvolti.
Ed è per tale motivo che crediamo sia assolutamente inutile e fuorviante sottoporli ai test intellettivi e cognitivi, poiché i risultati potrebbero essere facilmente inquinati dalla presenza di questa emozione.
L’ansia grave altera il linguaggio e la comunicazione, poiché queste capacità sono strettamente connesse alla serenità interiore e quindi alla presenza o meno di stati d’ansia. Per tale motivo quando questa emozione è notevole il linguaggio del bambino appare spezzato, frenetico, confuso e molto ripetitivo, mentre quando l’ansia diminuisce il linguaggio migliora nettamente.
L’ansia grave rende difficile o impedisce la comprensione. Per tale motivo è difficile interpretare correttamente le parole ascoltate o lette, nonché le intenzioni, le espressioni del viso, i gesti e i comportamenti delle persone. Altrettanto difficile è per questi soggetti interpretare le immagini viste, i suoni ascoltati, le sensazioni avvertite.
Di conseguenza, vivendo costantemente in apprensione e in allerta, i pazienti con sintomi di autismo hanno difficoltà a giudicare la realtà con occhi sereni e obiettivi, dando a ogni cosa e ai tanti avvenimenti della vita la giusta dimensione e il corretto significato.
Pertanto, poiché i pericoli, le critiche e i comportamenti malevoli possono provenire da ogni oggetto, situazione o da ogni persona, è facile che insorgano in loro delle patologiche impressioni, di non essere compresi e accettati o di essere costantemente in pericolo per ogni evento, anche il più frequente e naturale.
Poiché a causa dell’ansia diminuiscono le capacità di attenzione e concentrazione, scade anche il rendimento nella sfera cognitiva. Inoltre, poiché il loro rendimento è incostante e non armonico, giacché è influenzato dalla tensione e dalle emozioni del momento, le capacità di questi soggetti sono migliori in alcune situazioni e per alcune discipline, ma sono minori o totalmente assenti in altri momenti o in altre discipline.
Per i bambini in preda all’ansia costante, anche semplicemente giocare con i coetanei può diventare impossibile, perché significa coordinare le loro parole e i loro comportamenti con la realtà del momento ma, soprattutto, significa adeguarsi e collaborare con gli altri. Non riuscendo a fare ciò è frequentemente compromesso ogni tentativo d’integrazione e comunicazione sociale.
[1] Galimberti U. (2006), Dizionario di psicologia, Roma, Gruppo editoriale L’Espresso, Vol. 1, p. 130.
[2] Bettelheim B. (2001), La fortezza vuota, Garzanti, Milano, p. 43.
[3] Morello P. C. (2016), Macchia, autobiografia di un autistico, Salani Editore. Milano, p. 59.
[4] Franciosi F. (2017), La regolazione emotiva nei disturbi dello spettro autistico, Pisa, Edizioni ETS, p. 20.
[5] Grandin T. (2006), Pensare in immagini, Trento, Erickson, 2006, p. 122.
[6] T. GRANDIN, Pensare in immagini, Trento, Erickson, 2006, p. 70.
[7] Morello P. C. (2016), Macchia, autobiografia di un autistico, Salani Editore. Milano, p. 105.