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di Roberta Villa
L’idea circola da qualche anno, ma ultimamente ha guadagnato nuovo vigore: mentre oncologi e dermatologi raccomandano di non esporre la pelle al sole senza averla protetta con una adeguata quantità di crema (o formulazioni analoghe), si alzano voci secondo cui questi prodotti sarebbero da evitare, perché priverebbero l’organismo dei benefici del sole o sarebbero addirittura pericolosi, in particolare cancerogeni. Non solo.
Mentre gli esperti ricordano che i raggi ultravioletti sono la prima causa di invecchiamento della pelle, qualcuno sostiene che siano i filtri solari a danneggiarla e a rovinarla dal punto di vista estetico. E non si tratta solo di qualche isolato nostalgico delle scottature con spellatura, che un tempo rappresentavano quasi un rito di passaggio di inizio vacanza: ormai si parla di un vero e proprio movimento, per certi versi simile, e sovrapponibile, anche se numericamente molto inferiore, a quello ostile ai vaccini e in generale alla medicina cosiddetta “ufficiale”.
Secondo gli influencer “anti-crema” che spopolano sui social media, anche quello che mette in guardia dai rischi del sole sarebbe un complotto per alimentare i profitti dell’industria cosmetica, così come i vaccini sarebbero utili solo alle aziende farmaceutiche. Alcuni ne deducono che va benissimo esporsi al sole anche senza protezione, perché i benefici sul sistema immunitario derivati dalla maggior produzione di vitamina D sarebbero in grado di neutralizzare qualunque eventuale rischio.
In realtà, è vero che il contenuto di questa vitamina nell’alimentazione può essere insufficiente, ma per beneficiare di quella prodotta dalla nostra pelle basta la minima esposizione al sole che si ha nella vita quotidiana, semplicemente recandosi ogni giorno a scuola o al lavoro [1]. Non esiste invece alcuna prova che l’uso dei filtri solari riduca i livelli di vitamina D nel sangue [2,3].
Dottore, si pensa che tutte le creme solari siano pericolose?
Alcuni non diffidano dei solari in toto, ma raccomandano di privilegiare quelli con “filtri fisici”, anche detti “minerali”, rispetto a quelli con “filtri chimici”: i primi, a base di sostanze altrettanto “chimiche”, come l’ossido di zinco, costituiscono una barriera al passaggio dei raggi UVA e UVB, mentre quelli definiti “filtri chimici” si basano su sostanze che li assorbono, soprattutto avobenzone, ossibenzone e octinossato.
Sebbene altri studi in passato avessero già sollevato la questione, il dibattito è stato recentemente rinfocolato da alcuni articoli scientifici pubblicati sull’autorevole rivista JAMA [4]. Il più allarmante è del marzo 2020, anche perché condotto dagli esperti della Food and Drug Administration statunitense, l’agenzia che si occupa della regolamentazione dei prodotti farmaceutici.
Dopo aver sperimentato diversi prodotti in varie formulazioni (latte, spray, crema ecc.) sulla pelle di una cinquantina di volontari, gli autori hanno dimostrato che le sei sostanze chimiche testate sono assorbite nel circolo sanguigno e in tre settimane di applicazione possono superare i livelli di concentrazione dimostrati come sicuri dall’agenzia. Attenzione, però. Oltre questa soglia non abbiamo prove di tossicità, ma solo la necessità di ulteriori sperimentazioni.
Questa conclusione, infatti, come raccomandano gli stessi scienziati, non significa che le persone dovrebbero smettere di usare i filtri solari: negli Stati Uniti si diagnosticano ogni anno circa 5 milioni di tumori maligni della pelle, tra melanoma e altri tipi di malattia, il 90% dei quali è da ricondurre all’esposizione al sole. L’abbronzatura selvaggia rappresenta quindi un rischio certo, mentre i possibili effetti negativi delle creme sarebbero tutti da verificare.
Proprio l’aumento nel numero dei casi di tumori della pelle ha spinto i medici a insistere maggiormente sull’utilizzo di protezioni solari: mentre un tempo si consigliava la crema solo durante le vacanze al mare o in montagna, oggi gli esperti suggeriscono di applicare possibilmente una protezione tutto l’anno, e ripetere l’applicazione durante il giorno [5]. In teoria ciò potrebbe cambiare il profilo di sicurezza di un prodotto: sicuro per un uso occasionale, meno se usato in grandi quantità tutti i giorni per anni. Anche per questo l’FDA ha chiesto ulteriori accertamenti alle aziende, senza però smettere di raccomandare l’uso dei filtri ai cittadini.
Dottore, è importante proteggersi dal sole?
Sulla necessità di proteggersi dai raggi ultravioletti a livello scientifico c’è pieno consenso. I filtri solari servono a ridurre il danno dell’esposizione diretta al sole. Per maggiore prudenza nei confronti degli organismi in crescita, l’American Academy of Pediatrics mette per esempio in guardia dall’utilizzo dell’ossibenzone nei prodotti per i bambini, opta per i filtri fisici e soprattutto per l’uso di indumenti protettivi. Fino a sei mesi di età, poi, tutti sconsigliano di esporre i bambini direttamente al sole: solo se non c’è modo di proteggerli è meglio applicare la crema sulle parti scoperte [7].
Per gli adulti, invece, oltre all’ombra e a indumenti protettivi (cappello e occhiali da sole compresi) l’American Academy of Dermatology raccomanda sempre l’uso dei filtri solari nelle parti esposte, non solo al mare o in montagna, ma anche nel corso di altre attività all’aperto [8].
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Autore Roberta Villa
Giornalista pubblicista laureata in medicina, Roberta Villa ha collaborato per più di vent’anni con le pagine di Salute del Corriere della Sera e con molte altre testate cartacee e online, italiane e internazionali. Negli ultimi anni ha approfondito il tema delle vaccinazioni, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della comunicazione, anche in risposta a bufale e fake news. Sul tema della comunicazione della scienza è attualmente impegnata nel progetto europeo QUEST come research fellow dell’Università di Ca’Foscari a Venezia. Insieme ad Antonino Michienzi è autrice dell’e-book “Acqua sporca” (2014), un’inchiesta sul caso Stamina disponibile gratuitamente online. Ha scritto “Vaccini. Il diritto di non avere paura” (2017), distribuito in una prima edizione con il Corriere della Sera e in una seconda (2019) per il Pensiero scientifico editore. È molto attiva sui social network (Youtube, Instagram, Facebook) su cui sta sperimentando un approccio semplice e confidenziale alla divulgazione.
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Bibliografia
- 1 . Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro. “Tutti i benefici della vitamina D”. Ultimo aggiornamento: 24 maggio 2023
- 2 . National Academies. “Sunscreen does not cause vitamin D deficiency”. Pubblicato il 31 marzo 2019
- 3 . Kannan S, Lim HW. “Photoprotection and vitamin D: a review”. Photodermatol Photoimmunol Photomed 2014 Apr-Jun;30(2-3):137-45
- 4 . Matta MK, Florian J, Zusterzeel R, et al. “Effect of Sunscreen Application on Plasma Concentration of Sunscreen Active Ingredients: A Randomized Clinical Trial”. JAMA 2020 Jan 21; 323(3): 256-267
- 5 . Centers for Disease Control and Prevention. “Sun Safety”. Ultimo aggiornamento: 18 aprile 2023
- 6 . Balk SJ. “Sun Protection”. Pediatr Rev April 2023; 44 (4): 236–239
- 7 . American Academy of Dermatology Association. “SUNSCREEN FAQS”. Ultimo aggiornamento: 19 luglio 2023
(Fonte: dottoremaeveroche.it)