La testata digitale dell'OMCeO Messina
 
Le dinamiche della disabilità e della terza età

Le dinamiche della disabilità e della terza età

Views: 175

di redazione

Le dinamiche dei diversamente giovani.

L’iniziativa dell’Istituto Superiore di Sanità per cercare di ottenere valori affidabili sullo stato di salute e di indipendenza della popolazione con più di 64 anni del nostro Paese ha istituito la “Sorveglianza Passi D’Argento” (dal cui sito sono stati ricavati i dati di seguito esposti). Questo tipo di sorveglianza costituisce un moderno approccio cominciato che prende in considerazione alcuni aspetti di salute e di malattia e li segue, producendo in tempo utile un’informazione per gli amministratori, per chi opera nel sistema sanitario, per gli ultra64enni stessi e per le loro famiglie, in maniera tale da offrire a tutti un’opportunità per fare meglio proteggendo e promuovendo la salute, prevenendo le malattie e migliorando l’assistenza per questo gruppo di popolazione. Tutti aspetti che incidono considerevolmente non solo sulla qualità della vita, ma anche sulla sopravvivenza media.

Fragilità e disabilità

L’autonomia nello svolgimento delle attività della vita quotidiana assume una particolare importanza per il benessere dell’individuo, anche in relazione alle necessità assistenziali che si accompagnano alla sua perdita. Il livello dell’autonomia dell’anziano viene individuato utilizzando la scala delle Adl (Activity of Daily Living) e la scala delle Iadl (Instrumental Activity of Daily Living) che indagano rispettivamente la capacità dei soggetti anziani di compiere funzioni fondamentali della vita quotidiana (mangiare, vestirsi, lavarsi, spostarsi da una stanza all’altra, essere continenti, usare i servizi per fare i propri bisogni) e le funzioni complesse (come ad esempio, preparare i pasti, effettuare lavori domestici, assumere farmaci, andare in giro, gestirsi economicamente, utilizzare un telefono) che consentono a una persona di vivere da sola in maniera autonoma.

Disabilità

Perdere autonomia nello svolgimento anche di una sola delle sei attività fondamentali della vita quotidiana, Adl, è considerato, secondo la letteratura internazionale, una condizione di disabilità negli ultra 65enni. Dai dati di Passi d’Argento 2016-2018 emerge che la condizione di disabilità, così definita, coinvolge 15 persone su 100; la disabilità cresce con l’età e in particolar modo dopo gli 85 anni, quando arriva a interessare quasi un anziano su 2 (48%), è mediamente più frequente fra le donne (18% vs 11% uomini), è più frequente fra le persone con svantaggio socio-economico, per difficoltà economiche (raggiungendo il 26% fra quelli che hanno molte difficoltà economiche vs 10% tra chi non ne ha) o per bassa istruzione (22% vs 6% fra chi ha un livello di istruzione alto). La quasi totalità delle persone con disabilità (99%) riceve aiuto; ma questo carico di cura e di assistenza è per lo più sostenuto dalle famiglie, molto meno dal servizio pubblico di Asl e Comune: il 94% delle persone con disabilità dichiara di ricevere aiuto dai propri familiari per la/le attività della vita quotidiana per cui non è autonomo, il 36% da badanti, il11% da conoscenti; il 9% riceve aiuto a domicilio da operatori socio-sanitari, il 3% riceve assistenza presso un centro diurno. Una piccola quota è sostenuta da associazioni di volontariato (2%). Fra loro meno di 1 persona su 4 riceve un contributo economico per questa condizione di disabilità (come l’assegno di accompagnamento). Esiste un gradiente Nord-Sud per cui fra i residenti nel Sud Italia si osserva una quota maggiore di persone con disabilità (21% vs14% nel Centro e 11% nel Nord) che potrebbe certamente ri-flettere una differenza nella distribuzione di esiti di salute, ma anche una differenza fra Nord e Sud del Paese di offerta e/o ricorso a strutture di ricovero per anziani non pienamente autonomi.

Fragilità

Nonostante ad oggi, a livello internazionale non si sia raggiunta una definizione univoca di fragilità nell’anziano, alcuni fattori sono riconosciuti come associati a una maggiore vulnerabilità, sia in termini di salute complessiva, sia in termini di perdita funzionale nella sfera fisica, psichica e sociale. Vulnerabilità che può rappresentare un precursore o comunque un fattore di rischio per la fragilità. In Passi d’Argento si definisce anziano fragile la persona non disabile, ossia autonoma in tutte le Adl, ma non autonoma nello svolgimento di due o più funzioni complesse, Iadl (come preparare i pasti, effettuare lavori domestici, assumere farmaci, andare in giro, gestirsi economicamente, utilizzare un telefono). Dai dati di Passi d’Argento 2016-2018 risultano fragili circa 18 persone su 100; la fragilità è una condizione che cresce progressivamente con l’età, riguarda il 12% dei 65-74enni e raggiunge il 29% fra gli ultra 85enni; è poco più frequente fra le donne, ed è anch’essa associata allo svantaggio socio-economico, sale al 28% fra le persone con molte difficoltà economiche (vs 13% tra chi coloro che non hanno difficoltà economiche) e al 23% fra le persone con bassa istruzione (vs 9% fra chi ha un livello di istruzione alto). La quasi totalità delle persone con fragilità (98%) riceve aiuto per svolgere le funzioni delle attività della vita quotidiana per cui non è autonomo (Iadl); ma questo aiuto per lo più sostenuto dalle famiglie, dai familiari direttamente (94%), e/o da badanti (20%) ma anche da conoscenti (12%); meno del 3% riferisce di un ricevere aiuto a domicilio da operatori socio-sanitari delle Asl o del comune, meno dell’1% riceve assistenza da un centro diurno. Una piccola quota è sostenuta da associazioni di volontariato (1%). Esiste un gradiente Nord-Sud per cui fra i residenti nel Sud Italia si osserva una quota maggiore di persone con fragilità (24% vs 17% nel Centro e 13% nel Nord).