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di MARIA FREGA (PENSIERO SCIENTIFICO EDITORE)
La sindrome dell’ovaio policistico riguarda una quota importante di donne (tra l’8 e il 20% nel mondo) ed è una delle maggiori cause di infertilità. Intraprendere una gravidanza è possibile, ma occorre conoscere ed evitare anche le altre patologie correlate alla sindrome. Approfondire i misteri di questa disfunzione è una questione di salute pubblica che merita più attenzione. Intanto, per tutte le donne, fin dalla pubertà, resta l’impegno a prendersi cura di sé, con la prevenzione e con uno stile di vita sano.
Dottore, cos’è la sindrome dell’ovaio policistico?
Conosciuta anche come PCOS (Poly-Cystic Ovary Syndrome), la sindrome dell’ovaio policistico è un disturbo ormonale che colpisce le donne durante l’età riproduttiva. Si può dunque presentare dalla prima mestruazione alla menopausa. Le donne che ne soffrono hanno malfunzionamenti delle ovaie che possono causare diversi problemi, il più grave dei quali è l’infertilità.
I segnali principali di questa condizione sono: ciclo mestruale irregolare, eccessiva produzione di ormoni maschili (iperandrogenismo), ovulazione alterata. Questi sintomi non sono necessariamente presenti in ogni donna che sospetta di soffrire di PCOS e, inoltre, possono manifestarsi in diverse modalità. Per questo è complesso diagnosticare il disturbo che, appunto, è una sindrome, cioè un insieme di sintomi e manifestazioni cliniche senza un netto riferimento alle cause [1]. In generale, il sospetto di PCOS è avvalorato dalla presenza di almeno tre dei seguenti sintomi [2]:
- alterazioni del ciclo mestruale: può essere sporadico, può durare più a lungo del normale o essere abbondante, può scomparire per mesi;
- irsutismo: eccessiva presenza di peli causata dall’abbondanza di ormoni androgeni;
- acne;
- alopecia;
- ovaie aumentate di volume, contenenti più follicoli (cisti che racchiudono le cellule uovo);
- mancata ovulazione.
Come avviene la diagnosi?
Non sono disponibili test o esami per diagnosticare la PCOS. Il ginecologo analizzerà la singola situazione: l’anamnesi della paziente, i sintomi presenti, eventualmente prescriverà esami per verificare l’infertilità. A ciò si aggiunge la visita con ecografia pelvica o transvaginale che accerta l’eventuale ingrossamento delle ovaie, la presenza di irsutismo o acne e altri sintomi collaterali come l’obesità o alterazioni di valori come la pressione arteriosa, la glicemia.
Non tutte le donne con sospetto di ovaio policistico presentano effettivamente cisti nelle ovaie. La diagnosi di PCOS, quindi, non è affatto semplice e per questo i casi sono sottostimati o trascurati finché non si hanno difficoltà nel concepimento [2].
Tutte le donne con ovaio policistico sono infertili?
No. La sindrome dell’ovaio policistico non è sinonimo di sterilità. Chi soffre di questa sindrome, però, può vivere maggiori difficoltà nell’iniziare una gravidanza. I livelli eccessivi di ormoni androgeni interferiscono con l’attività delle ovaie, quindi può capitare che in alcuni mesi non avvenga l’ovulazione. Tale condizione non è sistematica, bensì sporadica e casuale [3].
Ma quali sono le cause della sindrome dell’ovaio policistico?
L’eziologia, cioè l’individuazione delle cause, non è ancora chiara. La PCOS è sicuramente una sindrome multifattoriale. Il malfunzionamento del sistema riproduttivo può dipendere da fattori ambientali, ma soprattutto genetici: avere mamma o sorelle con PCOS è un fattore di rischio frequente. Un’altra probabile causa è l’irregolarità del metabolismo (sindrome metabolica): un eccesso di insulina agisce sull’ovaio, alterando l’ovulazione e determinando una sovrapproduzione di androgeni. La sindrome dell’ovaio policistico è maggiormente presente nelle donne in sovrappeso. Se l’eccesso di peso si sviluppa in pubertà, inoltre, si è constatato che i sintomi sono più gravi [1,2].
Dottore, è vero che questa sindrome è causa di altre patologie gravi?
Più che di causa, si parla di associazione o comorbidità. In chi soffre di ovaio policistico è più frequente lo sviluppo di altre patologie, come l’iperinsulinemia o le malattie cardiovascolari. L’iperinsulinemia è il fattore di rischio più importante del diabete di tipo 2 [2]. Si stima che sia intorno al 10-20% la quota di donne con PCOS che sviluppano il diabete. Il rischio aumenta nelle donne obese o con più di 40 anni o con familiari diabetici [4].
Come si cura la PCOS?
Non esistono terapie specifiche e definitive, purtroppo. Per ridurre gli ormoni androgeni in eccesso e per regolarizzare le mestruazioni spesso si prescrive una terapia ormonale, cioè la pillola contraccettiva.
Naturalmente questa soluzione non è adeguata a chi ha intenzione di avere un figlio. In questo caso sono stati formulati alcuni farmaci, come il clomifene, che stimola l’ovulazione, o un anti-diabetico (metformina) che, oltre a ridurre l’insulina nel sangue, agisce positivamente su ovaie e ciclo mestruale. Non sono terapie semplici, e vanno valutate con il medico per i loro effetti collaterali. Sono invece disponibili trattamenti per ogni sintomo dell’ovaio policistico, dall’irsutismo all’acne.
Al di là dei farmaci, è però fondamentale uno stile di vita sano. Una dieta equilibrata e l’attività fisica sono fondamentali, fin dalla pubertà. Lo scopo è soprattutto evitare il peso in eccesso per ridurre il rischio delle patologie di cui abbiamo parlato [2,4]. Non ci sono al momento, invece, prove evidenti sul miglioramento dei livelli di glucosio o sulla regolarità mestruale [5]. In tema di prevenzione, è infine importante sottoporsi a controlli ginecologici soprattutto se il ciclo mestruale è irregolare.
(Fonte: dottoremaeveroche.it)