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di Luisa Barbaro
Il dolore pelvico comprende la Vulvodinia, la neuropatia del pudendo, l’endometriosi e la fibromialgia, che sono tutte patologie invalidanti, caratterizzate da una estrema difficoltà di diagnosi, essendo malattie “silenti”.
Il dolore Pelvico è un disturbo costante, invalidante che spesso tarda ad essere compreso , dopo un lungo e tortuoso percorso che passa tra l’insorgere del sintomo ad una corretta diagnosi e conseguente presa in carico. Spesso il D.P.C. è una reazione ad un danno tissutale, reale e potenziale . Per l’Endometriosi si cerca qualcosa che sia tangibile , ma per la Vulvodinia con alterazione dei processi fisiologici ed in assenza di un’ezio-patologia specifica o infettiva, è più difficile fare una diagnosi precoce.
La Vulvodinia è una sindrome cronica caratterizzata da dolore vulvare senza una causa chiaramente identificabile; si registra che viene colpita una donna su 7, dai 20 ai 40 anni e nonostante ciò, poche persone sanno cosa realmente sia . Alla base si ha un’alterazione degli stimoli nervosi che trasformano un impulso da normale a doloroso, nonostante non vi siano alterazioni tissutali e l’apparato genitale si presenta normale dal punto di vista anatomico e funzionale . Il 70% delle donne ha una storia di candida ricorrente, che spesso innesca un diverso processo patologico, con sintomi di dolore invalidante, sia per intensità che per durata, da cui è impossibile trovare sollievo nella fase avanzata.
La Vulvodinia è caratterizzata da quello che le pazienti riferiscono come un bruciore insistente o dolore alla vulva, localizzato o esteso, tale da impedire alla donna di vivere normalmente la propria quotidianità , rendendo difficoltosa anche la minzione , l’evacuazione, impattando sulle attività lavorative e sociali oltre che sulla vita sessuale . La strada verso una diagnosi precoce è ancora lunga e passa per una formazione specialistica sempre più avanzata, con una sempre maggiore consapevolezza sul tema, in quanto le donne arrivano in ambulatorio con forme gia avanzate e dolori invalidanti . L’iter diagnostico si compone di un percorso specialistico che porta al riconoscimento dei Trigger più del dolore pelvico , ma a monte deve esserci ovviamente un esame clinico e strumentale dell’apparato genitale, per escludere altre patologie.
A livello terapeutico è possibile intervenire con un percorso strutturato e multidisciplinare, dall’ambito uroginecologico a quello psicologico e comportamentale. Oggi abbiamo diverse possibilità sia dal punto di vista farmacologico che fisico , con stili comportamentali non solo fisici ma anche psicologici, che possono innescare quei meccanismi che portano ad un ipertono muscolare che è un fattore di rischio. La terapia del dolore pelvico cronico, non può essere standardizzata ma deve essere costruita su misura per la singola paziente e non dipende dal farmaco usato, ma dal come lo si usa e dal momento giusto in cui iniziarlo, dalla posologia e dal corretto accompagnamento al giusto integratore . Il successo della terapia dipende da una buona presa in carico multidisciplinare , farmacologica e psicologica e dalla consapevolezza del pieno diritto alla cura . Questa in genere parte da Farmaci che ci vengono prestati dalla neurologia e che agiscono sui neurotrasmettitori, come l’amitriptilina a basse dosi, che consente di avere una buona efficacia e nessun effetto collaterale . Può essere inoltre utilizzata la TENS, insieme ad un corretto stile di vita.