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di Marzio Bartoloni
La fuga dei medici comincia presto e cioè già dopo la laurea in medicina visto che i giovani camici bianchi non vogliono più lavorare nei pronto soccorso, fare il chirurgo, il radioterapista o il nefrologo. Tutte specialità queste dove i posti assegnati per diventare medico attraverso il corso di specializzazione sono andati deserti in almeno metà dei casi.Così dicono i dati definitivi delle immatricolazioni per assegnare i 15.256 contratti di specializzazione messi a bando e che non sono stati coperti nel 25% dei casi, con punte massime che arrivano al 50% per il corso di chirurgia generale o toracica, il 70% per la medicina d’emergenza (quella del pronto soccorso) fino agli estremi dell’82% dei posti deserti in radioterapia o del 90% dei contratti per diventare microbiologi e virologi. Una emorragia di giovani camici bianchi – soprattutto per alcune specialità meno attrattive anche per le carriere successive – che continua anche dopo, visto che si stima che ogni anno 2mila medici dicano addio al Servizio sanitario per licenziarsi o andare in pensione in anticipo, spesso per lavorare nel privato.
Gli aumenti allo studio per i medici specializzandi
Troppo bassi gli stipendi dei nostri medici – sono tra i più bassi dei Paesi Ocse – soprattutto per quelle specialità che non prevedono guadagni extra con l’attività privata, così come sono bassi i contratti dei giovani specializzandi che si aggirano sui 1.650 euro netti al mese. Ecco perché il ministero della Salute di fronte a questa grande fuga prova a correre ai ripari già in manovra: per i giovani medici l’idea allo studio insieme al ministero dell’Università è innanzitutto di prevedere un mini aumento del 5% per tutti i contratti di specializzazione che equivale a circa 95-100 euro in più netti al mese. Ma l’ulteriore passo da inserire sempre in legge di bilancio è quello di incentivare ancora di più quelle specializzazioni mediche che sono meno attrattive: qui l’idea a cui stanno lavorando i tecnici della Salute è di intervenire sulla parte variabile del contratto di specializzazione che vale circa mille euro, con una crescita di questa voce dal 50% all’80%, che si potrebbero tradurre in aumenti tra i 250 e i 390 euro netti al mese.
La necessità di una riforma del percorso di specializzazione
Saranno sufficienti questi aumenti a convincere i giovani camici bianchi a scegliere specializzazioni come quella di chirurgia o dell’emergenza-urgenza? I motivi di questa emorragia vengono da lontano e sono figli di una cattiva programmazione che ha portato negli ultimi anni a svuotare le corsie e a ricorrere ai gettonisti pagati a peso d’oro. «Davanti a questi dati incontrovertibili, la domanda che deve essere posta è la seguente: come risolviamo la cronica e pericolosa carenza di medici, soprattutto in Pronto soccorso?», avverte Giammaria Liuzzi responsabile di Anaao giovani (la sigla degli ospedalieri). Che aggiunge: «L’unica soluzione è riformare la formazione medica, archiviando l’impianto attuale con un contratto di formazione-lavoro, con specializzandi che hanno i diritti e i doveri dei dirigenti medici in un contratto incardinato con retribuzione e responsabilità crescenti; una soluzione che stranamente non comporta un aumento di spesa perché abolirebbe non il numero chiuso ma la figura dei gettonisti, costati all’erario pubblico ben 1,7 miliardi di euro dal 2019 al 2023».
Gli aumenti per i medici: detassata la busta paga
Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha comunque confermato che ci sarà un nuovo incentivo per provare a trattenere anche i medici senior: «Con la prossima manovra intendiamo finalizzare ulteriori risorse per programmare nuove assunzioni e per pagare meglio chi già lavora alle dipendenze del servizio sanitario». Come già anticipato dal Sole 24 ore in legge di bilancio entrerà la detassazione (una flat tax del 15%) sull’indennità di specificità medica che oggi sconta una tassazione al 43 per cento. La misura che per i medici (ci sarà anche per gli infermieri) vale 380 milioni si tradurrà in aumenti netti di 200-220 euro al mese per 13 mensilità. «È un bel segnale non solo e non tanto per la cifra economica, ma per la dimostrazione che si vuole investire sul lavoro ordinario e sul professionista», sottolinea Pierino Di Silverio segretario di Anaao. Che per i giovani specializzandi insiste: «Meritano un contratto con tutte le tutele e meritano un percorso formativo lineare che permetta loro di lavorare e formarsi in modo lineare».
(Fonte: ilsole24ore)