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di Filippo Cavallaro
Alla presentazione a Messina del libro “Trema la notte”, scritto da Nadia Terranova, alla quale abbiamo partecipato con interesse tutta la famiglia, dopo averlo letto fresco di stampa. In un intervento mio figlio, il già libraio, ha citato il terremoto di Ferrara del 1570, correlandolo con la storia descritta nel libro, legata al terremoto del 1908, e di come anche allora, sulla tragedia si costruirono ipotesi e motivazioni a danno di tutti coloro che perirono o subirono perdite.
A me, invece, del romanzo, ha molto interessato la “scrupolosa protezione” che Maria, da mamma veneto/calabrese, mostra su Nicola, suo unico figlio, verso il rischio che possa essere rapito da diavoli e donnacce. Attento a loro ed alle loro tentazioni.
Nicola è uno dei giovani protagonisti di questo libro, la cui trama è declinata, con un continuo saltare da una parte all’altra dello stretto, in modo da dare risalto ai personaggi e narrare gli eventi drammatici che dal 28 dicembre 1908 si svolsero tra Messina e Reggio Calabria fino al novembre 1919.
Scrupolosa protezione, preoccupazioni esagerate, attenzione morbosa, che porta ad atti che sanno dell’incredibile, eppure il ragionamento le rende possibili e praticate. Per essere protetto, al sicuro da diavoli e donnacce, il piccolo Nicola non può dormire nella sua stanza ma in un rifugio sotterraneo, per maggiore sicurezza non dorme in un letto, ad ulteriore difesa viene legato ed ancorato. Egli è stato convinto che queste protezioni, queste attenzioni sono per il suo bene.
Accade che sarà proprio grazie a tutta questa mole di protezioni, messe in atto da una madre preoccupata, che si salverà da ciò che di più drammatico e tragico non può esserci per persone e territorio. Quella notte “il terremoto”, qualcosa di più reale e terribile rispetto ai diavoli ed alle donnacce ipotizzate dalla madre.
Preoccupazioni che tutte le mamme hanno, probabilmente per un continuo costante senso di colpa che le assilla.
Preoccupazioni che forse le mamme hanno perché non riescono a mantenere legati, al guinzaglio, con il cordone ombelicale i figli.
Preoccupazioni che portano le mamme a dare continue raccomandazioni, ad assillare i figli, ed ecco sentire:
Non sudare!
Non correre!
Attento che cadi!
Tutti tentativi per mettere sotto protezione, in sicurezza i propri figli, di fatto limitandone la libertà di movimento, che potrebbero impedire loro di conoscere ed apprendere competenze motorie che, con l’esperienza retta, solo nei primi anni di vita possono essere acquisiti. Da bambini dati la lassità delle strutture e la plasticità che il corpo mostra in quella fase di sviluppo motorio tante esperienze possono essere fatte in sicurezza, imparando il senso del limite, e la dimensione specifica dei propri limiti.
Sulle tre raccomandazioni imperative giorni fa sono stato ospite in una radio della riviera jonica.
Badmoms è la trasmissione, un format semplice con una intervistatrice impertinente che cerca di tirare fuori dall’ospite/complice aneddoti, consigli, indicazioni che possano essere utili, alle mamme che ascoltano radio empire, ed ancor di più ai figli. Di fatto è un accettare quanto sia difficile essere una brava mamma, per motivazioni individuali, ma spesso a causa di cattiva informazione, cattive abitudini, comodità o stili di vita poco virtuosi.
Sulle tre continue raccomandazioni ho avuto modo di descrivere quanto possa essere utile sudare, per imparare che il corpo, al fine di mantenere costante la sua temperatura (circa 35°), suda per garantirsi un raffreddamento esterno, e richiede di bere per permettere il raffreddamento interno.
Forse troppo semplice ma se non si sa che il corpo suda, perché non se ne ha modo di sperimentarlo, a causa della frequentazione di ambienti climatizzati, o peggio ancora, anche per le limitazioni alle attività motorie, spesso ridotte allo stare seduti con un cellulare in mano che ci collega al mondo ma ci estranea al nostro corpo.
Da <<Non sudare!>> a <<Non correre!>> il passo è breve, ed anche per questa raccomandazione ho descritto a cosa serve correre al bambino che cresce. Grazie alla competenza del correre il bambino acquisisce altre conoscenze legate al rapporto spazio/tempo, la velocità. Da piccoli i bimbi non hanno questa dimensione, tutto è accanto a loro e si muove insieme, per questo non viene compresa la velocità e la possibilità, in un agire competitivo, del sorpasso.
Correndo poi ci si espone al rischio di caduta. Anche le cadute sono importanti da piccoli, sono utili per imparare a cadere ed a proteggersi nella caduta. Da questo è poi normale che le escoriazioni siano a carico delle ginocchia, delle mani e dei gomiti. Con questa sequenza perché meglio cascare in ginocchio, e, se la caduta è più impegnativa allungare le mani per proteggere il viso, se poi la velocità era alta per ammortizzare bisogna scaricare dalle mani ai gomiti.
Sicuramente ad una caduta corrisponderà anche l’esperienza dell’escoriazione, la perdita della contiguità ed integrità cutanea.
Il sangue!
…
Da bambini e da ragazzi basta disinfettare e mettere un cerotto il corpo sarà capace in pochi giorni a risistemare tutto, ed avendolo esercitato allo slancio ed al salto ci accorgeremo che domani saremo più alti.