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di Filippo Cavallaro
Il libro che più ha affascinato mio figlio recentemente è “Gli Undici”, un romanzo di Pierre Michon edito da Adelphi (2018). Comincia durante il 1794 in una Parigi che vive il secondo anno della Rivoluzione. Racconta della necessità che hanno il pedagogista Bourdon, il banchiere Proli ed il drammaturgo Collot d’Herbois, tre eminenti componenti del movimento giacobino, di presentare gli undici membri del Comitato di Salute Pubblica in una sorta di Ultima Cena laica e repubblicana. Chiamano il pittore François-Élie Corentin, ex allievo di Tiepolo alle dipendenze di David al Comitato delle arti.
Il romanzo continua, dopo alcuni decenni, con l’ammirata descrizione dello storico Jules Michelet, autore della Storia di Francia e della Storia della rivoluzione francese, del quadro esposto al Pavillon de Flore, del Louvre. Egli è colpito dalle fattezze di quegli undici tiranni: Jacques Nicolas Billaud-Varenne, Lazare Nicolas Marguerite Carnot, Pierre-Louis Prieur, Claude-Antoine Prieur-Duvernois detto Prieur de la Cȏte d’Or, Georges-Auguste Couthon, Maximilien Robespierre, Jean-Marie Collot d’Herbois, Bertrand Barére de Vieuzac, Robert Lindet, Louis-Antoine de Saint-Just e André Jeanbon Saint-André.
Nel romanzo l’autore definisce tutti questi politici e intellettuali del Comitato di salute pubblica come personaggi che non hanno raggiunto la gloria delle lettere e che dominati dallo spirito rivoluzionario hanno compiuto le nefandezze del Terrore, proprio perché in loro c’è stata tanto la raffinatezza dell’uomo di cultura quanto l’ebrezza del popolo e la follia del potere. Alla fine i tre committenti, il pittore e gli undici non si possono non assolvere in quanto nostri amici, nostri fratelli, a cui siamo legati dalla Storia.
C’è un problema …
Il romanzo di Michon è una truffa ben congegnata, è un falso, … una bugia. Una storia nella quale sono inventati il pittore, il quadro e la cronaca degli eventi e degli stratagemmi che portarono alla realizzazione del quadro e della sua collocazione finale al Louvre. Il contesto, il Terrore, sono veri.
Quante volte ci incontriamo nel nostro quotidiano in bugie, falsità, … fake news costruite come paravento per fare altro. Purtroppo ce ne sono anche nell’area della riabilitazione, l’area che il paese volle fortemente all’interno del SSN con le leggi di riforma sanitaria 833/78, 502/92 e 517/93.
La signora Olga esperta di modelli organizzativi di processi di recupero, incontrandomi, durante un vissuto di emiplegia sinistra, più di trenta anni fa, mi confidò una sua convinzione che è rimasta impressa nella mia mente. Lei dal suo osservatorio privilegiato, per quanto gli confermava la sua esperienza decennale, diceva: “la riabilitazione è sulla bocca di tutti ma nella testa di nessuno.”
Sicuramente un valore molto apprezzato da Couthon viene ignorato ed è la terza parola del motto della rivoluzione francese “Liberté, Egalité, Fraternité”, fraternità essenziale per una persona paralitica come lui, come testimonia Franco Piro (Festa della sfortuna – Rizzoli) non era in grado di fare un passo senza gli altri, e soprattutto senza il suo amico libraio Ribeyroux che spesso lo trasportava sulle spalle.
Oggi qualche esempio è più evidente basta confrontarsi con i numeri dei professionisti che in alcune realtà sanitarie sono molto sottodimensionati, basta dare una rapida occhiata agli obiettivi che sembrano il normale, abituale, esercizio del copia/incolla.
Basta poco per rendersi conto che l’attenzione a guidare verso l’autonomia la persona con disabilità è mascherata da piccoli, ripetuti, costanti, sicuri, facilitanti, instancabili,
superficiali, dozzinali interventi senza invito ad acquisire consapevolezza per superare i vincoli della malattia.