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Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Burattino”

Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Burattino”

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di Filippo Cavallaro

Nei giorni senza librerie, chiuse per i provvedimenti di emergenza, non si poteva stare senza libri. Sembrava mancare il respiro che viene fuori dal fruscio delle pagine, mancare il richiamo alla libertà della conoscenza che porta alla scoperta di mille mondi diversi, di avventure magnifiche, di idee innovative.Mi viene alla mente, vagando per casa, una lezione.Obbligato al distanziamento, rammento una lezione che seguii durante un corso residenziale circa dieci anni fa in Veneto. In quella occasione il prof. Carlo Perfetti ci invitava anche ad uno studio di storia della medicina. Una sorta di archeologia della ricerca scientifica, attraverso le vicende raccontate da Carlo Lorenzini – Collodi nelle Avventure di Pinocchio. Avevo letto a nove anni il libro, poi lo avevo riletto nel 1972 a seguito del bellissimo film di Luigi Comencini, con il grande Nino Manfredi nella interpretazione di Mastro Geppetto, nuovamente lo presi in mano, come sto facendo oggi.Perfetti ci guidava a leggere tra le righe della storia. Di ragionarci come se fosse un testo cifrato di neurologia di fine ottocento, considerando l’autore come colui che volesse prendere posizione sulle basi che si stavano mettendo a fondamento della neurofisiologia grazie alle intuizioni di Franz Joseph Gall, e, sulle idee che le nuove scoperte di Gustav Theodor Fritsch e Julius Eduard Hitzig stimolavano.Nel capitolo in cui il ciuchino Pinocchio è presentato dal direttore ai “rispettabili auditori” del Circo egli così motiva la straordinaria abilità coreutica: … “seguendo il sistema di Galles, trovai nel suo cranio una piccola cartagine ossea che la stessa Facoltà Medicea di Parigi riconobbe essere quello il bulbo rigeneratore dei capelli e della danza pirrica.”… Il riferimento, non molto mascherato, agli studi di Gall, il quale già dalla fine del settecento sosteneva che il cervello potesse essere suddiviso in regioni con facoltà specifiche ad esse collegate. Si trattava dei primi studi sul sistema nervoso, fondamentali per formulare i principi della teoria frenologica, secondo cui sarebbe stato possibile riconoscere le facoltà psichiche di ogni persona dall’osservazione delle protuberanze craniche, determinate a suo dire dallo sviluppo delle zone cerebrali sottostanti. Perfetti ci faceva notare anche altri aspetti riabilitativi in quella narrazione.Di fatto nella storia il famoso ciuchino Pinocchio, detto la stella della danza, riuscì a fare la riverenza, ad andare al passo, al trotto, al galoppo, ed, ancora più veloce, di gran carriera, riuscì a fingersi morto per un colpo di pistola a salve sparato dal direttore. Quando dovette affrontare il numero, ancora più spettacolare, del salto nel cerchio, più volte passò comodamente di sotto, alla fine spiccò il salto, ma le “gambe” gli rimasero impigliate per cui ricadde in terra dall’altra parte tutto in un fascio.La gestione di un corpo nuovo, non conosciuto, aveva portato Pinocchio a commettere un errore nell’esecuzione del salto nel cerchio. La gestione di un corpo nuovo, perché segnato da una malattia, non conosciuto, può portare il paziente, persona disabile, a commettere errori nella costruzione, nella coordinazione, o nell’esecuzione del gesto. La correttezza dell’azione richiede conoscenza delle strutture e della loro organizzazione per esprimere un atto motorio volontario.Il ciuchino a seguito della caduta restò zoppo, e per lui il Circo non era più un posto accogliente. Come gli uomini anche per gli animali la riabilitazione era ancora di là da venire, il suo futuro fù di essere venduto. Per le persone ancora poco si faceva a fine ottocento, gli zoppi e i monchi cercavano comunque di sopravvivere tra stenti e difficoltà. Per gli animali il futuro era il macello, da un somaro, se scuoiato, la pelle avrebbe potuto diventare un tamburo. La storia di Pinocchio si avvia alla conclusione narra del Pesce-cane, dell’incontro con Geppetto e dell’impegno per far curare la Fatina ricoverata in ospedale. Si sveglia bambino e dice “con grandissima compiacenza: com’ero buffo, quand’ero un burattino!”