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Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Colibrì”

Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Colibrì”

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di Filippo Cavallaro

Il soprannome che viene dato da bambini in famiglia o tra gli amici resta poi legato a quella persona per tutta la vita in modo affettuoso.
Nel romanzo “il colibrì” scritto da Sandro Veronesi nel 2019 per La nave di Teseo, il protagonista, Marco Carrera, medico, detto il colibrì per via del lentissimo sviluppo fisico nell’infanzia, attraverso commenti e citazioni della corrispondenza epistolare, narra gli eventi e le disgrazie che colpiscono la sua famiglia. Tra queste la relazione platonica con Luisa, la bambina figlia dei vicini di casa, che in tre lettere ricorda quanto quel soprannome lo abbia caratterizzato nella personalità e nel comportamento per tutta la vita.
In una cita il verbo greco “emméno” (ἐμμένω), che, significando rimango saldo, molto si avvicina all’essere colibrì, non perché si è piccoli, ma perché si mette tutta la propria energia per restare fermo. In un’altra riferisce che, per gli Aztechi, i guerrieri morti in battaglia per quattro anni aiutavano il sole a combattere le tenebre trasformandosi dopo in farfalla o colibrì. Nella terza fa sua una poesia sul colibrì di Raymond Carver.
In questi giorni mentre leggevo questo romanzo ho incontrato Michele, ricoverato per un problema di natura traumatica del tratto cervicale del rachide che poco ha interessato la porzione alta del midollo spinale. Deve tenere il collare per tenere in protezione l’area traumatizzata che mostra una infrazione ossea.
Michele fa una fatica incredibile per mantenere l’equilibrio, costretto a continui adattamenti volontari della base d’appoggio e del baricentro. Questo dettato dalla difficoltà di acquisizione di informazioni precise ascendenti, dettate dalla lieve sofferenza midollare, che è zona di passaggio delle informazioni somatosensoriali, ed accentuata dalla necessità di tenere un collare per proteggere il rachide cervicale, che non aiuta l’orientamento del capo utile al fine dell’equilibrio, orientando i canali vestibolari.
Lo vediamo camminare molto lentamente con la preoccupazione, espressa dalla mimica facciale, di non sapere dove mette i piedi.
Nel romanzo è illuminante il ruolo della nipote del protagonista, una bimba meticcia Miraijin. Questa mostra valide qualità di leadership con i suoi coetanei e di influencer sui social media. Arriva a promuove un movimento politico culturale che lotta per la affermazione delle “Verità” , che considera valori umani solidaristici consolidati, contro le “Libertà”, disvalori egoistici, giustificati come libertà di scelta individuale.
Se questi concetti li trasferisco alla mia quotidianità di fisioterapista ed a Michele con i suoi problemi credo che dovrei indicare la Libertà come elenco dei vincoli che la malattia e le cure che tutto il team sanitario purtroppo causano … per la fisioterapia il collare, ma anche la Verità ha un ruolo perché il vedersi seguito e curato da tanti professionisti aiuta nel processo di cura e si accetta anche il disagio transitorio del collare. Così il collare ha un doppio ruolo essere una protezione anche se procura un’esaltazione del disagio.