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di Filippo Cavallaro
Recentemente li ho incontrati al teatro per uno spettacolo ambientato durante il risorgimento. Li ricordo sempre insieme, Lei con una cronicità di SM che non le impedisce di essere attiva e partecipe alla vita sociale, Lui sempre accanto a darle sostegno, assistenza, consiglio, conforto. Sempre insieme. Arturo e Marisa sempre in prima fila nelle iniziative solidali di ogni tipo, attivi in città e non solo.
Me li ha ricordati la lettura estiva del testo di Nadia Terranova – Come una storia d’amore – Giulio Perrone Editore.
In questa il racconto intitolato Via della Devozione descrive la quotidianità di abitanti e frequentatori di tale via.
C’è il mercato e ci sono gli avventori, ci sono le palazzine e gli abitanti, ognuno ed ogni cosa ha un momento da protagonista. In poche pagine sono descritti tanti tipi di persone ognuno con le proprie caratteristiche che li rendono unici, tutti diversi.
Dalla mia lettura emergono tre figure: Andrea, Teresa e Raffaele.
Sono proprio Raffaele e Teresa ad avermi fatto ricordare Arturo e Marisa.
Nel racconto Teresa porta ancora la difficoltà nel movimento per un recente ictus cerebri. L’incipit la definisce, è virgolettato perché è Raffaele che dice <>.
Sono al mercato e lei ha l’abitudine di assaggiare la frutta prima di sceglierla. Così sceglie la migliore e Raffaele è pronto a comprare. Ad osservare la scena quotidianamente c’è Andrea che approfitta del giudizio espresso da Teresa per fare il suo acquisto.
Ho accennato a Teresa ed alle sue difficoltà motorie a cui si aggiungono disturbi nel linguaggio, come spesso per danni sull’emisfero dominante. Raffaele, suo marito, è in pensione e l’impegno della spesa lo rende protagonista, come l’andare in farmacia o dal ferramenta, visto che il resto della giornata si passa in casa con qualche telefonata con i figli e solo poche parole scambiate con Teresa.
Andrea ha una storia difficile, il fruttarolo non la serve mai, al massimo gli porge una busta in modo che possa prendere la frutta per sé, da sé. Questo perché Andrea si è sottoposta ad un intervento per diventare donna, ha seguito la sua inclinazione o forse la sua voce che da sempre, lo dicevano a sua madre, come una musica, gentile o sensuale, come una carezza, la caratterizza.
Nel racconto l’autrice si espone, dichiara che se fosse il perfetto narratore non scriverebbe (scrive, dice solo che non scriverebbe), che in pieno giorno Andrea, la trans, viene uccisa da un suo cliente con una coltellata, lo stesso con un altro colpo ferisce una donna africana che cercava di darle soccorso, una scena a cui assiste dalla finestra Teresa.
La scrittrice vorrebbe narrare una storia diversa. La storia è di diversi e, seppur legato alla tragedia, è esaltante il finale. Teresa anche a causa del rischio che si corre per strada non esce più di casa, dell’omicidio di Andrea ormai non si parla più, Raffaele passa sempre più tempo a guardare la televisione.
Un giorno proprio in tv compare la faccia di Andrea, la notizia è che non è stato rintracciato alcun parente e nessuno vuole pagare il funerale.
Guardano la televisione, senza dire niente, si attivano.
“Nessuno dei due ha bisogno di dire all’altro di muoversi, che bisogna far presto prima che chiuda la banca.”
Chissà se prima della fine dell’estate avrò modo di incontrare Arturo e Marisa, so che ci leggono, mi piacerebbe incontrarli alle Quattro strade degustando la mitica Pagnotta alla Disgraziata.