Views: 220
di Filippo Cavallaro
Un messaggio di Rosso mi chiede se possiamo sentirci. Lo chiamo. È in pensiero per il figlio che da qualche giorno ha un dolore alla coscia destra. Penso al piccolo Salvino che è il più piccolo tra i figli degli amici con i quali andiamo insieme a mare in estate. Ci incontriamo l’indomani, non pensavo di trovare un omone di vent’anni, ma è giusto visto che tutti, gli altri ex piccoli del mare, sono ormai laureati. Salvino mi dice che circa dieci giorni prima durante un allenamento in salita ha sentito un dolore all’interno della coscia, ma ha continuato l’allenamento senza preoccuparsi. Tornato a casa aveva dolore e questo gli dava fastidio nel cammino. Lo dice in famiglia e subito la preoccupazione si amplifica. Immediatamente si approfitta di antidolorifici ed antinfiammatori che valorizzano le case di tutti. Purtroppo il dolore nel cammino tornava sempre, finito il transitorio effetto dei farmaci di casa, per questo mi chiedevano come aiutare Salvino. La mia valutazione esaminando le strutture muscolare al tatto mi fa riconoscere delle rigidità muscolari nel terzo prossimale dell’adduttore lungo della coscia destra, con un dolore che aumenta al test dell’adduzione contro resistenza. Un uso esagerato lo avrà irritato, ed ora il dolore e la rigidità si sono irradiati per tutta la coscia. Il primo impegno dopo la valutazione è di ridurre il dolore con un massaggio molto superficiale più drenante che rilassante, seguito da manipolazioni rilassanti. La corsa induce ad un gesto atletico con gli arti inferiori in adduzione e proprio quello stress della corsa in salita li avrà infiammati. Propongo manovre di sfioramento e frizione come tecniche del massaggio, e delle manovre di stiramento parziale del muscolo, incidendo solo su una porzione, una compartimentazione muscolare. Chiedo a Salvino di dirmi sempre se gli procuro dolore, anche minimo, io con le mie manipolazioni cerco di essere delicatissimo e di farmi guidare dal muscolo nell’incrementare il mio intervento. Continuo con dei movimenti lenti senza portare le strutture al massimo delle escursioni. Consiglio il riposo e di considerare che l’attività svolta potrebbe essere anche lei irritante per cui lo invito, tornato a casa, a mettere il ghiaccio per pochi minuti. Torna il giorno dopo è sempre zoppicante, ma alla valutazione muscolare si manifesta più trattabile. Gli propongo oltre agli interventi del giorno prima degli esercizi di stretching. Il consiglio è sempre di raffreddare le strutture che sono state impegnate nel trattamento. Gli consiglio di stare in riposo e di fare solo qualche passeggiata.Sebastiano Pietrafitta medico, originario di Mandanici, a fine 1500, che rivendicava con forza la maggiore dignità e responsabilità della professione medica nei confronti dei curatori empirici, descrivendo l’organizzazione sanitaria dell’epoca. Sosteneva la validità dei bagni freddi e dei benefici degli impacchi freddi su problematiche di traumatologia e contro la febbre che all’epoca era il vero grave rischio per le persone ammalate. Il suo saggio “De Medici podestate” stampato a Messina “apud haeredes Fausti Bufalini” nel 1592, è stato utile per ricostruire la cartella fisioterapica di Miguel Cervantes che nel novembre 1571 venne ricoverato in ospedale a Messina, dopo la battaglia di Lepanto. Cervantes durante il mese di navigazione che seguì la battaglia, prima del ricovero in ospedale a Messina fece sicuramente uso della terapia del freddo, per la febbre innanzitutto e poi per i traumi che subì al torace ed all’avambraccio sinistro. Il volume è tra le preziose cinquecentine della Biblioteca regionale Giacomo Longo che meritano di essere studiate per comprendere meglio il valore della scuola medica messinese.Salvino ieri l’ho intravisto nel mezzo della folla dello shopping natalizio, con passo sicuro e pacchi d’ordinanza.