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Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Maggio dei libri”

Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Maggio dei libri”

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di Filippo Cavallaro

Negli anni della Libreria Dedalus, ogni mese di maggio c’era un programma di incontri su classici della letteratura e con autori che presentavano i propri libri.

Ricordo l’occasione della presentazione del romanzo di fantascienza “Viaggio allucinante”, di Isaac Asimov, pubblicato nel 1966.

Il protagonista del romanzo, che oggi ai sensi del corretto linguaggio, sarebbe la persona ammalata, o il soggetto con necessità di cura, un personaggio importante, viaggiava sotto protezione, scortato, quando un attentato gli procura un trauma, che stacca un embolo occludendo un’arteria cerebrale.

Anche se la neurochirurgia moderna aveva già compiuto cento anni, allora mancava quella diagnostica per immagini che oggi riteniamo essenziale, non c’erano né TAC né RMN. Gli interventi esponevano le strutture cerebrali a demolizioni e cicatrici.

Nel film … il romanzo è la trasposizione letteraria dell’omonimo film di Richard Fleischer, uscito, dopo alcuni mesi, nello stesso anno.

Nel film la fantascienza permette di ipotizzare un intervento chirurgico attraverso la miniaturizzazione di uomini e mezzi. Sia gli uni che gli altri verranno introdotti nel corpo ed attraverso la fitta rete di arterie, vene e capillari, “100.000 miglia di vasi sanguigni” (viene così definito nel romanzo), arriveranno all’embolo che occlude l’arteria cerebrale e lo demoliranno.

L’unica dimensione che viene mantenuta reale è il corpo ammalato, con la sua anatomia e la fisiopatologia. Resta di normali dimensioni la sala operatoria e la convulsiva attività del personale sanitario.

Proteus, il sommergibile miniaturizzato con il suo carico di esperti e di tecnologie, entra in azione.

Quando arrivano a livello capillare il sommergibile occupa metà del volume del canale vascolare, e nel restante spazio passano in continuazione, urtandosi, globuli rossi e piastrine, c’erano nel flusso anche tante altre piccole formazioni. Gli operatori, poi, corsero un alto rischio, avevano avuto la necessità di uscire dal sommergibile per farsi strada nel plasma, quando il loro scafandro cominciò ad essere avvicinato e poi via via avvolto da particelle, i minuscoli anticorpi che cercavano di saggiare la pericolosità della loro presenza.

Come dicevo il romanzo venne scritto partendo dalla sceneggiatura cinematografica di Harry Kleiner, che era basata sulla storia omonima di Otto Klement e Jerome Bixby, che ne avevano venduto i diritti alla 20th Century Fox. Inizialmente Asimov rifiutò di scrivere il testo perché non voleva passare per ciarlatano essendo la miniaturizzazione impossibile dal punto di vista scientifico. Alla fine, tuttavia, si fece convincere dalla Bantam Books.

Raggiunto l’embolo, il chirurgo, grazie ad un fucile laser, lo puntò e lo sbriciolò. Mancavano solo tre minuti alla deminiaturizzazione, per cui bisogna sbrigarsi ad uscire dal corpo. Non si può tornare indietro lungo la strada di ingresso e si troverà una valida lacrimevole alternativa.

Il soggetto, l’ammalato, la vittima dell’attentato si risveglia e consapevole del trauma subito e dell’impegno cerebrale legato al suo lavoro dichiara con disinvoltura: “Tutta quella matematica ci rende il cranio duro come un sasso”.

Oggi nelle Stroke Unit non c’è necessità di miniaturizzare gli specialisti, la gestione è segnata da un quadrato blu o rosso posto alla testiera del letto. Questo indica se la trombolisi è stata intravenosa o intrarteriosa. La rapidità di intervento e la perizia nella mira continua ad essere necessaria come nel romanzo.

I pazienti debbono essere selezionati in fretta ed assistiti grazie ad una neuroradiologia dedicata.

La malattia con la sua tempistica di affermazione e di strutturazione dei danni ed esiti invalidanti può così essere affrontata. Le Linee Guida ISO – SPREAD guidano i professionisti, e li invitano a potenziare l’attività di ricerca in questo ambito clinico, che era fantascientifico alcune decine di anni fa.

Ricordo il viaggio in treno da Roma con il professor Cesare Fieschi, il 15 febbraio 2012, per raggiungere Firenze, dove si teneva un convegno sullo stroke che vedeva insieme nell’organizzazione le nostre rispettive società scientifiche. Lo avevo conosciuto anni prima ad un convegno di riabilitazione neurocognitiva organizzato dal prof. Carlo Perfetti a Villa Erba, quando lavorava ancora negli Stati Uniti. Era tornato in Italia, professore emerito alla Sapienza. Ci confrontammo su tante cose e mi augurò di avere la soddisfazione con il tempo e lo sviluppo tecnologico di poter apprezzare le modificazioni di connessione o attivazione delle memorie cerebrali grazie ad uno “specchio speciale” usato da ogni fisioterapista accanto alla persona che sta guidando nel percorso di recupero funzionale.

Fantascienza …