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di Filippo Cavallaro
L’elettricità applicata in Fisioterapia interessò in passato un personaggio della letteratura popolare per ragazzi: Giannino Stoppani detto “Gian Burrasca”.
Nel suo diario, il noto “Giornalino” scritto ed illustrato da Vamba, pseudonimo di Luigi Bertelli, ogni sera, Giannino, annota le sue avventure, le sue fughe, e tutti i disastri che, con grande rischio, si risolvono in commedia e con una punizione per lui.
Nella giornata del 24 dicembre viene a sapere, con grande felicità, che dovrà andare a Roma a praticare presso uno specialista “la cura elettrica e il massaggio” al fine di recuperare la limitazione motoria derivata da un violento trauma stradale al braccio.
Giorni prima con la complicità del compagno di scuola Cecchino Bellucci, si erano appropriati dell’auto di quella famiglia, approfittando dell’assenza dello “scioffèr”. L’auto messa in moto da Cecchino acquistò velocità, ed usciti dal perimetro urbano, in campagna, andò fuori strada, contro una casa e loro vennero scagliati fuori. Si svegliarono in ospedale dove a lui avevano solo ingessato il braccio sinistro ed al compagno la gamba destra.
Così, pensando al fatto che dovrà andare a fare le cure, annota le sue impressioni: “Andare a Roma è un mio antico sogno, e non mi par vero di vedere il Re, il Papa, gli Svizzeri e tutti i monumenti antichi che ci sono. Quello poi che mi solletica più di tutto è l’idea di far la cura elettrica, solamente a pensarci mi par di sentirmi dentro il corpo una batteria di pile e non posso star fermo.”
Quando poi il 28 dicembre, dopo la visita, cominciò a fare “la cura elettrica”, come un qualunque bambino impertinente, non riusciva a trattenere le risate per lo strano formicolio che gli prendeva il braccio sinistro, come un solletico.
Frequentando l’ambulatorio, o come lo definisce Vamba “gabinetto di consultazione”, si incontrano gli altri clienti/pazienti e capita di confrontarsi sulle patologie, sui miglioramenti, ma anche sul valore delle terapie e dei professionisti.
È proprio così che Giannino conosce un signore che fa “bagni di luce”, la coeva fototerapia che procurò anche un Nobel nel 1903 al danese Niels Ryberg Finsen.
Il ragazzo viene però preso in giro da questo signore ed il 3 gennaio, pochi giorni dopo, mentre questi è immerso nel bagno di luce, chiuso con la testa fuori da una grande cassa con moltissime lampadine elettriche di colore rosso, non ne può più.
Ha portato con sé una cipolla ed appena lui lo canzona gli si avventa addosso e montato sulla cassa gliela strofina forte sulla faccia.
Dal Giornalino si scopre che la marachella al ragazzo procurò un castigo. Mentre al dottore procura e procurerà nuovi guadagni … In quanto dopo aver cacciato il ragazzo ed informato i familiari, lo specialista romano si vanterà di praticare una nuova cura, da lui battezzata “bagno di luce con massaggio faciale di allium cepa.”
La società capitalistica ha interessi che non sempre corrispondono al miglioramento generale, a modelli di civiltà, prende derive legate ad interessi specifici.
Nell’esperienza descritta nel “Giornalino di Gian Burrasca” il mondo della scienza e della medicina più che curare si preoccupa di far soldi anche turlupinando le persone.
Nelle settimane successive Giannino comincia ad essere più buono anche se sempre vivace e fa compagnia al sig. Venanzio, un vecchio paralitico, ricevendo poi da questo una eredità. Pensa che sia giusto fare beneficenza scoprendo che due ciechi ed uno zoppo, sulla piazza a chiedere l’elemosina, ricevuto ognuno 5 lire, poco più di 20 euro odierni, sono immediatamente riabilitati nella vista e nella motricità.
Mi chiedo quanto oggi un bimbo come Giannino potrebbe avere la libertà di essere considerato vivace, e non solo …