Views: 233
di Filippo Cavallaro
Ricorderete Jaia, 35 kg, e la citazione dei libri di filosofia politica accanto al salottino. Pochi scaffali verso la vetrina ed ecco qualche volume di ambito tecnologico, informatico. Ambiti in cui l’ermeneutica cambia semantica, cambia linguaggio, cambia codice. In questi testi si impara a programmare, si impara a progettare applicazioni informatiche, si impara a mettere in sicurezza dispositivi, memorie, dati. Si può scegliere cosa sarà di pubblico dominio, cosa abilitare a pochi, cosa rendere inaccessibile. Si usano algoritmi, si usano ambienti condivisi, si usano password.
Quest’ultima è la parola che ho dovuto spiegare ieri ai familiari di Jaia, contenta per gli obiettivi che si stanno raggiungendo dal punto di vista motorio, dubbiosa e perplessa per le modalità di interazione terapista paziente. Le ho detto che oggi è facile capire che se voglio utilizzare il telefonino o il tablet di un altro debbo conoscere le password di accesso e le applicazioni istallate. La stessa cosa è con le persone, tutte le persone, anche se non tutte hanno lo stesso livello di apertura o disponibilità, per cui per lavorare con Jaia bisogna che si conoscano le password giuste e le potenzialità.
Senza la competenza che mi permette di acquisire fiducia dalle persone e la loro disponibilità a prestare attenzione per essere guidate nel recupero il mio lavoro può essere solo una igiene articolare, e solo una elasticizzazione muscolare, solo una mobilizzazione che poco differenzia l’oggetto con la macchina. Altro limite che mi mette a disagio è quando il livello si ferma all’empatia con la persona con disabilità.
Penso a quanto ci divertimmo io e Gigi, complici, quando una sera aspettando sua mamma decidemmo di nasconderci superando la spasticità e tutte le rigidità conseguenti e ci rannicchiammo vicini vicini sotto al tavolo dopo aver spento la luce e tolto i cappotti in modo da far credere che fossimo andati via.
… intanto ho trovato un altro sbarramento. Bisogna trovare una nuova password per andare al livello successivo con Jaia. Restiamo sempre sulle attività motorie di base … di minima … per un corpo che non deve affrontare sviluppo o resistenza. Un corpo che non può andare oltre il livello degli spazi peripersonali o di ambiente domestico e non ha le risorse per riuscire a governare gli spazi d’azione all’esterno, all’aperto lì dove la coordinazione motoria deve misurarsi con la stima delle proprie forze, con la capacità di essere orientata conoscendo gli spazi, e con il confronto sociale incontrando gli altri.
… intanto mancano le risorse energetiche, bisogna trovare la password. Bisogna trovarla per dare l’opportunità di assumere nutrimento, sostanze, aumentare la “ciccia” per vivere.