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di Filippo Cavallaro
Con altri occhi, un “memoire”, come lo definisce alla francese mio figlio, è Il libro di Maria Stella Barone sulla sua esperienza di mamma di un bambino speciale. In libreria ho avuto l’onore di moderare la presentazione con l’autrice, brillante e combattiva.
Il volume contiene tre componimenti poetici, poesie che rappresentano i momenti di svolta nella vicenda della madre Maria Stella. Momenti nei quali si apprezza il valore forte, temprante della fede, e contemporaneamente si acquisisce consapevolezza dei limiti dell’uomo.
Un uomo limitato non dalla disabilità, bensì limitato da abitudini che lo allontanano, addirittura, dalla sua umanità.
Come madre si rivela il dolore e la sofferenza che le hanno procurato tanti professionisti sanitari, incapaci di assisterla nel comunicare le condizioni di salute del figlio. Rivela il disagio vissuto nel verificare l’incoerenza e il rifiuto di religiosi e comunità nell’accogliere il messaggio che come famiglia speciale vorrebbe trasmettere. Rivela la rabbia verso gli operatori sociali che non aiutano, con percorsi personalizzati, alla formazione ed alla socializzazione il figlio. Il piccolo Emy, che ha un cromosoma in più, è sempre sorridente e cerca continuamente di socializzare. Personalmente, giorni fa, l’ho visto sulla spiaggia proporsi per fare il raccattapalle per un gruppo di ragazzi, appena incontrati, che giocavano tra loro a pallone.
Si propone il figlio.
Si propone la madre.
Si propone tutta questa famiglia speciale.
Bisogna che gli altri … noi(!) accogliamo, ascoltiamo, collaboriamo.
Ho augurato a Maria Stella, in chiusura di quella giornata, ciò di cui si è sentito nelle cronache: di figli sani nati da genitori Down. Viva la futura nonna del figlio di Emy.