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di Filippo Cavallaro
Comincia con il dono dei giocattoli a due bimbi, al maschietto sono stati regalati dei soldatini, alla femminuccia sono state regalate delle figurine di carta tra cui una ballerina. Tra i soldatini uno è senza una gamba per un difetto di fusione. È il soldatino di stagno (Den standhaftige tinsoldat) la fiaba, scritta nel 1838 da Hans Christian Andersen.
Ogni notte, quando tutti sono addormentati, magicamente, tutti i giocattoli prendono vita. Il soldatino con solo una gamba, ammirandone la grazia, si innamora della ballerina di carta, ricambiato. L’invidia, la cattiveria, fa lanciare una maledizione sulla coppia condannandola a non essere mai felice. Cominciano una serie di eventi drammatici che coinvolgono iI soldatino, il quale per tutto il tempo, resta coraggiosamente sull’attenti, col chepì dritto in testa. Infine finisce nel fuoco, e inizia a sciogliersi. Nella stanza dei bambini, però, viveva una buona fata. Impietosita dalla sventura del soldatino, la fata ordina che il soldatino sia per sempre felice. Ed ecco allora un colpo delicato di vento, che fa volare nel fuoco anche la ballerina per farla congiungere al suo innamorato. Il giorno successivo, dei due non rimane che un cuoricino di stagno e un lustrino annerito dal fuoco. Era ciò che rimaneva di un grande amore.
Eva Montanari con il suo Soldatino e ballerina, nel 2017, per Kite edizioni, conosciuto grazie ad Elena di ricciolina_e_la_luna, reinterpreta la poesia d’amore tra i due protagonisti della fiaba dello scrittore danese, e propone un incipit su un prato erboso e due voci sognanti, due cuori che si rincorrono raccontando l’uno all’altro quel destino che li ha fatti incontrare, mentre vicini vicini si guardano sdraiati sull’erba.
Soldatino, in quell’occasione, sorpreso, scopre che ballerina ha due gambe, quella nascosta dall’abito di scena nella posa di danza, viene poggiata a terra.
Lei: “Cos’hai pensato?”
Lui: “Che per me non avevi qualcosa in meno, ma qualcosa in più! Eri perfetta per me.”
Oggi … il “soldatino”, delle Fiamme gialle, è Ambra, oro nei 100 metri femminili T63 a Tokio 2020.
Ambra Sabatini aveva già dichiarato che quella medaglia era un obiettivo da conquistare ad ogni costo. “Desideravo troppo la medaglia, rappresenta il riscatto di questi due anni dall’incidente e finalmente mi sento completa” aveva detto dopo il traguardo. Poi ha narrato un episodio accaduto qualche giorno prima della gara, quando aveva dovuto togliere la protesi del cammino, utilizzando le stampelle, proprio come nel 2019 subito dopo l’amputazione. Dice: “… Ho notato parecchi sguardi di pietà solo perché ero una ragazza senza una gamba e in stampelle … In quegli attimi mi era sembrato di essere tornata indietro.” Non dimentica i momenti difficilissimi trascorsi in due anni comunque a tutti coloro che non pensano di farcela dice “… di avvicinarsi allo sport paralimpico dove il significato di fare sport raggiunge livelli impensabili: alle Olimpiadi si creano eroi. Alle Paralimpiadi arrivano gli eroi.”