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di Filippo Cavallaro
Ho parlato di Spartaco ad un bimbo poco collaborante per interessarlo e renderlo partecipe agli esercizi che intendevo proporgli per migliorare la sua performance respiratoria. Sembrava distratto e lontano ma appena l’avventura storica è entrata nel culmine dello scontro ed il protagonista mostrava tutto il suo coraggio e la sua forza lui ha detto alzando il braccio teso: “Io Spartaco!”.
Il mio ricordo era un po’ sfocato, ed impreciso, ma la descrizione della rivolta contro Roma dei servi, schiavi, guidata da Euno, schiavo siriaco in Sicilia, e da Spartaco in appennino, lo appassionò e si riconobbe nel loro ultimo condottiero.
Ho quindi cercato tra i miei libri e solo qualche citazione nell’atlante storico mi ha dato conferma di uomini e fatti. Non contento ho cercato sul web ed ho trovato un romanzo storico scritto da Giovanni Brizzi, per Il Mulino, nel 2017, dal titolo “Ribelli contro Roma. Gli schiavi, Spartaco, l’altra Italia”. Ma ancora più sorprendente ho trovato una riedizione digitale, a cura di Bruno Osimo, del primo romanzo, su di lui, pubblicato a puntate sul giornale Fanfulla tra il 1873 ed il 1874, scritto da Raffaello Giovagnoli, dal titolo “Spartaco: la rivolta degli schiavi”.
Il primo è un testo che fa emergere gli aspetti economici e sociali che fanno da contesto ai fatti e che, malgrado la sconfitta dei ribelli, portò Roma a cedere alle richieste delle popolazioni italiche che fino a quel momento erano state considerate straniere e quindi da sottomettere. Il secondo volendo dare un tributo all’eroismo garibaldino, dall’autore vissuto sul campo, mette in risalto, in primis, la sofferenza degli schiavi, la brutalità e la violenza con cui venivano trattati, le condizioni disumane di vita a cui erano costrette, e poi il ruolo dello schiavo trace, già militare e gladiatore, che si pone a capo della ribellione, organizzando un proprio esercito e conquistando tutto il meridione d’Italia prima di essere sconfitto in Calabria nella zona tra le Serre e l’Aspromonte.
Il bimbo l’ho incontrato in terapia intensiva (TI) il mese scorso ed il mio racconto di una rivoluzione guidata da Spartaco derivava dal coraggio e dalla competenza che lui aveva dimostrato fino a quel momento. Nella serata precedente la Festa del lavoro il bambino sta male, e malgrado tutta l’attenzione e le cure della famiglia, si rende conto che è meglio andare in ospedale, luogo dove già è stato altre volte ed è stato assistito. L’arrivo al Pronto Soccorso fa sì che venga ricoverato in Rianimazione, vista la broncopolmonite accertata e la continua necessità di ventilazione non invasiva (NIV), associata alla nutrizione attraverso Gastrostomia Endoscopica Percutanea (PEG). La madre o altri familiari care giver vengono allontanati e non possono accedere alla TI, anche se viene mantenuto un contatto attraverso collegamenti video telefonici.
Il bimbo è triste per l’assenza del conforto materno ma conosce le TI, conosce le macchine di assistenza respiratoria, tipo NIV, bronco aspiratori e macchina della tosse, e sa indicare come possono essere utili a lui. Purtroppo dopo due giorni in cui la situazione non migliora, e non peggiora, si ipotizza una tracheotomia per meglio disostruire i polmoni dai muchi. La famiglia non accetta, ne chiede il trasferimento presso la struttura che ha in cura il bimbo, e che conoscendone limiti e potenzialità sin dalla nascita potrà decidere meglio su una scelta così radicale.
Tornando ai libri su Spartaco è interessante che già nel 1880 il romanzo di Giovagnoli venne tradotto in russo e venduto in tutti i paesi dell’Europa dell’est dove la lingua russa è comunemente nota se non addirittura lingua ufficiale. Da allora viene periodicamente ristampato ed ogni anno attualmente viene fatta una tiratura di 250.000 copie del testo cartaceo. Raffaello Giovagnoli, ignorato in Italia, è famosissimo a Mosca ed in tutta la Russia, e Spartaco dà il suo nome alla squadra di calcio moscovita, lo Spartak, così come hanno questo nome associazioni ed iniziative di ogni tipo.
Il bimbo incontra il primo fisioterapista dopo l’episodio di broncopolmonite, quando vede me, ed è bastato solo fargli scoprire che attraverso delle manovre, costruite su misura per lui, di bag sqeezing per aumentare i volumi respiratori di aria spostati, era più facile aspirarne i muchi. Questo associato ad una TI che sa far tesoro delle competenze delle Famiglie SMA, che sono un tutt’uno attorno al bimbo affetto dalla malattia, e che ancor più oggi sanno affrontarla cogliendo l’opportunità dei benefici che sta offrendo la terapia genica.
Spartaco ebbe modo di coinvolgere tanta gente per la rivolta di più di 2000 anni fa, anche il “piccolo spartaco” ha dato modo di mostrare la sua competenza strategica ed il coraggio nella grande difficoltà di una sovrapposizione di malattia, guidando prima la famiglia e poi i professionisti per personalizzare il proprio percorso terapeutico.
A me resta l’onore ed il piacere di averlo conosciuto, ed il dovere di raccontare la manovra costruita su misura per lui, in quanto per me primo bimbo SMA in terapia genica con sovrapposizione di broncopolmonite.
Il bimbo ha 31 mesi! Parla piano ma gesticola e gira la testa per rifiutarsi. Grande “piccolo spartaco”.