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Oltre 7 persone su 10 con diabete soffrono di malattie cardiovascolari e la metà non ne è consapevole: gli esperti a confronto sulle linee guida e sugli approcci da adottare

Oltre 7 persone su 10 con diabete soffrono di malattie cardiovascolari e la metà non ne è consapevole: gli esperti a confronto sulle linee guida e sugli approcci da adottare

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Dall’analisi dello scenario italiano, stimolato dalla Fondazione Italiana per il Cuore, emergono dati preoccupanti che hanno richiamato l’attenzione degli esperti. Obiettivo: raccogliere indicazioni sui percorsi terapeutici per una migliore gestione della persona che soffre di diabete e le sue complicanze cardiovascolari
Milano, 27 marzo 2023 – Quella della sindrome “cardio-metabolica” è la definizione che meglio esprime la situazione che coinvolge il 70% delle persone con diabete (2,5 milioni su un totale di 3,8 milioni) per i quali gli eventi cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte.
L’occasione per affrontare con gli esperti la situazione italiana e tracciare gli approcci più idonei, nasce dalla Fondazione Italiana per il Cuore per proseguire il percorso internazionale sulla prevenzione di questa combinazione di patologie, promossa dalla World Heart Federation (WHF)(1).
“E’ un privilegio e un onore che la Fondazione Italiana per il Cuore rappresenti l’Italia all’interno del network globale di cui la WHF è leader e coordinatore, formato da più di 200 fondazioni cardiache, società scientifiche e organizzazioni di pazienti in più di 100 paesi. Collaboriamo attivamente affinché la salute del cuore diventi una priorità – interviene Emanuela FOLCO, Presidente della Fondazione Italiana per il Cuore – per ridurre il carico globale di malattie cardiache e ictus che insieme mietono 18,6 milioni di vittime ogni anno. Uno dei focus è la sindrome cardio-metabolica nelle persone con diabete, di cui la metà non ne è purtroppo consapevole, e che è la causa di un preoccupante aumento di decessi del 70% negli ultimi 10 anni”.
“La Roadmap sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari nelle persone affette da diabete sviluppata dalla WHF in collaborazione con l’International Diabetes Federation – proseguono Fernando LANAS, WHF Roadmap Liaison Officer, WHF Science Committee member e Dan GAITA, rappresentante della World Heart Federation – è un documento di riferimento fondamentale per chiunque sia coinvolto nella gestione di queste patologie a partire dalla pianificazione, organizzazione, implementazione, monitoraggio e valutazione degli approcci. Delinea una visione di un percorso di cura ideale, i potenziali ostacoli lungo questo percorso e le soluzioni proposte, con esempi tratti dalla pratica”.

LA FOTOGRAFIA CHE PREOCCUPA: LA SCORECARD CON I DATI ITALIANI
Tra i dati raccolti nella Scorecard sulle malattie cardiovascolari in Italia(2), emerge che sono circa 3,8 milioni le persone con diabete (di tipo 1 e 2) di cui il 70% è in trattamento con farmaci antiipertensivi e il 60,8% è in trattamento ipolipemizzante. Preoccupa anche la situazione che coinvolge quasi la metà dei pazienti (49%) che non è a target pressorio nonostante il trattamento.
“A ulteriore dimostrazione dell’importanza del rapporto tra diabete e malattie cardiovascolari, c’è il dato allarmante(3) sulla percentuale che oscilla tra il 60% e l’80% delle persone con diabete che muoiono a causa di malattie cardiovascolari. Un ulteriore dato – interviene Paolo DI BARTOLO, Presidente Fondazione AMD (Associazione Medici Diabetologi) – è rappresentato dal 20,9% di pazienti con un elevato rischio cardiovascolare, seguito dal 15% che ha già avuto infarto, ictus o complicanze vascolari agli arti inferiori, numeri impressionanti che danno una chiara idea della rilevanza del problema. Su questi dati si inseriscono le informazioni sulla malattia renale che risulta in circa il 40% dei pazienti”.
“Uno screening cardiovascolare accurato nel paziente diabetico, assieme a una stima complessiva del rischio cardiovascolare – continua Massimo VOLPE, Presidente SIPREC e Università la Sapienza Roma – costituisce un’azione di fondamentale importanza per poter mettere in atto le misure terapeutiche individuali più appropriate”.